Antonio Di Matteo, consigliere comunale di MuoviAmo Tursi: “L’agricoltura, settore strategico nazionale, va difesa dai burocrati europei”. Di seguito la nota integrale.
La guerra in Ucraina ha mostrato ai burocrati europei che la Politica Agricola Comune è uno strumento gravemente inadeguato a fronteggiare crisi come un conflitto alle porte dell’Europa e una crisi climatica come la grave siccità che stiamo patendo in questi mesi.
Una PAC che punta a ridurre le produzioni e a ridurre gli areali coltivabili è una PAC miope e ipocrita perché aumenta la dipendenza alimentare dell’Europa da paesi bellicosi e che violano i più elementari diritti civili e le normative ambientali e sanitarie che invece l’Europa si pone di realizzare con le proprie iniziative. Inoltre, la PAC di fatto sta impoverendo i nostri terreni sia da un punto di vista fisico che chimico. La fertilità dei terreni è compromessa dalle lavorazioni inutili che l’Unione europea costringe gli agricoltori a realizzare per poter accedere alla contribuzione pubblica. Le pratiche agricole andrebbero invece realizzate sulla base di valutazioni agronomiche specifiche per ogni tipologia di terreno e in base all’areale di riferimento. Le variabili da tenere in considerazioni sono così tante che non è affatto adeguato un piano su base nazionale. Infatti, è sufficiente una lavorazione sbagliata, ad esempio quando il terreno non è in tempera o nella stagione sbagliata o con l’attrezzo sbagliato, per ridurre il contenuto di sostanza organica nel terreno e comprometterne la fertilità per molti anni. E non si confonda la fertilità del terreno con l’apporto di fertilizzanti perché spesso sono proprio i fertilizzanti a degradare le caratteristiche dei nostri terreni. Bisogna investire in cultura agricola per fare degli agricoltori i paladini della nostra più grande ricchezza: la fertilità dei terreni.
Va rivista la PAC puntando su alcuni pilastri:
1- maggiore libertà per gli agricoltori nel decidere le pratiche agricole e le coltivazioni affinché essi possano ambire a massimizzare la produzione e quindi ad un profitto di mercato e non soltanto al contributo PAC;
2- valutare i terreni in base alla loro fertilità e premiare gli agricoltori che la preservano o la incrementano;
3- premiare gli agricoltori che riducono il dissesto idrogeologico con pratiche agronomiche e sistemazioni agrarie;
4- mettere gli agricoltori nella condizione di contenere a proprie spese la fauna selvatica e premiare gli agricoltori che interagiscono positivamente con essa.