PITESAI, Consiglieri regionali Gianni Perrino, Carmela Carlucci e Gianni Leggieri del Movimento 5 Stelle: “La Regione chiarisca sul mancato invio della documentazione richiesta dalla DGISSEG”. Di seguito la nota integrale.
Sono giorni alquanto strani quelli che stiamo vivendo. Se da un lato si inizia a vedere qualche barlume di normalità con l’alleggerirsi della pressione dovuta alla pandemia, dall’altro si inizia a fare i conti con le conseguenze che questi due anni hanno inevitabilmente comportato.
Milioni di cittadini sono costretti a fronteggiare un forte aumento del costo della vita senza veder alcun adeguamento della proprio salario. Dal governo centrale non arrivano segnali incoraggianti per i territori e anche per il tessuto imprenditoriale che ha deciso di scommettere sulla ripresa.
All’inizio di questa pandemia si iniziava a parlare di svolta green e crescita sostenibile, ma con lo spropositato aumento dei costi dell’energia di queste ultime settimane sembra che si voglia mettere in atto una clamorosa inversione ad U. Con le ultime novità previste con l’approvazione del PITESAI sembra che si voglia dare impulso allo sfruttamento intensivo dei giacimenti di gas presenti sull’intero territorio nazionale.
Tutto questo interessa molto da vicino la nostra regione che, come è ormai noto, è uno dei maggiori hub energetici del paese. Con l’adozione del piano si potrebbero sbloccare circa 50 permessi di ricerca già presentati, per una superficie di 12mila km2 tra Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Molise e Puglia.
Appare assai strano, però, il comportamento della nostra regione nel processo decisionale che ha accompagnato l’adozione del piano. Da quanto emerso nei vari atti amministrativi, la Regione Basilicata avrebbe omesso l’invio di una serie di documenti richiesti dai dipartimenti ministeriali. Questa documentazione riguarderebbe in particolare alcune integrazioni informative su aspetti molto importanti del nostro territorio, senz’altro meritevoli di tutela, come le aree designate per l’estrazione di acque destinate al consumo umano, subsidenza, e le aree di ricarica delle falde acquifere di grande estensione.
Forse, prima di subire passivamente l’onta di una nuova stagione di estrazioni selvagge, il governo regionale dovrebbe chiarire questo passaggio. Noi abbiamo depositato un’interrogazione in merito, ma ci proponiamo di proporre il tema anche nella prossima seduta di Consiglio Regionale straordinaria da noi sollecitata su caro bollette e sulle strategie per mitigarlo.
La Basilicata ha già dato troppo in campo energetico sobbarcandosi l’onere di fronteggiare a mani nude l’impatto delle attività estrattive. Crediamo che sia non più tollerabile continuare ostinatamente in questa direzione.