Il 13 aprile sit-in a Roma dei sindacati autonomi di polizia penitenziaria Sappe, Osapp, Sinappe e Uspp davanti al Ministero della Giustizia: “Proclamare stato di emergenza per carceri: MNinistro Cartabia non giri le spalle ai baschi azzurri!”. Di seguito la nota integrale.
Ancora una volta tornano a manifestare in piazza i sindacati autonomi del Corpo di polizia penitenziaria. Il 13 aprile 2022, SAPPE-OSAPP-SINAPPE-USPP manifesterano a Roma, davanti alla sede del Ministero della Giustizia, dalle 9 alle 13.
Spiegano gli organizzatori: “Saremo in piazza per chiedere al Governo di proclamare lo stato d’emergenza sulla situazione delle carceri italiane e per sollecitare la Ministra Guardasigilli Cartabia a prendere con urgenza provvedimenti per i “suoi” uomini e le “sue” donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti”.
“A Cartabia”, prosegue, “chiederemo di assumere urgenti provvedimenti per chi ogni giorno sacrifica le proprie famiglie, i propri affetti, le proprie passioni per assicurare, in condizioni precarie e difficili, lo svolgimento dei compiti istituzionali affidati. I poliziotti penitenziari aderenti a SAPPE-OSAPP-SINAPPE-USPP, i sindacati autonomi del Corpo, domani grideranno, sotto le finestre dell’ufficio del Guardasigilli, “basta!” a queste mortificazioni morali e professionali e sono pronti a fare sentire la loro voce davanti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed al Parlamento!”.
“Importante e urgente”, concludono, “è prevedere un nuovo modello custodiale. E’ infatti grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. E per abbattere l’apatia e l’ozio nelle celle i detenuti, invece, dovrebbero essere messi nelle condizioni di lavorare, anche a favore delle comunità territoriali con impieghi in attività socialmente utili. Ma non è certo lasciandoli ore a far nulla nelle celle e nei corridoi delle Sezioni che si favoriscono condizioni di trattamento e rieducazione come prevede la nostra Carta costituzionale”.