“L’uso del taser costituirebbe un passo importante verso la direzione della tutela dell’incolumità fisica degli agenti e del mantenimento dell’ordine e della disciplina delle carceri italiane”.
Questo è quanto si legge in una nota del segretario interregionale Uspp Puglia e Basilicata Vito Messina, in ordine all’apertura della ministra Cartabia, rispondendo alla Camera ad un’interrogazione dell’onorevole Luca Paolini, sulla possibile sperimentazione del taser alla polizia penitenziaria. «Non deve stupire, infatti, come l’utilizzo di questo tipo di dissuasore elettrico possa risolvere, sul nascere, molti eventi critici che quotidianamente si verificano negli istituti penitenziari» – continua la nota.
Il sindacato Uspp, tra i maggioritari del settore penitenziario, spiega che «mentre si è appena consumata l’ennesima aggressione di un detenuto ad un agente nel carcere di Velletri, che è stato portato in ospedale per accertamenti strumentali, è da anni che ne sta chiedendo l’impiego, perché è uno strumento con il quale si può fare prevenzione e, se necessario, repressione alle azioni violente dei detenuti che non rispettano le regole penitenziarie e che privilegiano la via dell’aggressione fisica, spesso con l’ausilio di armi rudimentali, nei confronti del personale di polizia penitenziaria, che deve contrastarla a mani nude».
La segreteria regionale Uspp aggiunge inoltre che «a chi obietta che sia considerabile come uno strumento di tortura, replichiamo che i primi ad essere torturati nelle carceri sono proprio gli agenti di polizia penitenziaria. A chi obietta che il taser non si può portare in una sezione detentiva, ribattiamo che noi non l’abbiamo mai considerata una “arma” individuale che gli agenti devono portare al seguito all’interno dei reparti detentivi, ma una “arma” di reparto, di cui debba esserne fornito un gruppo di intervento che, in determinate circostanze, tutte da disciplinare con chiarezza ed in modo inequivocabile, possa intervenire nei casi di necessità che ne richiedano l’impiego».
In conclusione, l’Uspp spera che «non si perda altro tempo e si avvii rapidamente la sperimentazione dell’utilizzo del taser anche negli istituti penitenziari, dopo la miope inerzia che ha contraddistinto l’azione del dicastero della Giustizia, che non si è voluto unire a quelli di cui fanno parte le altre forze di polizia, perché la polizia penitenziaria costituisce il baluardo della legalità e del contrasto alla criminalità in carcere ed esercita un ruolo fondamentale nel sistema sicurezza del Paese, che nessuno deve dimenticare».
Mar 29