Riportiamo di seguito l’intervento della poetessa materana Antonella Pagano per la giornata mondiale della poesia Unesco.
Eccomi madre del primogenito Danilo – il più bel verso di poesia che mai abbia scritto- e che replicherò con altri lemmi con il secondogenito Alessio; oggi, giornata mondiale della Poesia UNESCO, penso tutto in funzione delle vite che uomini brutti – uomini non più umani – osano trucidare: benediciamo tutti insieme la vita e non permettiamoci la signoria su di essa, è negazione di se’, e fa paura:
“De aqua fertilitas”
Farsi nuovi!
Solc
herò il mare.
Lo farò cavalcando il sole più raggiante e la luna della notte.
Lo solcherò!
La’ tesserò le mie trecce
e troverò cuori di zenzero.
Farsi nuovi chiede sangue.
Cantare una nuova vita
chiede vene e arterie generose.
Occorre un menarca nuovo di zecca per benedire decenni di nuova vita e maturare
evolvere
lie ve men te.
Solcherò il mio mare.
Questo Mediterraneo in cui seppellire quel che di me è stato.
Lui tesserà ciò che di me sarà.
Vivrò sulle sue onde.
La mia aurora
sarà luminosa
infinitamente luminosa.
Battezzerò questa mia nascita
di fuoco e d’acqua infiniti.
Solcherò mari e terra nuovi
e tornerò
tornerò solo quando avrò fibre luminescenti.
Solcherò il mare e ritornerò!
Questa rivoluzione colma l’utero mio.
Quel che nascerà avrà cuore di cristallo….poiché
tra noi niente altro che il mare!
Ebbene, in questi miei versi accade ciò che accade da ere e millenni in natura, ovvero il meraviglioso mescolarsi dell’acqua al liquido che scorre nelle nostre vene – il sangue – e al liquido dell’ utero materno dentro cui viviamo i nostri primi 9 mesi, dunque all’ “acqua grande” – il mare- dove tutte le acque del pianeta convogliano (ecco vogliono insieme) si riversano e si fanno una.
In una continua nascita e rinascita! In un continuo battesimo di vite!
benediciamo tutti insieme la vita e non permettiamoci la signoria su di essa.
È negazione di se’. E fa paura.