Riportiamo di seguito le riflessioni sulla guerra in Ucraina del politologo materano Franco Vespe. Di seguito il testo integrale.
La guerra della Russia contro l’Ucraina è stata proditoriamente sferrata alle 04:00 del 24 Febbraio 2022. Una data storica che ci ha fatto risvegliare ed ha risvegliato vecchi fantasmi che credevamo ormai definitivamente svaniti. La Russia di Putin aveva delle ragioni da far valere che il ricorso alla guerra ha totalmente cancellato. Ma quali ragioni aveva Putin? Inevitabilmente la memoria storica va al rischio che il mondo corse quando l’URSS di Krusciov tentò di piazzare missili atomici a Cuba sotto il naso degli USA. Kennedy minacciò di scatenare una guerra atomica pur di impedire questa installazione. Poi sappiamo come andò a finire. Le navi russe fecero dietrofront anche grazie all’intervento di Giovanni XXIII, e la guerra fu scongiurata. La NATO in Ucraina di fatto ripropone una situazione perfettamente speculare a quella di Cuba e per la Russia di Putin rappresenta l’ultimo definitivo atto di un accerchiamento da parte della NATO che va avanti da almeno 30 anni; ovvero dopo la dissoluzione dell’URSS. Occorre ricordare che Putin andò al potere spodestando l’europeista Eltsin, sostenuto dallo spirito di rivalsa dell’armata rossa che si percepì umiliata dalla sconfitta dell’URSS nella guerra fredda. Probabilmente con Eltsin e, soprattutto con Gorbaciov, oggi avremmo un fronte europeo fortissimo con la Russia compresa nei suoi confini. Maè latte versato sul quale non vale la pena divagare. Vi è un motivo storico-culturale che fa percepire Kiev e ciò che gli sta attorno, il luogo dove è sorta la nazione Rus’ Kiev alla fine del IX secolo DC. La stessa Crimea, con una popolazione a maggioranza russa, già nel 2014 fu occupata e strappata all’Ucraina da Putin perché ritenuta territorio russo. L’accusa che Putin poi muove agli ucraini di nazismo deriva dal supporto che diedero alcune frange del suo popolo all’occupazione tedesca durante la II guerra mondiale. In verità gli Ucraini non dimenticarono che negli anni 30 soffrirono particolarmente le riforme agricole draconiane di Stalin che portarono allo sterminio dei Kulakied all’ Holodomor: lo sterminio per fame della sua popolazione. Fin qui la storia, la cultura e la geo-politica che sembrerebbe non essere ostile alle ragioni di Putin. Ragioni che illustri storici come Cardini o i politologi di Limes hanno pur richiamato. Tuttavia di questa storia, di questa cultura, di queste ragioni geopolitiche occorre non diventare prigionieri. Se ciò fosse noi italiani dovremmo pretendere di riavere il nostro impero Romano. Ci fu qualcuno in verità 100 anni fa che tentò di riesumarlo; ma poi sappiamo tutti come andò a finire. L’Europa è nata dalle ceneri di questo mondo rancoroso, ancorato a presunti diritti nazionalistici e culturali da rivendicare con la protervia e la retorica nazionalistica, magari con gli scarponi in marcia di potenti eserciti. Ha rimosso questa cultura barbarica da “Trono di Spade” promuovendo la democrazia ovunque, infarcendo le sue costituzioni di straordinari principi a tutela della persona, pensando ai propri confini come vaghe linee da violare freneticamente con beni, persone, idee. Ha pensato alle nazioni come luoghi dove promuovere e valorizzare le sue bellezze storico-culturali per contaminarle fecondamente con altre civiltà, altre diversità. Ha pensato al dialogo come allo strumento più potente per costruire cose nuove e sempre più belle. Non so se poi tutto questo l’Europa lo stia realizzando, ma a tutto questo l’Ucraina con il suo presidente “pierrot” Zelensky ci stava fortemente credendo. Aveva vinto nel 2019 le elezioni con più del 70% di suffragi mettendo al centro del suo programma proprio l’entrata nell’Unione Europea e l’adesione alla NATO. Dal modo con il quale il popolo ucraino sta difendendo questo anelito e questa speranza si comprende con quale intensità abbia la voglia di girar pagina e tuffarsi in un mondo di libertà e pluralismo che le democrazie occidentali ad oggi sembrano poter garantire con maggior efficacia. Ecco perché l’Ucraina è diventato il fronte sul quale si sta giocando il futuro delle nostre stesse democrazie. Questo è il momento di usare tutta l’energia e la determinazione di cui disponiamo. Dobbiamo sentirci coinvolti così come lo fu il popolo europeo quando corse a Vienna nel 1688 per salvarla dall’invasione saracena. Una mossa importantissima è stata quella di votare a favore dell’entrata nell’UE dell’Ucraina. Che arrivino il più presto possibile le armi al disperato esercito Ucraino! Che le sanzioni siano le più dure possibili!Non si deve fare lo stesso errore che Chamberlain e Deladier fecero a Monaco nel 38 di credere che la pace fosse stata raggiunta cedendo Austria e Sudeti ai nazisti. Se l’Ucraina cade, riapriremmo il vaso di Pandora del rancore storico che ha fatto tanto male alla nostra Europa ed al mondo e ricaccerebbe il nostro tempo fra le braccia di quella logica sanguinaria e prevaricatrice da “Trono di Spade” . Certo occorre evitare lo scontro fra “grandi potenze nucleari”. Sarebbe la fine dell’umanità. Altro che cambiamenti climatici! Dobbiamo tuttavia stare attenti a non cadere nella retorica trionfalistica di segno opposto a quella putiniana. La neutralità di Cina ed India alla votazione tenuta all’ONU contro l’aggressione dell’Ucraina è tutt’altro che un segno positivo! In questa situazione sarebbe davvero decisivo che le due più grandi nazioni del mondo potessero prendere le distanze con nettezza dall’invasione Ucraina, isolando così completamente la Russia. Il conflitto cesserebbe immediatamente! E’ questa la vera offensiva diplomatica da scatenare. Temo sia impresa improba ma vale la pena tentare!