Serafino Rizzo è stato confermato alla guida della Cisl Medici Basilicata. Ad affiancarlo nella segreteria regionale saranno Aldo Di Fazio e Migla Russo. Si è concluso così il quinto congresso regionale della categoria che si è tenuto nei giorni scorsi a Potenza. Migrazione sanitaria, carenza di personale medico, riorganizzazione del sistema sanitario: questi i temi principali che hanno animato il dibattito congressuale. “La carenza di medici è oggi il tema principale”, ha detto nella sua relazione Rizzo sottolineando che “nei prossimi sette anni si stima che in Basilicata saranno in uscita 328 medici di medicina generale e ne entreranno solo 133 con un disavanzo in termini percentuali del 41%. Soprattutto all’indomani dell’esplosione dell’emergenza pandemica, ci saremmo aspettati una posizione netta di rivisitazione del sistema di ingresso alle facoltà di Medicina”. Per il segretario della Cisl Medici “è imperativo oggi rendere l’ingresso alle facoltà di Medicina più coerente con i fabbisogni, lo stesso vale per le scuole di specializzazione, sapendo che una qualunque manovra correttiva posta ora in tal senso avrebbe necessità di anni per dare qualche risultato”. Per questo “dobbiamo essere in grado di studiare nuovi modelli organizzativi che aiutino a gestire tale grave carenza e lo dobbiamo fare senza alcun tentennamento. La tecnologia, la sanità digitale, la telemedicina, l’utilizzo di piattaforme di nuova generazione che permettino applicazioni di intelligenza artificiale e machine learning, possono essere validi strumenti per gestire una tale realtà. Tra l’altro sono questi i principali elementi che il PNRR mira a rafforzare e a sviluppare per i prossimi anni”.
Secondo il segretario della Cisl Medici lucana “la tanto agognata innovazione in sanità necessita di una nuova filosofia, di un nuovo paradigma che sposti il baricentro dell’attenzione dai contenitori ai contenuti, dalle organizzazioni alle risorse umane disponibili. In questi anni la cultura del miglioramento di gestione, della razionalizzazione dei costi, della compatibilità finanziaria, ha di fatto tralasciato i soggetti professionali o, meglio, li ha considerati come controparte, come problema, come costo. Non credo sia normale che da almeno 50 anni si programmi l’assistenza ospedaliera usando il parametro del posto letto e non quello degli operatori”, ha osservato Rizzo mettendo in evidenza che “la pandemia ha dimostrato il legame stretto che c’è fra la salute e lo sviluppo socio-economico: senza salute non c’è sviluppo e non c’è economia che possa funzionare”.
Parlando del PNRR, Rizzo ha detto che “la cosa importante è il cambio di prospettiva della spesa in sanità, da spesa corrente ad investimenti. È del tutto evidente come un sistema sanitario sostenibile, resiliente, equo, non possa prescindere dalla necessità di ripensare i servizi e i processi, integrandoli tra loro, rendendoli efficaci ed efficienti, e misurandoli sulle esigenze della comunità”. Tuttavia, secondo il segretario della Cisl Medici, “le risorse stanziate per la sanità, sia nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia nel Fondo sanitario nazionale, rimangono pur sempre insufficienti per garantire un servizio sanitario che risponda in termini di efficacia ed efficienza alle esigenze di salute dei cittadini. 15,6 miliardi come finanziamento una tantum rappresentano il 10% della spesa annuale per il Servizio Sanitario Nazionale, che è pari a 151 miliardi di spesa corrente. In aggiunta, sono previsti 1,7 miliardi dal programma di assistenza per la coesione (React-Eu) e 2,9 dal fondo complementare istituito dal governo italiano. La somma totale è di 20,2 miliardi di euro. 20 miliardi – ha osservato Rizzo – sono meno di un terzo delle risorse chieste dal ministro all’indomani dell’insorgenza della pandemia, meno di quelle assegnate al piano casa e meno dei 37 miliardi di euro che, secondo i calcoli della Fondazione Gimbe, il sistema sanitario italiano si è visto tagliare negli ultimi dieci anni”.