Sabato 23 aprile 2022 alle ore 10,30 nella sala conferenze Cestrim a Potenza è in programma l’Assemblea di Rifondazione Comunista Basilicata contro la guerra e l’aumento delle spese militari per la pace e la costituzione. Di seguito i particolari
L’assemblea nasce per confrontarci sulle ragioni del pacifismo e promuovere a livello regionale la convergenza di organizzazioni politiche e sociali verso l’opposizione alla guerra, al riarmo ed alle politiche guerrafondaie del governo Draghi.
Quali sono le cause della guerra in Ucraina? Mentre ciascuna delle parti in conflitto sostiene di rappresentare il Bene e la Civilità che si battono contro il male e la barbarie, noi pensiamo che questa guerra abbia origine dallo scontro tra opposte oligarchie, tra opposti nazionalismi e imperialismi, tra sistemi capitalistici in competizione, per la conquista di posizioni dominanti nel nuovo ordine mondiale che si va costituendo dopo la caduta del muro di Berlino.
Uno scontro in cui ilregime oligarchico di Putin, cui guardano per future alleanze paesi importanti sullo scenario mondiale, si è reso responsabile dell’invasione militare e di crimini di guerra ingiustificabili, di aver trascinato la Russia in una guerra fraticida in nome della sicurezza nazionale, della difesa delle minoranze russofone ma anche della rivincita sulla sconfitta dell’Unione Sovietica e delle mire espansionistiche da zar di tutte le Russie.
Dall’altra parte c’è ilblocco occidentaleguidato dagli Stati Uniti che perseguono, anche con le guerre che conducono direttamente o supportano, il dominio unipolare all’epoca della globalizzazione. Con la NATO che dopo la fine della guerra fredda invece di sciogliersi ha combattuto fuori e dentro l’Europa (nella ex Iugoslavia, in Iraq, in Afganistan, in Libia) e si allarga verso EST con proprie basi militari. Con l’Unione Europea che, pur facendo affari con il regime di Putin cui ancora oggi versa giornalmente centinaia di milioni di euro per l’acquisto di metano, si è allineata all’alleanza atlantica, rinunciando a quella autonomia politica necessaria a sostenere la convivenza pacifica sul proprio territorio e nelle aree Euroasiatica e Mediterranea. Con l’Italia consegnata di fatto dal governo Draghi e dalla maggioranza parlamentare di centrodestra e centro sinistra al ruolo di cobelligerante.
In mezzo c’è l’Ucraina, terra di confine tra Oriente ed Occidente, che oggi combatte una guerra per la legittima difesa della propria indipendenza ma anche una guerra per procura armata dal blocco occidentale, una guerra cui paga in ogni caso il più grande tributo in termini di vittime, profughi, distruzioni; in cui ha un certo peso un nazionalismo già responsabile della guerra iniziata nel 2014 contro le popolazioni russofone e russofile del Donbass e del riconoscimento di un ruolo politico e militare a organizzazioni neonaziste.
Che fare per fermare la guerra e preparare la pace?
Siamo contro la guerra! Per ragioni umanitarie ma anche perché facciamo riferimento agli ideali di fratellanza tra i popoli dell’internazionalismo ed ai principi della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista, che ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Chiediamoaiuti umanitariper il popolo Ucraino e l’accoglienza dei profughi di qualunque nazionalità, il ricorso al negoziato ad oltranza con tutte le parti in causa, per il cessate il fuoco nell’immediato e la preparazione di una Pace fondata su sicurezza comune, neutralità e disarmo, rispetto dei diritti umani, dei diritti universali delle persone e del diritto all’autodeterminazione dei popoli.
Convergiamo verso una opposizione politica e sociale! All’invio di armi, che getta altra benzina sul fuoco e fa aumentare il rischio di escalation verso il conflitto mondiale e nucleare. All’aumento delle spese militari, che preparano nuove guerre e sottraggono risorse alla spesa sociale. All’espansionismo ed all’egemonia della NATO. Alle sanzioni di guerra che colpiscono le popolazioni. Alle politiche che ostacolano una vera transizione ecologica, come il ritorno agli idrocarburi – che in Basilicata pagheremo direttamente con il rafforzamento delle estrazioni petrolifere – e il rilancio della produzione di cibo basata sullo sfruttamento di risorse irriproducibili, la chimica e l’ingegneria genetica. Per impedire il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dovuto alla guerra, mettendo un tetto all’aumento delle bollette e dei prezzi dei generi di prima necessità, adeguando i salari all’inflazione, introducendo il salario minimo e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, aumentando il prelievo fiscale sulle ricchezze realizzate grazie alla guerra o alla speculazione, ripubblicizzando beni comuni essenziali come l’acqua, riorganizzando l’intervento pubblico a partire dalle aree territoriali più danneggiate dalla crisi.