Concluso il lavoro per la pubblicazione scientifica del volume “Archeologia preventiva in Basilicata. Nuove ricerche a Palazzo San Gervasio, Banzi e Genzano di Lucania”, a cura di Sabrina Mutino edito da Osanna Edizioni. Il volume si inserisce nella collana Polieion della scuola di Specializzazione in beni archeologici dell’università di Basilicata, e raccoglie 16 contributi sui siti archeologici, dalla Preistoria all’età moderna, scoperti nel corso di attività di archeologia di emergenza, diretti dalla Soprintendenza tra il 2008 e il 2020. Il vasto territorio indagato è grosso modo coincidente con quello interessato dall’infrastruttura idrica “Bradano-Basento, schema B” e, in gran parte, ripercorre l’ipotesi “meridionale” del tracciato della Via Appia. Non manca un aggiornamento del repertorio epigrafico riguardante quest’area, scritto da Marcella Chelotti, e la presentazione del docu-film “Viarium. Paesaggi culturali nell’agerBantinus”, di Maria Chiffi e Francesco Gabellone, che ha accompagnato l’intero progetto di conoscenza e promozione territoriale.
Il progetto è nato dal risultato delle azioni messein campo dalla Pinacoteca e Biblioteca “Camillo d’Errico” di Palazzo San Gervasio, in sinergia con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata.
Anche le conoscenze pregresse, come il villaggio dei guerrieri sanniti scoperto in località Casalini nel 2014 e la necropoli di Grotte di Caggiano (editi in Palazzo San Gervasio. Modalità insediative e pratiche funerarie dal territorio, a cura di Antonio De Siena e ToniaGiammatteo), hanno acquisito un nuovo significato. Durante i lavori per la realizzazione della infrastruttura idrica “Bradano-Basento”, nei pressi della ex-stazione ferroviaria, in località Fontana Rotta, è stata scoperta una importante necropoli imperiale romana, datata tra il I ed il IV secolo d.C. Le tombe risultano allineate lungo un percorso, una strada che evidentemente esisteva già ai tempi in cui i defunti sono stati sepolti e che coincide con antiche ipotesi sul passaggio dell’Appia tra Venosa e Palazzo San Gervasio; nelle immediate vicinanzei resti di un edificio, seppure scavato solo in piccolissima parte, hanno già restituito materiale di gran pregio dell’età dell’imperatore Augusto.
Lo studio dei reperti e dei contesti scavati, tuttora in corso grazie ad una Convenzione tra la “Pinacoteca Camillo D’Errico” e la Soprintendenza -coordinamento organizzativo di Mario Saluzzi e direzione scientifica di Sabrina Mutino-, è stato quindi implementato con la ricognizione sistematica delle tracce archeologiche presenti nel territorio di Palazzo San Gervasio e dei paesi viciniori di Venosa, Banzi e Genzano di Lucania. Ne sono scaturite nuove scoperte, come la presenza di due ponti sulla fiumara tra Venosa e Palazzo, due cascate, un mulino e le tracce di un acquedotto romano, che da Palazzo sembra ricollegarsial famoso acquedotto fatto costruire da Erode Attico nel II secolo d.C.da Montemilone a Canosa. Un ringraziamento particolare va rivolto al Settore Forestazione della squadra Palazzo San Gervasio del Consorzio di Bonifica della Basilicata per l’impegno fattivo profuso durante questi mesi.
Un territorio e un centro urbano, quindi, caratterizzati dalla forte impronta storico-archeologica che sta finalmente affiorando, grazie all’azione intrapresa dall’Ente morale Pinacoteca “Camillo D’Errico”. A questa attiva istituzione culturale non sfugge come, per individuare le opportunità che un determinato territorio può offrire, sia nel campo culturale sia in quello turistico, sia indispensabile recepirne tutti gli aspetti, materiali ed immateriali, in modo dacarpirne l’anima identitaria, il bagaglio di informazioni che esso è capace di trasmettere.
Mar 18