Donato Lamacchia, attivista materano del movimento per la pace in una esprime alcune riflessioni sul conflitto in corso in Ucraina.
Neutrali sì, perché?
Aveva Putin delle ragioni dalla sua prima della invasione? Si le aveva e le riconoscevano in tanti, non degli pseudo bolscevichi ma personalità del rango di Kissinger. Gira un video in cui lo stesso Biden prima di essere Presidente redarguisce dall’”accerchiare” la Russia.
È giustificata perciò l’invasione? Ovvio che no! Con l’invasione egli ha immediatamente perso le sue ragioni!
Come rispondere all’invasione? Sappiamo come hanno risposto gli ucraini, con la resistenza. È essa legittima? Si, lo è! È stata legittima la risposta di condanna occidentale? Si, lo è stata. Non però sulla base del principio che Putin è un dittatore, perché se no bisognerebbe combattere tutti gli altri sparsi per il mondo, tra essi gli “amici” … Chi stabilisce chi è più dittatore di altri meritevole di punizione?
La condanna è giusta perché è l’atto di invadere che va condannato, come atto “illecito” contrario alla volontà di coesistenza pacifica e alla volontà di risolvere i contenziosi con l’arma della politica e della diplomazia. Se no a cosa serve l’ONU? Certo che quando si attua una condanna di questo tipo bisognerebbe avere la coscienza a posto…e l’occidente non ce l’ha! È importante? Si, importantissimo! Primo perché questo offre all’altro, Putin in questo caso, delle giustificazioni. Secondo perché mette in dubbio la sincerità della condanna stessa e accresce il sospetto su di te di aspirare a invadere a tua volta, specie quando hai un passato da invasore incallito, gettando dubbi sulla tua volontà di volere un futuro di pace.
Stabilito che l’invasione va condannata, che fare? Nella sostanza ci sono due risposte.
La prima, quella che ha prevalso, è stata quella delle sanzioni e dell’aiuto militare. È utile, opportuna, efficace? Sulle sanzioni è lecito avere dubbi se si pensa alla natura di doppio taglio delle stesse. Sull’aiuto militare esprimo tutta la mia, se pur modestissima, contrarietà. Molti osservatori partono dalla evidente disparità di forze. Ingaggiare uno scontro militare è evidentemente perdente, non può fare altro che aumentare le sofferenze e le distruzioni. C’è chi fa appello al diritto del popolo ucraino alla difesa. Diritto sacrosanto! In politica è necessario però avere i piedi ben saldi per terra e saper misurare le conseguenze delle scelte che fai, PRIMA di averle fatte. Tu governo sei chiamato a questo dovere! Non devi fare scelte scellerate che portano il tuo paese alla catastrofe! Non puoi subordinare il sacrosanto diritto all’indipendenza all’espansione militare contro chi ti ha più volte fatto capire che è pronto ad invaderti. Devi capire PRIMA che i tuoi amici sono pronti a tutto…fuorché a scontrarsi direttamente con il tuo nemico lasciandoti così da solo a combattere in nome e per conto suo. Non puoi farti paladino di libertà se ti sei già macchiato di massacri e invasioni a tua volta. Le 14000 vittime in otto anni di oppressione nel Dombass ce le ricordiamo? Non è corretto rischiare una catastrofe nucleare mondiale perché tu fai scelte avventate (non sarebbe stato più sensato avere una posizione come la Finlandia invece di pretendere l’ingresso in NATO?) ammantandole di eroismo pro libertà. Questo è il maledetto rischio! Lo scontro non è a livello convenzionale, la minaccia nucleare è terribilmente all’ordine del giorno. L’aiuto militare sarebbe giustificato qualora lo scontro non implicasse il rischio nucleare. Ogni paragone con la resistenza italiana non regge. Essa operava a conflitto mondiale già esploso, non c’era rischio nucleare e gli alleati non mancarono di scontrarsi direttamente col nemico. Diversamente diventa guerra per procura per conto USA!
Tutto ciò conduce all’ovvio che il modo migliore di affrontare la situazione è scegliere una seconda strada: la cessazione immediata del conflitto armato. È possibile? Bisogna innanzitutto crederci, volerlo. Se si crede nella cessazione del conflitto armato a cosa serve mandare altre armi, se non a continuare il conflitto stesso? Si è disposti a rinunciare ad una parte delle proprie richieste pur di giungere alla pace? Lo so, ci si chiede, lo è Putin? Non è dato saperlo purtroppo ma va considerato realisticamente che è lui ad avere vantaggio. La cosa migliore da fare quindi e scegliere il terreno della diplomazia dandogli una via di uscita “onorevole” perché così si sarebbe a pari. Lasciare quindi ai tempi lunghi della politica di risolvere i problemi. Pensare di indebolirlo con lo scontro armato è troppo rischioso, se non illusorio secondo alcuni esperti, per essere considerata una opzione valida. Si è con Putin in questo modo? Non mi pare. Non si è neanche con coloro che gli oppongono una stessa volontà di dominio però. Né con Putin né con la NATO quindi, che non vuol dire “né con il popolo ucraino”. Chi non lo vuole capire o è interessato alla guerra o non è in grado di misurare i pericoli che sono impliciti ad una logica “interventistica”. Finisce con il cessare il fuoco l’obiettivo? No, con il negoziato va avviato un lungo processo atto a rendere le istituzioni internazionali, ONU in primo luogo, capaci di governare i conflitti impedendo le guerre e gli investimenti in armi, impedendo che ci siano “dominatori” con tendenze alla minaccia nucleare, a partire da Putin.