Gaspare L’Episcopia, componente del Consiglio direttivo Ente Parco della Murgia Materana, in una nota fa il punto sulla questione della chiusura delle chiese rupestri nel Parco della Murgia Materana. Di seguito il testo integrale.
Intervengo sulla questione della chiusura delle chiese rupestri nel Parco della Murgia Materana.
È necessario che la vicenda venga correttamente illustrata evitando non ben morigerate interpretazioni e semplici disamine. La comunità cittadina ha il diritto di conoscere l’esatta esemplificazione dei fatti per maturare il proprio convincimento scevro da qualsivoglia predeterminata congettura.
Nello specifico gli organi di stampa, nei giorni trascorsi, hanno riportato la notizia della grave chiusura delle chiese rupestri nel Parco della Murgia Matera in particolare dell’area di Murgia Timone. La chiusura, secondo alcuni, è derivata da non specificate eccezioni eccepite in seno al “Cda dell’Ente Parco circa la legittimità di ricorrere ad una gestione ponte delle chiese rupestri e del Cea”. Tale prospettazione è fuorviante e non veritiera. Personalmente, in seno al Cda dell’Ente Parco ho espresso, in più sedute, la mia preoccupazione, circa la corretta procedura da adottare per affidare temporaneamente, nelle more dell’espletamento del bando nonché nel pieno rispetto della normativa vigente in materia, la gestione delle chiese rupestri e del Cea. La discussione però non ha prodotto effetti definitivi né vi è stato uno specifico deliberato da parte del consiglio di amministrazione dell’Ente Parco. Conseguentemente ho appreso casualmente che “qualcuno” stava già procedendo alla definizione di un listino prezzi (che allego al presente comunicato stampa) riportante il tariffario per accedere ai siti rupestri sopra citati, senza che vi sia mai stata legittimazione giuridica da parte dall’organo deputato. Ho immediatamente chiesto chiarimenti e una convocazione urgente del Cda con la speranza di fare chiarezza su una questione che ha assunto connotati grotteschi. Premesso questo la comunità cittadina, gli operatori del settore e tutti coloro che vorranno godere delle bellezze del nostro patrimonio esigono delle risposte concrete. Pertanto la proposta, nel solco della trasparenza e della correttezza, che ho già presentato in seno al Consiglio direttivo e che riporto in questa sede, è quella di aprirci alla comunità cittadina garantendo la possibilità di acquisire candidature e manifestazioni di interesse, da parte di quei soggetti giuridici in possesso dei giusti requisiti nonché di una esperienza di gestione di analoghi siti rupestri che si propongono di gestire e salvaguardare, temporaneamente,le chiese rupestri di Murgia Timone e del Cea. Spero e auspico che pervengano più candidature che possano permettere all’organo giudicante di risolvere, in tempi brevi, la questione,con la speranza altresì che la valutazione delle proposte venga perpetrata con oggettività e precisione evitando favoritismi, personalismi e pindariche interpretazioni.
chiese rupestri di murgia timone – piano di gestione sperimentale