Un sacco di mangime da 25 chili ha registrato rincari che vanno dai 2,5 ai 5 euro; aumenti dal 30 al 50% anche per i trattamenti fitosanitari; il diserbo delle colture, operazione che protegge la crescita sana delle stesse, può costare dal 20 al 40% in più; un allevatore di suini ha un costo di produzione di 1,80 euro al kg, i mercati oggi stanno crollando e si porta a casa 1,40 euro/kg, ma è così per tutti gli altri settori zootecnici; per la produzione di latte ci troviamo ad un aumento di costi della produzione del 30-40% superiore a quelli degli anni passati. Sono solo alcuni degli esempi di costi di produzione alle stelle per l’agricoltura lucana. Soprattutto per serre, stalle e agriturismi, e ora il rischio è di compromettere semine e produzioni importanti, mettendo a repentaglio tutta la filiera agroalimentare. La fiammata dei beni energetici nelle ultime settimane, infatti -con quelli regolamentati che segnano una crescita record del 93,5% su base annua-, ha effetti diretti drammatici sulle imprese agricole.
A sottolinearlo è Cia-Agricoltori Potenza e Matera che dopo la riunione straordinaria degli Uffici di Presidenza ha deciso di intensificare la mobilitazione sui territori.
I prezzi dei beni alimentari sono aumentati del 3,8% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, con conseguenze immediate per i cittadini, trascinati però dagli aumenti enormi di acqua, elettricità e combustibili (+22,6%) e trasporti (+7,7%). Tutti rialzi che continuano a incidere fortemente sulla tenuta del settore agricolo e alimentare -sottolinea una nota della Cia – che necessita di molta energia per tutti i processi di produzione, trasformazione e conservazione dei prodotti. Senza contare che, in Italia, l’80% dei trasporti commerciali avviene su gomma, percentuale che però supera il 90% nel caso degli alimentari freschi. Per questo, ora più che mai, bisogna tenere alta l’attenzione lungo la catena del valore e della distribuzione, immaginando più risorse e misure strutturali contro il caro energia sui campi e lungo la filiera per scongiurare speculazioni sui prezzi al dettaglio che né le aziende né i consumatori possono accettare.
Ancora, prezzi dei grani alle stelle. E questo fa sorridere gli agricoltori. Costi di produzione in forte aumento. E questo fa sorridere molto meno. La continua ascesa delle quotazioni di grano duro e tenero – oltre 50 €/q per il primo, circa 28 €/q per il secondo -, è purtroppo accompagnata anche da un notevole incremento dei costi di produzione da sostenersi nella stagione 2022.
Per Cia Potenza e Matera occorrono più risorse e misure incisive, anche a contrasto dei rischi speculativi. Il Governo scongiuri inoltre i rincari al dettaglio che la filiera non potrebbe in alcun modo sopportare. Servono non solo sgravi per le utenze domestiche, ma vanno anche annullate da subito le aliquote relative agli oneri generali di sistema, applicate anche alle utenze non domestiche per altri usi, con potenza disponibile fino a 50 kW, e in sistema trifase.
Chiediamo sostegno alle forze politiche, sindacali e sociali per questa nostra battaglia, ma soprattutto chiediamo sostegno ai consumatori perché inevitabilmente gli agricoltori che sopravviveranno alla catastrofe saranno costretti a scaricare su di essi l’aumento dei costi di produzione. Sarà necessario tenere alta l’attenzione lungo la catena del valore e della distribuzione, agricoltori e loro associazioni, ma se risposte certe e tangibili non arriveranno nei prossimi giorni – conclude la nota – ci vedremo costretti a incrociare le braccia e fermare la produzione.