Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata dall’associazione Città Plurale di Matera nella quale si torna ad affrontare la questione dell’inceneritore Fenice di Melfi.
Fenice , ovvero la tela di Penelope
Che l’inquinamento delle falde acquifere si sia manifestato già dal febbraio del 2000, per il nichel, e poi la situazione si sia aggravata e sia giunti solo al Marzo del 2009 , il 3 per l’Arpab ed il 12 per Fenice, a denunciare pubblicamente l’accaduto sono fatti sui quali ha indagato la Magistratura ha chiesto il rinvio a giudizio per 32 persone. Anche il Consiglio Regionale ha istituito una Commissione d’inchiesta ma , sembra, che l’unico che ci lavori con serietà ed impegno sia il suo Presidente Pagliuca.
Da quel marzo 2009 si sono tenute tante conferenze di servizi e tante riunioni per l’analisi del rischio e si è partiti con una MISE – Messa in sicurezza di emergenza – che a distanza di tre anni non è ancora conclusa , un elefante avrebbe già partorito il suo piccolo. Una messa in sicurezza è di emergenza non può essere eterna; il piano di bonifica non è ancora stato concordato e tanto meno la bonifica è partita.
Le falde acquifere sono e restano inquinate e non sappiamo se l’inquinamento è andato – cosa probabile- oltre il sito perché Monitoraggio non ve n’è , se pur richiesto a Fenice. Sotto la spinta dell’ordinanza Sigillito del 10 Ottobre dello scorso anno, quella con la quale la magistratura dispose che l’ex- direttore generale dell’Arpab ed altri fossero agli arresti domiciliari , ci fu un rifiorire di attività intorno all’ammalato. Il 25 Ottobre si insediò il tavolo della trasparenza, tavolo che ormai si sarà sporcato di polvere; il 10 gennaio del 2012 l’insediamento della commissione di Alta Sorveglianza, che pare abbia spento i riflettori; vi fu la commissione d’inchiesta del consiglio regionale e della quale abbiamo già dato conto. All’inizio della anno vi fu una intensa attività della commissione ambiente della camera conclusasi con alcune raccomandazioni al Ministro competente ; vi fu l’arrivo in Basilicata della commissione d’inchiesta sui rifiuti preceduta da molte audizioni ed il tutto è finito in una degustazione di Aglianico e Lucanica unitamente al Pane di Matera ed una piccola frittura di pesci del Basento; pescati, per l’occasione, in prossimità del tubo di scarico della Mythen di Ferrandina.
Sul versante amministrativo vi fu il 29 Novembre una conferenza dei servizi in cui la Pubblica Amministrazione dava indicazioni perentorie a Fenice a quella seguì il 15 Dicembre una delibera della Giunta del Comune di Melfi ed una ordinanza del Sindaco della cittadina federiciana, il 23 Gennaio 2012.
Fenice presenta il suo bravo ricorso al Tar contestando un po’ tutto; siamo a posto, forse, si va avanti.
Il 30 gennaio l’ordinanza De Filippo dispone che 2.300 tonn. mensili di rifiuti siano avviate a Fenice, viene data nuova linfa all’impianto che altrimenti faceva ricorso a frequenti periodi di C. I. G. Il ciclo dei rifiuti regionali è talmente messo male che non si riesce ad andare oltre le discariche e l’incenerimento malgrado siano state messe a disposizioni sia dal Ministero competente che dalla UE significative risorse per incentivare la raccolta differenziata: troppi, tanti convegni e nessun risultato. La Regione, in occasione del monitoraggio relativo al Gennaio scorso, disse che già da tempo aveva chiesto conto a Fenice non solo del superamento del Cromo e di altri “nuovi” inquinanti, ma anche di aggiornare l’analisi di rischio per ognuno di questi.
Nulla è accaduto. Nell’ultimo monitoraggio diremo solo, per non tediare, che il tricolormetano- cancerogeno- è aumentato nel pozzo 1 di 4.800 volte e siamo ad oltre 3 volte il valore limite. La situazione si presenta raccapricciante e qualcuno anche attraverso una conferenza dei servizi dovrà pur chiedere a Fenice cosa sta accadendo e non ci si può limitare solo a registrare la presenza di sostanze inquinanti oltre soglia nei pozzi di monitoraggio.
Non possiamo delegare, ancora una volta , il tutto alla magistratura. Sarà compito della Regiopne, della Provincia di Potenza e del Comune di Melfi attivarsi e fare chiarezza imponendo i giusti interventi. Non si può più stare alla finestra anche perché, come afferma il comunicato della Regione emergono via via altri “nuovi” inquinanti. Qualcuno sa dare una risposta? perché accade, quale è stata l’attività pregressa del termovalorizzatore, è tutto normale, perché la Regione – inascoltata- chiede che venga aggiornata l’analisi di rischio?
Basilicata terra di misteri e di silenzi!!!