Premio “Gloria all’Ucraina” ai Licei Classici, intervento di Basilio Gavazzeni. Di seguito la nota integrale.
Mi si chiede giustamente perché la Fondazione Lucana Antiusura Mons. Vincenzo Cavalla ha proposto il Premio “Gloria all’Ucraina”.
Il Premio di decente consistenza, riservato a una minoranza di giovani, studenti punta a favorire un esercizio di coscientizzazione davanti all’asperrima contingenza che travaglia il mondo intero.
“Coscientizzazione” è un lemma coniato decenni fa da Paulo Freire in un momento apicale dell’America Latina per definire una urgente maggiorazione della comune presa di coscienza.
Il Premio, destinato alla classe che vincerà fra quelle dei Licei Classici lucani in cui, ovviamente, si studiano la lingua e la letteratura degli antichi Greci, richiede che ci si misuri con alcune pagine di Tucidide (La guerra del Peloponneso, V, 84-116) in cui lo storico adotta il genere del dialogo cui non ricorre mai.
Si può eccepire sul luogo comune che considera la storia “magistra vitae”, tuttavia bisogna riconoscere che tali pagine suggeriscono l’equazione Putin/Ucraina= Ateniesi/Melii.
Mi spiego. Nel 416 a.C. gli Ateniesi, sfrenati nel delirio egemonico, con gran dispiegamento di forze assediano l’isola di Melo cui contestano la neutralità nel conflitto fra loro e i Lacedemoni. Gli ambasciatori ateniesi esigono annessione e contributi, argomentando che secondo la legge naturale chi è debole deve soggiacere al forte, mentre i rappresentanti dei Melii difendono con onesta ragionevolezza la propria scelta neutrale. Il negoziato fallisce. L’assedio degli Ateniesi costringe i Melii alla resa. Gli uomini sono passati a fil di spada, le donne e i bambini venduti come schiavi, il territorio affidato a coloni di Atene.
Il grecista Canfora osserva che gli Ateniesi, anni dopo, travolti dalla disfatta, “nella notte insonne” dopo Egospotami, commisereranno non solo i morti, ma ancor più sé stessi, pensando che “sarebbe toccata loro la stessa sorte inflitta agli abitanti di Melo” (Elleniche, II, 2,3), come riferisce, forse, lo stesso Tucidide.
I giovani comprenderanno quel che Agostino scriveva: «Remota iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?» (De Civitate Dei, IV,4) Traduciamo: uno Stato non regolato dalla giustizia a che cosa si riduce se non a una grande banda di ladroni? Tali sono il guerrafondaio Putin e la sua cricca ai danni dell’Ucraina, come gli Ateniesi ai danni di Melo.