Aniello Ertico (Presidente Deputazione Basilicata): “L’insostenibile bugia della cultura sbandierata: il caso Basilicata”. Di seguito la nota integrale.
Molti anni orsono avevo un amico, assai simpatico e romantico. Uno di quelli che quando iniziava a parlare di sé era capace di performance oratorie da record di durata. Era simpatico soprattutto aipochi che, come me, frequentandolo assiduamente e conoscendone la reale postura esistenziale, potevano apprezzare quale costruzione irreale e fantasiosa riuscisse ad imbastire nel narrare le sue gesta, mai davvero compiute, e le sue innate caratteristiche e vocazioni,mai realmente manifestate. Era anche romantico Vincenzo: sempre ispirato nel narrarsi protagonista in ambientazioni bohemien, ideali per sottolineare le sue straordinarie virtù ancora in attesa di essere giustamente percepite dal Mondo. Era davvero simpatico, solo che alla seconda ora diventava insostenibile, come tutte le cose finte.
Vivo e lavoro in una regione, la Basilicata, che richiama alla mia memoria solo l’insostenibilità di Vincenzo e non più la sua simpatia. Forse perché ci vivo da ascoltatore amico da diversi decenni. La dinamica è la stessa: proclamiamo in questa regione ciò che davvero non esiste e costruiamo di noi una immagine che all’esterno, per la sua irrealtà, ci rende simpatici solo nella prima ora.
Per esempio, risulta simpatico e pure romantico descriverci come una regione ad altissima vocazione culturale, salvo poi dover innestare in questa nostra tranquillizzante narrazione i dati Istat che proclamano la Basilicata come la regione con il più alto tasso nazionale di analfabetismo e/o assenza di istruzione d’obbligo. In Basilicata tra gli analfabeti e i cittadini privi di titolo d’istruzione, vivono più di 111.000 cittadini (la percentuale sulla totale popolazione mi vergogno a scriverla). Oltre 150.000 sono, invece, i cittadini che posseggono come titolo di studio quello della licenzia media inferiore. In sintesi, la metà della popolazione residente non ha il diploma né una qualifica professionale. Sull’altro versante, solo il 10% della popolazione residente ha una Laurea.
Necessario è, inoltre, considerare l’impatto del devastante fenomeno dell’analfabetismo funzionale che, fregandosene anche dei titoli d’istruzione, rende incapaci di comprendere e di comunicare almeno il 20% della popolazione.
Potremmo dire, in sintesi, che mentre ci narriamo cultori e promotori, produttori e valorizzatori della cultura, abbiamo più della metà dei residentinon in grado di esercitarea pieno i propri diritti di cittadinanza. E si sa, sono le persone la vera risorsa dei territori. Così come si sa che una regione che fa cultura, non lascia indietro la metà dei suoi cittadini.
Alla fine pure Vincenzo lasciò l’Università: si ritirò dando la colpa ai professori che non lo valorizzavano. Qualcuno mi disse di averlo avvistato in una comunità per alcolisti nel decennio successivo.
E anche questo mi ricorda la mia regione, quella fatta di paesi in cui le dipendenze da alcol e la piaga della ludopatia, rappresentano esattamente la verità nascosta sotto gli slogandi autopromozione, utili solo ad esorcizzare l’evidenza di una fragilità umana impressionante.
Ed è così, come i professori che non valorizzavano Vincenzo, che si preferisce adottare alibi patetici anche per giustificare lo spopolamento costante della mia regione che, ormai tecnicamente sotto la soglia della reversibilità, continua ad invocare opportunità di lavoro quando la verità è assai più brutale: anche se il lavoro abbondasse, vivere in questa regione è diventato tristissimo. Tanto triste che la gran parte dei neo laureati non ci ha neppure mai provato a cercarlo il lavoro nella sua regione.
Dopo tutto, Vincenzo non era solo simpatico e romantico. Lui come noi sognava un modello che non era in grado di realizzare. Lo infilava nelle sue bugie non sapendolo innestare nella sua realtà.
Abbiamo molto da lavorare su noi stessi prima di poterci dedicare alla promozione. Si inizi scegliendo il modello di società a cui ispirare i nostri comportamenti e alla cui costruzione dedicare i nostri sacrifici.
In democrazia, le comunità fragili, sono anche quelle che tendenzialmente si suicidano.
Perché Vincenzo era simpatico ma non si è fermato in tempo.