Deposito nazionale scorie nucleare, Summa (Cgil): “La Basilicata sempre a rischio. Una questione di tale importanza, su cui più volte è stato sollecitato di non abbassare la guardia, è passata inosservata nell’indifferenza totale del governo regionale”. Di seguito la nota integrale.
La Sogin qualche giorno fa ha consegnato al ministero della Transizione ecologica la mappa con i luoghi idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi in cui la Basilicata è sempre a rischio con la presenza di ben tre siti: Montescaglioso, Matera e Montalbano Jonico.
“Una questione di tale importanza, su cui più volte è stato sollecitato di non abbassare la guardia – afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa -, è passata inosservata nell’indifferenza totale del governo regionale, come tante delle altre situazioni cruciali per la nostra regione che aspettano risposte. Sogin ha trasmesso qualche giorno fa al ministero della Transizione Ecologica la proposta definitiva di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e il parco Tecnologico. È alquanto allarmante che tra la Basilicata e la parte murgiana della Puglia risultano rilevati il maggior numero di siti idonei rispetto al resto di Italia.
La carta Cnai, come annunciato a mezzo stampa da Sogin – continua Summa – sembrerebbe essere stata elaborata sulla base degli esiti della più grande consultazione pubblica finora svolta in Italia, avviata il 5 gennaio 2021 con la pubblicazione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) e conclusa il 14 gennaio scorso. Sogin precisa che consultazione, articolata in tre fasi, è stata gestita nella massima trasparenza e completezza informativa, con la partecipazione di centinaia di soggetti direttamente interessati e in particolare delle Regioni.
A questo punto sarebbe rilevante comprendere se, per la Basilicata, ci sia stata una effettiva partecipazione in fase di concertazione del governo regionale e con quale posizione, attese le risultanze e nonostante il documento tecnico scientifico predisposto da gruppi di professionisti con osservazioni puntuali e controdeduzioni ai criteri di esclusione che hanno individuato idonei i siti in Basilicata.
Sono trascorsi quasi vent’anni ed è ancora vivo in tutti noi il ricordo delle 15 giornate di Scanzano e il solo riecheggiare della possibilità che il governo individui ancora una volta la Basilicata tra le aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio delle scorie nucleari riaccende la stessa contrarietà di allora: la Basilicata sta già dando molto al Paese in termini energetici più di quanto abbia ricevuto in questi anni e la crisi attuale del settore apre a scenari ancora più complessi. Per questo motivo è importante, ora più che mai – conclude Summa – non arretrare di un passo rispetto a un’idea di sviluppo sostenibile, che guardi a fonti di energia alternative”.