“Siamo tornati sulla figura di Manlio Rossi Doria (1905-1988) – nella rivisitazione di pagine di storia che riguardano il Mezzogiorno, le radici morali e civili di una cultura di progresso e di riforma, spesso la città’ di Melfi e comunque la Basilicata – dopo avere ricordato alcuni fa, con la partecipazione dei suoi figli Marco e Anna, il periodo di confino proprio a Melfi, dopo anni di carcere subiti dall’illustre economista agrario e futuro parlamentare della Repubblica per il suo strenuo antifascismo.
Questa volta al centro della riflessione proprio la sua vita dedicata alla politica e alla riforma agraria ( tra l’ altro come senatore socialista anche nella veste di presidente della Commissione Agricoltura del Senato).
Ciò grazie alla presenza e alla testimonianza del professor Guido Fabiani, già rettore dell’Università Roma 3 a sua volta economista laureato a Napoli in Scienze Agrarie, che ha risposto alle domande degli studenti delle magistrali di Storia di Unibas guidati dal prof. Donato Verrastro tese a ricostruire il percorso scientifico e politico di Rossi Doria (in gioventù comunista, azionista durante la guerra e la lotta antifascista e socialista nel tempo della democrazia repubblicana). Fu critico delle condizioni di arretramento della condizione agricola del Sud ma anche, alla fine della sua vita, cosciente dei progressi e delle trasformazioni positive che nel corso del ‘900 si erano attuate”.
Con queste parole Stefano Rolando, presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”, ha introdotto l’incontro su Manlio Rossi-Doria del secondo ciclo di “Radici morali”, organizzato da Associazione e Fondazione Nitti unitamente al Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi della Basilicata, e rientrante nei “Percorsi di eccellenza “ di quest’ultimo.
L’evento, tenutosi presso la sala consiliare “Nitti-Bovet” del comune di Melfi, è stato aperto da Gianluca Tartaglia, direttore dell’Associazione Nitti, e dal presidente del Consiglio comunale Vincenzo Destino, che ha portato il saluto della città di Melfi
Il dibattito è stato animato dalle domande degli studenti Gerardo Nolè e Saverio Maria Moliterni, del corso di laurea magistrale in Storia e civiltà europee dell’ateneo lucano, al relatore Guido Fabiani, presidente del Centro Ricerche Economiche e Sociali “M. Rossi-Doria” dell’Università Roma Tre.
Nel corso dell’incontro quest’ultimo ha sottolineato come “Manlio Rossi-Doria è stato un personaggio di grande rilievo nel panorama degli studiosi che hanno affrontato i temi della Questione meridionale e della connessa Questione agraria, ma non solo. Ho ritenuto necessario sottolineare, in particolare, le parole ‘chiave’ che definiscono i caratteri peculiari della sua figura: progetto e giovani. La carica progettuale sta nell’importanza che egli dava alla definizione di un obiettivo nelle condizioni date e nel programmare indicare un percorso a partire da queste. Una continua esigenza di analisi come premessa all’azione con, alla base, il nesso tra impegno scientifico, impegno politico e azione concreta. Un nesso che gli permetteva di cogliere con realismo lo spazio per le trasformazioni possibili. I giovani sono intesi come destinatari e continuatori del progetto. Come soggetti dell’innovazione cui egli aspirava. I giovani come capitale umano da formare per lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese. Oltre all’azione di ricercatore e di politico attivo, infatti, egli svolse con impegno e risultati quella di docente e di educatore di giovani. Nella sua analisi e nella sua azione vi sono messaggi che valgono anche per le generazioni che debbono confrontarsi con il cambiamento globale attuale e il suo impatto sul Mezzogiorno come parte del sistema economico e sociale del Paese”.
Le considerazioni finali dell’incontro sono state affidate a Donato Verrastro, docente di Storia Contemporanea all’Università degli Studi della Basilicata. “Aver approfondito il profilo biografico di Manlio Rossi-Doria ha rappresentato l’occasione per apprendere innanzitutto una lezione di metodo, da parte di un protagonista della storia del Novecento che ha saputo unire l’impegno civile con la forza dello studio, per conoscere i contesti, interpretarli e proiettarli in progettualità di lungo periodo. Meridionalismo, impegno politico, analisi critica hanno innervato l’esperienza di una vita capace di autenticità, anche nella prova dura del confino. Manlio Rossi-Doria ha analizzato la storia del Mezzogiorno a partire dal suo codice genetico più autentico, quello agrario, in una lettura non preconcetta che ha prodotto analisi economiche di dettaglio e fortemente centrate sulle specificità territoriali, riuscendo anche a intersecare la competenza del tecnico con la visione programmatica del politico e del cittadino”.