Con una lunga riflessione sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro sono ripresi questa mattina i lavori del 13° congresso confederale della Cisl Basilicata alla presenza del segretario nazionale Andrea Cuccello. Tra gli ospiti di giornata il presidente della Provincia di Matera Piero Marrese. “In Basilicata – si legge nel documento – solo nel 2021 sono morte sul lavoro 16 persone, in Italia 1221. La Basilicata su questo fronte è in zona rossa sulla base di un indice elaborato per indicare un’emergenza che purtroppo non conosce tregua o curve discendenti. I morti sul lavoro, non tutti e non sempre finiscono nei titoli dei giornali, nei servizi in televisione in cui si racconta il dolore della famiglia, le fotografie dei giorni felici e poi la tragica fatalità, insomma il tempo del rito collettivo, fino alla prossima morte sul luogo di lavoro. Le morti sul lavoro avvengono ovunque: in fabbrica, nei campi, nei cantieri. Un titolo di giornale tempo fa diceva: ‘Nei cantieri come in guerra, muoiono cento operai al mese’. Vedere accostati guerra e lavoro fa molto male. Si va a lavorare anche per sentirsi parte di una comunità che produce e si sviluppa, per guadagnare e per poter affrontare dignitosamente la propria vita familiare e, invece, per tanti, troppi – cento al mese, più di mille all’anno se pensiamo solo a quelli che perdono la vita – diventa un campo di battaglia, un luogo di morte”.
“Non è così che immaginiamo il lavoro. Non è così che ne parla la Costituzione all’articolo 4 quando recita che ‘la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto’. Spesso dietro quelle morti ci sono ritmi di lavoro fortissimi, pensiamo alla macchina tessile che ha ucciso Luana D’Orazio a Prato: l’orditoio era stato manomesso per lavorare più velocemente. E come dimenticare la storia di Paola Clemente, la bracciante di San Giorgio Jonico (Taranto), madre di tre figli, che morì a 49 anni nell’estate del 2015 in un vigneto di Andria, stroncata da un infarto sotto il sole cocente. Si muore a volte per l’incuria e l’assenza di manutenzione: pensiamo a Rossella morta il 18 dicembre scorso nell’area industriale di San Nicola di Melfi, investita in un punto in cui da molto tempo mancava l’illuminazione ed ogni forma di sicurezza stradale, nonostante le ripetute denunce dei sindacati. E poi ci sono le morti degli ultimi tra gli ultimi: quei lavoratori, quasi sempre stranieri, irregolari e perciò ricattati, minacciati, sfruttati, malpagati, costretti a orari e condizioni inumane e per questo non di rado vittime di infortuni mortali o altamente invalidanti che non vengono nemmeno denunciati. A volte queste persone scompaiono e basta”.
“Le morti sul lavoro calpestano la dignità delle persone. La sicurezza degli ambienti poi è un tema che riguarda anche gli studenti sia per le tragiche morti che sono accadute recentemente nei percorsi di alternanza scuola-lavoro, sia per la sicurezza degli edifici in cui i ragazzi fanno lezione; è utile ricordare che in Italia secondo i dati di Cittadinanza attiva ogni tre giorni in un edificio scolastico accade un crollo e la metà degli istituti scolastici non ha il certificato di agibilità. La sicurezza degli ambienti e dei luoghi di lavoro deve sempre più diventare il segno della civiltà di una società; è un diritto fondamentale sentirsi sicuri nei luoghi in cui si studia, in cui si lavora, in cui si esprime l’essere cittadini e lavoratori. Una società sicura è una società giusta, una società insicura riverbera i suoi danni soprattutto sulle persone più deboli ed è quindi una società ingiusta”.