Consiglieri regionali Cifarelli e Pittella (PD): “Gli extraprofitto delle compagnie petrolifere”. Di seguito la nota integrale.
Nelle ultime settimane stiamo assistendo ad una “piegatura” della Storia che mai avremmo pensato di vivere. Passare da una pandemia ad una guerra, entrambe ancora in corso, sta mettendo a dura prova il vissuto di milioni di cittadini nonché la tenuta economica delle democrazie occidentali.
Insieme ai nefasti effetti causati dal covid, oggi viviamo una vera e propria emergenza sociale causata dal notevole incremento dei costi delle materie prime e dell’energia, causati parzialmente da un eccesso di domanda dovuta alla ripresa economica post-pandemia, ma soprattutto dall’effetto devastante di una guerra scatenata da uno Stato fornitore di risorse energetiche, con le conseguenti sanzioni economiche ed il giusto isolamento internazionale a cui lo stesso Stato è sottoposto.
Il caro energia sta producendo un aumento generalizzato dei prezzi ed una preoccupante e perversa dinamica al rialzo dell’inflazione. Ciò mette a serio rischio l’intero sistema produttivo del Paese, la tenuta reddituale delle famiglie e prefigura un forte rallentamento della ripresa economica se non addirittura una nuova fase di recessione.
Nei giorni scorsi abbiamo avviato una raccolta di firme per chiedere al Presidente Bardi di utilizzare il gas di proprietà della Regione per abbattere i costi energetici di famiglie e piccole imprese lucane.
I Governi nazionali e l’Unione Europea si stanno prodigando con provvedimenti legislativi (e Keynesiani) senza precedenti stanno affrontando questo drammatico momento della Storia.
Non tutti però se la passano così male. Infatti, alcuni soggetti economici da situazioni di particolari crisi del mercato riescono ad incassare una eccedenza sul normale profitto effettivamente conseguito dalle imprese: nel linguaggio finanziario è definito extraprofitto oppure sovraprofitto.
Si tratta di un guadagno differenziale derivante dal fatto che il prezzo dello stesso prodotto sul mercato è unico, mentre i costi unitari medi delle singole imprese differiscono tra loro in conseguenza delle diverse capacità tecniche e organizzative degli imprenditori, di particolari situazioni di ubicazione, di disponibilità di brevetti e materie prime, di casuali circostanze di congiuntura.
Tra le imprese in extraprofitto spiccano le compagnie petrolifere. Infatti il costo del barile nell’arco di un anno è schizzato da 67,75 dollari ai 117, 32 dollari del 10 marzo 2022. Si comprende come l’extraprofitto contrassegni positivamente la vita economica delle mayor del petrolio.
In questo scenario la Basilicata non è una regione come tutte le altre. Essa contribuisce a soddisfare i consumi energetici nazionali per circa il 10% mediante il petrolio e il gas e con i suoi siti in Val d’Agri e nella Valle del Sauro rappresenta un hub energetico di assoluto valore. Pertanto non possiamo restare immobili e silenti dinanzi a quanto sta accadendo intorno a noi.
L’accordo firmato nel 2020 con Total ed il preliminare di accordo sottoscritto in clamoroso ritardo con ENI nel 2021, alla luce degli accadimenti odierni si confermano poco rivolti al futuro prossimo e poco convenienti per la Basilicata.
Infatti nulla si dice e nulla si programma in termini di transizione energetica e di come il territorio lucano affronterà il superamento dalle fonti fossili sul versante del lavoro e occupazione green, con l’ulteriore beffa che le compagnie emungono in Basilicata e poi investono altrove.
Sulla gestione del presente, poi, troviamo alcune condizioni capestro a tutto svantaggio della Regione Basilicata. Nell’accordo preliminare ENI, per esempio, il contributo finanziario è parametrato alla produzione e vale al massimo 1,05 euro/barile, ma ENI introduce un algoritmo, condiviso dalla Regione, che ove il prezzo del petrolio risultasse superiore ai 45 dollari/barile il contributo alla Basilicata sarà sempre di 1,05, mentre ove il prezzo si abbassasse sotto i 45 dollari/barile la Regione accetta che il contributo si abbatta fino ad un massimo del meno 20%.
Pertanto, oggi che il prezzo del petrolio è raddoppiato, la Regione non ne trae alcun beneficio aggiunto, mentre se si dimezzasse la regione avrebbe un abbattimento del 20%.
Tutto a vantaggio dell’ENI.
In verità, le criticità di questi accordi li abbiamo fatti rilevare al Governo regionale in tempi non sospetti, ed è sempre antipatico affermare “l’avevamo detto “, soprattutto quando la materia tocca i punti sensibili di un territorio che chiede “semplicemente” lavoro e rispetto per l’ambiente.
Gli accordi vanno ridiscussi e migliorati. A tal fine presenteremo una mozione con la quale impegneremo il Presidente della Giunta a convocare quanto prima un tavolo istituzionale con la presenza degli operatori economici e delle parti sociali che, partendo dagli accordi firmati, possa rivedere il tema più generale delle compensazioni ambientali a maggior beneficio dell’intero territorio lucano e modificare talune condizioni che oggi più che mai sono ad esclusivo vantaggio delle compagnie petrolifere.
Sempre che, nel frattempo, il Presidente Bardi smetta di giocare sul chi entra e chi esce dalla giunta e si occupi dei Lucani.