Allegretti (Spi Cgil): “La programmazione regionale tarda ancora a individuare obiettivi e azioni efficaci ed efficienti, nonché a fissare con modalità chiare e trasparenti il cronoprogramma delle attività previste dal Pnrr. Subito un tavolo in Regione”
Rilanciare l’azione sindacale sulle politiche sociali e socio sanitarie attraverso la contrattazione sociale territoriale nei Comuni a livello di Ambiti Territoriali e con la Regione Basilicata. È l’obiettivo dell’iniziativa “Le politiche sociali in Basilicata nell’era del post Covid. I profili socioeconomici degli Ambiti Territoriali e le proposte per la contrattazione sociale” promossa dallo Spi Cgil Basilicata e che si svolto oggi a Potenza al Grande Albergo. Durante l’incontro sono stati presentati gli esiti della ricerca realizzata dal sindacato dei pensionati della Cgil lucana e da Across Concept sugli impatti della crisi economica e sociale ancora in corso sulla domanda sociale espressa dalla popolazione locale e sulla quale indirizzare le risorse del Pnrr alla presenza del segretario generale della Cgil Basilicata Angelo Summa, del segretario nazionale Spi Cgil Lorenzo Mazzoli, il sindaco di Picerno e rappresentante Anci Basilicata Giovanni Lettieri, il direttore del dipartimento Politiche della persona della Regione Basilicata Domenico Tripaldi, il dirigente Ufficio di Piano del Comune di Potenza Giuseppe Romaniello, la dirigente Ufficio di Piano del Comune di Matera Caterina Rotondaro.
Gli indicatori di benessere rilasciati dall’Istat mostrano, a livello regionale, una situazione dello stato di salute della popolazione e dell’offerta sanitaria non soddisfacente: la speranza di vita in buona salute (pari a 57,7 anni nel 2020) è inferiore ai valori nazionali (60,9 anni) e per il Sud (58,9). In una situazione generale di calo della popolazione residente, la Basilicata negli ultimi dieci anni (2011-2021) ha perso il 5,7% di unità attestandosi, all’1 gennaio 2022, sulle 547.579 unità. L’altra faccia di questo fenomeno è la rapida senilizzazione del tessuto sociale: quasi una persona su quattro (23,9%) ha compiuto 65 anni e il 4,1% si colloca nella fascia degli ultra 85enni. Nel corso del 2020 si sono verificati 6.839 decessi, quasi il doppio delle nascite (3.489). L’entità di questa differenza è solo in piccola parte dovuta allo straordinario eccesso di mortalità del primo anno del Covid (+331 decessi rispetto al 2019) e riflette una dinamica ormai consolidata.
La popolazione lucana, molto longeva, non gode quindi di buona salute. La Basilicata è ai vertici per quanto riguarda l’incidenza di patologie croniche (45% popolazione) e per quanto riguarda la multicronicità è al primo posto in assoluto, con il 26,1%. La sanità lucana ha sviluppato negli anni un’assistenza domiciliare diffusa. L’Adi nel 2019 ha raggiunto il 4,1% dei residenti con più di 65 anni, un dato in crescita rispetto al 2018 (3,5%). È il terzo tasso più alto in Italia, dopo Molise e Sicilia. A ciò si aggiunge che nel 2020 la Basilicata emerge come la regione italiana con la più alta percentuale di famiglie in “povertà relativa”, il 23,4% (lo stesso dato era del 15,8 % nel 2019).
“Nonostante il quadro – afferma il segretario generale Spi Cgil Basilicata, Nicola Allegretti – la programmazione regionale tarda ancora a individuare obiettivi e azioni efficaci ed efficienti, nonché a fissare con modalità chiare e trasparenti il cronoprogramma delle attività previste dal Pnrr. Pertanto, noi chiediamo alla Regione di costituire il tavolo regionale in applicazione del protocollo nazionale per la partecipazione e il confronto nell’ambito del Pnrr, in particolare sulle misure che riguardano inclusione, coesione e salute, un confronto sulla riforma dell’assistenza territoriale, un coinvolgimento sulle scelte effettuate per le case e gli ospedali di comunità rispetto alla loro collocazione, alla modalità di gestione e alla presenza delle varie professionalità e sui servizi da offrire. Ciò prima che la Regione firmi il contratto istituzionale di sviluppo con il ministero della Salute previsto entro maggio”.
Per Allegretti “è necessario ripartire con il confronto su tutte quelle misure lasciate in sospeso. Prima di tutto presentare, laddove non è stato ancora fatto, piattaforme in tutti i Comuni capofila degli Ambiti Territoriali, poi rinnovare il protocollo di intesa firmato con l’Anci Basilicata nel 2016 sulle politiche sociali e su tutti i temi che coinvolgono gli anziani”. Ancora, “fare decollare la programmazione dei servizi socio sanitari e socio assistenziali per Ambiti Territoriali a partire dai piani intercomunali approvati”, mentre sulle case di riposo “è necessario affrontare seriamente la questione per arrivare all’approvazione di una legge per l’accreditamento delle strutture residenziali per anziani o che comunque svolgano servizi e attività socio sanitarie e socio assistenziali così come è necessario avviare da subito il confronto sull’assistenza domiciliare integrata”. C’è poi “la legge regionale 29 del 2017 in materia di promozione e valorizzazione dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, rimasta disapplicata” e “la creazione del fondo regionale, da integrare a quello nazionale, sulla non autosufficienza”.
Secondo il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, “va costruito subito un piano straordinario di assunzione nella pubblica amministrazione e vanno modificati gli indirizzi di spesa del 49% del fondo sanitario della Basilicata: 1 miliardo e 80 milioni di euro che va modificato con una nuova programmazione. Questo ruolo – ha detto Summa – spetta alla Regione Basilicata. La Regione ritorni a svolgere questa regia e apra il confronto vero con il sindacato. Da sette mesi – ha precisato Summa – attendiamo un confronto sulla sanità. Ci aspettiamo una convocazione che non sia di prassi, che si istituisca il tavolo su cui confrontarci sulle varie direttrici, specie sulla missione del Pnrr dedicata a welfare e salute. Alla sanità lucana sono destinati 92 milioni di euro che possiamo incrementare anche con risorse aggiuntive, come quelle derivanti dalle royalties del petrolio”.