Sabato 5 marzo 2022 alle ore 18 nella Sala eventi “Ninì Truncellito” di Valsinni è in programma la presentazione del libro “la congregazione dell’oratorio di San Filippo Neri (XVII-XIX) di Tursi” del giornalista Salvatore Verde, scrittore e Direttore responsabile di Tursitani.it, considerato il maggior storico contemporaneo della città. La manifestazione culturale è curata dal Comune di Valsinni e dai Volontari del Servizio Civile Universale.
Verde, nella sua opera, analizza documenti, libri, saggi e articoli di diversi autori che ne hanno lasciato traccia, tra cui un documento autentico dei fratelli Brancalassi, e chiarisce il giallo sia della narrazione fatta sulla fondazione sia delle origini e della committenza del complesso conventuale. Dialogherà con l’autore la prof.ssa Rosa Carmen Zaccone, archeologa e docente di lettere.
Nella serata interverrà per i saluti d’apertura il sindaco di Valsinni Gaetano Celano.La cittadinanza è invitata a partecipare. Green pass rafforzato obbligatorio
Come è nata la Congregazione dell’Oratorio a Tursi? Chi ha costruito la chiesa di san Filippo Neri? Qual è stato il contributo del valoroso De Lauro? E la peste del 1656-58 ha investito oppure no il territorio tursitano? Perché due patroni della città di Tursi? Cosa ha effettivamente edificato il grande vescovo De Luca? Quale dissidio era alla base dello scontro tra la Chiesa locale e la potente famiglia Brancalasso? Perché sulla diocesi è stato alimentato il fraintendimento di Italia Sacradi Ughelli/Coleti? Ma soprattutto, perché è stata negata la verità dell’intera vicenda storica? Non soltanto a queste domande risponde il documentato saggio del giornalista Salvatore, considerato il maggior storico della città di Tursi della nostra contemporaneità, degno erede di Antonio Nigro e Rocco Bruno.
Verde analizza tutte le fonti disponibili e i testi indispensabili, ovvero libri, saggi e articoli dei diversi autori che ne hanno lasciato traccia: Don LuigiBranco, Rocco Bruno, Michele Crispino, Antonio Nigro, Mons. Francescantonio Nolè, Domenico Parziale, Francesco Maria Sabarese, Ferdinando Ughelli, messi a confronto con un documento autentico dei fratelliBrancalassi, un avvocato e tre canonici (dei quali uno Abate) della Cattedrale di Tursi, elaborato nella seconda metà circa del XVIII secolo, con una narrazione sostanziale poi estesa dal 1443 al 1797, mirabilmente trascritto in anni recenti daAmbra Piccirillo Brancalassi, studiosa della famiglia.
Relativamente alla costruzione della chiesa e del monastero, quindi della casa della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, l’autore chiarisce esaustivamente il giallo sia della narrazione che è stata fattasulla fondazione sia delle origini e della committenza e dotazione dell’intero complesso conventuale, che è la più grande opera realizzata a Tursi, seconda solo all’ex convento francescano, dei Frati minori Osservanti. Inoltre, per importanza, la Congregazione dell’Oratorio di Tursi rappresenta un unicum fondativo e realizzativo nell’intera regione e tale resterà anche nel secolo successivo e oltre, dunque fino ai nostri giorni. Insomma, non ci sono state altre sedi lucane dell’Oratorio, tanto che nel XVIII secolo era addirittura uno dei sei centri dell’intero Regno di Napoli, come si apprese in modo ufficiale e definitivo, già da allora, dal CATALOGO Delle Città, e Luoghi, dove esiste la Congregazione dell’Oratorio si S. Filippo Neri, insieme con l’anno, in cui si trova fondata. In tale elenco autorizzato dalla sede centrale, datato 1749, risultano esistenti soltanto le sedi di Napoli (l’anno di fondazione risale al 1586), Aquila (al 1607), Tursi (1652), Sulmona (1682), Guardia (1720), Monteleone (1725).
Quasi una inchiesta giornalistica per confermare o smentire in tutto o in parte l’esposizione dei fatti narrati dai Brancalasso, esistendo una differente e oppositiva versione tra il loro isolato e spiazzante resoconto e quello dell’insieme più o meno convergente di quasi tutte le altre fonti abbastanza orientate e non immuni da vaghezze e stravaganze. Che tutto questo lavoro di scavo abbia una sua ragion d’essere lo dimostra il fatto che l’opinione pubblica tursitana aveva completamente rimosso sia le vicende storiche della chiesa di San Filippo Neri, diventata parrocchiale soltanto nel XX secolo e mai prima, sia negando di fatto l’esistenza del convento, identificato laicamente nell’appariscente sede dell’ex Municipio, ovviamente mai costruito dai Savoia, né prima né dopo l’unità d’Italia. Situato nel pieno centro storico di Tursi, la strutturaè stata dichiarata monumento nazionale dal Ministero dei Beni Culturali nel 1991,e oggi è appellato anche “Complesso monumentale di San Filippo Neri”.