Questa mattina nella sala convegni della ASM in via Montescaglioso a Matera è stato organizzato il convegno formativo sul tema “Aderenza terapeutica nel paziente con insufficienza venosa cronica. Gestione condivisa tra specialiste e medici di medicina generale”.
L’interessante incontro sulla patologia venosa è stato coordinato dal dottor Antonio Cardinale con il contributo del chirurgo vascolare Federico Pestrichella, della nutrizionista Maria Rosaria Cardinale e da Antonio Denora, medico di medicina generale.
La patologia venosa aumenta nel periodo primavera-estate pertanto è opportuno coinvolgere più specialisti per dare una risposta adeguata ai pazienti che ne sono affetti.
Il sesso femminile è più esposto sia per le gravidanze, sia per la ridotta massa muscolare a livello degli arti inferiori rispetto alle donne.
I lavoratori che assumono posizione eretta prolungata vanno incontro piu’ degli altri ad edema degli arti inferiori, stanchezza, prurito, crampi notturni, ecc.
A disposizione ci sono numerosi farmaci per bloccare la progressione della malattia, sia per uso orale che topico, calze elastiche, terapia sclerosante e chirurgica.
Da non dimenticare che l’obesità peggiora il quadro pertanto è fondamentale una corretta alimentazione oltre ad uno stile di vita sano.
I lavori sono stati aperti da Antonio Cardinale a seguire le relazioni sui seguenti temi: “anatomia e fisiopatologia del sistema venoso degli arti inferiori a cura di Federico Pestrichella, “IVC dalle linee guida alla pratica clinica” a cura di Antonio Cardinale, “Strategie terapeutiche dell’IVC: il punto di vista del nutrizionista” a cura di Maria Rosaria Cardinale, “Gestione condivisa del paziente con IVC: l’angiologo” a cura di Antonio Cardinale, “Gestione condivisa del paziente con IVC: il chirurgo vascolare” a cura di Federico Pestrichella e “Gestione condivisa del paziente con IVC: il medico di medicina generale” a cura di Antonio Denora”.
Antonio Cardinale ha presentato i temi del convegno: “L’Insufficienza Venosa Cronica (IVC) è una condizione morbosa che il medico incontra frequentemente nella sua pratica quotidiana. Nei paesi occidentali si stima che la prevalenza della IVC superi il 40% della popolazione adulta, mentre nei paesi del terzo mondo, quali Africa, Asia ed Oceania, l’Insufficienza Venosa Cronica è quasi completamente sconosciuta. In Europa si stima che il 25% della popolazione sia affetta in qualche modo dallamalattia varicosa, considerata nei suoi vari aspetti dalle teleangiectasie alle varicole, dalle varici tronculari all’ulcera varicosa: la prevalenza attuale è del 10-50% nell’uomo e del 50- 55% nella donna.
Si tratta di un quadro epidemiologico non sorprendente, se si considera che la gravidanza è un fattore di rischio importante per l’IVC. Altri fattori di rischio per la patologia sono l’età, una storia familiare positiva, l’uso di anticoncezionali orali, episodi di pregresse trombosi venose superficiali e/o profonde, traumi agli arti inferiori, immobilizzazione e postura eretta per lungo tempo.
L’Insufficienza Venosa Cronica si può manifestare in vari modi, spesso non evidenti sul piano clinico. Si tratta, comunque, di una condizione morbosa la quale peggiora in maniera rilevante la qualità di vita dei pazienti per effetto di una sintomatologia fastidiosa, spesso dolorosa, talora invalidante, oltre che per gli inestetismi che può provocare. I sintomi della IVC possono esistere in presenza, ma anche in assenza di varici evidenti.
Sempre temibili sono, però, le complicanze, quali tromboflebiti, dermoipodermiti e soprattutto le ulcere venose, che tanta parte hanno nella comparsa di invalidità spesso permanente per la difficoltà e talvolta l’impossibilità di portarle a guarigione. Sebbene i fattori causali e la sequenza temporale dei singoli eventi patogenetici che caratterizzano lo sviluppo e la progressione dell’IVC non siano stati totalmente definiti, è indubbio che l’alterazione del flusso ematico indotta dalla IVC e l’attivazione del processo infiammatorio rivestono un ruolo fondamentale. Un trattamento precoce ed efficace, diretto a prevenire l’IVC, il reflusso venoso, l’infiammazione e il rimodellamento, può alleviare i sintomi associati all’IVC e ridurre il rischio di gravi complicanze come le ulcere, che riducono la qualità di vita e costringono ad adottare interventi più invasivi. Negli ultimi anni grande interesse ha suscitato l’uso degli oligomeri procianidolici nell’IVC per l’efficacia non solo terapeutica, ma anche preventiva. L’obiettivo è quello di presentare al medico l’ampia problematica relativa all’insufficienza venosa cronica una gestione condivisa”.
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La fotogallery del convegno (foto www.SassiLive.it)