“Rocco Girasole, un giovane che muore per il lavoro”, incontro a Venosa. Di seguito la nota integrale.
Non c’è modo migliore per festeggiare il 1 maggio del parlare di Lavoro.
Ieri l’abbiamo fatto viaggiando sulla linea del tempo, con un sguardo al passato ed uno al presente.
Abbiamo ricordato un giovane morto per il lavoro nel lontano ’56, Rocco Girasole, un piccolo eroe della nostra storia locale.
Abbiamo ascoltato le preziose testimonianze di chi ha assistito al passaggio ad una nuova era, di chi per avere un pasto al giorno doveva aspettare di finire in carcere o rinunciare a studiare.
Oggi i “padroni” sono cambiati, non sono più i signorotti locali, i grandi proprietari terrieri, ma i fondatori delle multinazionali, ma la questione lavoro, mutatismutandis, è ancora irrisolta.
Ne abbiamo parlato con i nostri illustri ospiti analizzando le falle del sistema moderno.
Oggi 1 giovane su 4 né studia né lavora e qui al Sud la situazione è ancora più drammatica.
Abbiamo parlato del fallimento del meccanismo del Reddito di cittadinanza che più che creare occupazione ha rappresentato un alibi per l’ozio, dato che metà di coloro che ne beneficiano sono persone perfettamente utilizzabili.
Abbiamo discusso su quanto l’annosa questione della “fuga dei cervelli” dal nostro territorio sia connessa non solo alla mancanza del lavoro, ma soprattutto alla mancanza di servizi, infrastrutture, università, al cattivo funzionamento della sanità.
Per non dimenticare la desolante media delle 3 morti di lavoratori al giorno, per la negligenza, se non quando il dolo, di datori di lavoro troppo avidi che non investono nella sicurezza e nella formazione.
Il lavoro non è solo un diritto, un mezzo di realizzazione personale, ma è anche un dovere, un viatico essenziale per la crescita collettiva.
È per questo che dovrebbe stare sempre al centro del dibattito politico.
Grazie a quanti hanno partecipato e Michele Finizio, Angelo Larocca, Enzo Briscese e Canio Lagala per i numerosi spunti di riflessione.