Antonio Romano, socioeconomista e socio del Centro Studi Leone XII: “La funivia è un attrattore che favorisce lo sviluppo del Parco del Vulture”. Di seguito la nota integrale.
In socioeconomia territoriale, per raggiungere opportunità e sviluppo sono necessari dei solidi punti di partenza senza i quali non si riesce ad avere una visione economica di un territorio.
Per esempio, la vocazione del territorio del Vulture è quella turistica (castelli, chiese, archeologia, storia, bellezze naturali, eno/etno/gastronomia, industria e Parco del VULTURE).
Avendo compreso che la vocazione turistica del Vulture intero è quella con maggiore potenzialità di sviluppo, dovremmo concentrarci sui fattori di maggiore attrazione esistenti e di lì disegnare il da farsi.
Il riferimento è ovviamente al Parco del Vulture e al suo problema iniziale: come infrastrutturarlo.
Dunque, vista l’esperienza precedente, vista l’assenza di parcheggi, vista la condizione delle strade, vista la necessità di limitare al massimo l’inquinamento, vista la confusione amministrativa e burocratica, la prima indispensabile iniziativa ecocompatibile sarebbe quella della costruzione di tre tronchi funiviari.
L’esperienza della funivia costruita agli inizi degli anni ’60 (che ha funzionato solo per breve periodo, fino al 1982), ha dimostrato come l’interesse turistico per i laghi di Monticchio fu decuplicato; non a caso, in quella stessa epoca sono nate tantissime iniziative turistiche (hotel, ristoranti, wedding, camping, lido sul lago grande e imbarcadero sul lago piccolo, negozi e quant’altro). L’esperienza del passato ci ha dimostrato che la presenza di una infrastruttura attrattiva crea una esperienza “marcante” (come il volo dell’Angelo tra Castelmezzano e Pietrapertosa), favorisce e porta turismo, investimenti, occupazione e sviluppo.
La funivia del Vulture andava su e giù dai Laghi alla cima del monte Vulture. Al turista non sfuggiva l’emozione di ammirare dall’alto il meraviglioso scenario dei due specchi d’acqua, emersi dalle viscere della terra in fondo alla caldera. Ora la funivia non c’è più e di essa non resta che ammassi di rottami. La funivia era bifune e il percorso era di 2750 metri con una percorrenza della durata di circa otto minuti. La quota della stazione a valle era di 652 metri e quella a monte di 1214 metri. Ne risultava un dislivello di 562 metri.
La proposta di oggi, l’invito di oggi è riprendere il progetto e adeguarlo in chiave moderna con:
A) un primo percorso utilizzando il vecchio tracciato Vetta Vulture – Laghi; B) Un secondo percorso Rionero – Monte Vulture; un terzo percorso Melfi-Monte Vulture. Le basi di partenza di Melfi e di Rionero possono intercettare i flussi turistici in arrivo.
I percorsi B e C porteranno in vetta i turisti e diminuiranno pressione inquinante e viaria intorno ai laghi, faranno scoprire gli scorci panoramici del Monte Vulture, il vecchio percorso A porterà in forma spettacolare ed ecocompatibile i visitatori intorno ai laghi.
Questi tre percorsi farebbero percepire esperienze marcanti e sensoriali ai turisti di ogni parte del mondo, contribuendo in maniera determinante allo sviluppo turistico del Vulture intero.
Quale deve essere la nostra missione dunque.
Iniziative infrastrutturali ed ecocompatibili per valorizzare il territorio e il Parco del Vulture e dei suoi tesori, creando un sistema, una rete di attività per promuovere tutto quello che il territorio ha, che produce e che potrebbe produrre, partendo delle sue eccellenze.
È indispensabile salvare il Vulture impedendo il declino economico e demografico con investimenti in infrastrutture, è indispensabile dotare il Parco del Vulture di strutture attrattive e marcanti, per uno vero sviluppo socioeconomico legato alla tipicità, ai valori naturali del territorio. Investiamo finalmente in strutture attrattive e compatibili con l’ambiente, evitiamo l’incuria che distrugge ed inquina. Ci sono ambiti già gravemente compromessi che vanno recuperati, ripristinati, per trasformare il Vulture in uno scrigno di eccellenze, uniche in Italia e nel mondo.
“L’ambiente è dove tutti noi ci incontriamo; dove tutti abbiamo un interesse comune; è l’unica cosa che tutti noi condividiamo”. (Lady Bird Johnson)