Pasquale Doria Consigliere comunale di Matera Civica: “Perchè vanno adeguati i parcheggi non a pagamento: ecco cosa dice la Corte di Cassazione”. Di seguito la nota integrale.
Si contano ormai sulla punta delle dita di una mano le strade del centro senza strisce blu, in cui non ci sono aree di parcheggio a pagamento. Evidente l’intenzione di fondo, che va considerata, ovvero limitare il traffico nelle zone nevralgiche della città e, al contempo, abbattere le emissioni nocive dei gas di scarico nell’aria che respiriamo, oltre a incentivare l’uso del mezzo pubblico.
Andrebbe tutto bene se, però, l’informazione di chi decide la mobilità dei cittadini, interagendo con un suo diritto naturale, è al passo con le ultime decisioni maturate a livello giurisprudenziale.
A questo proposito, si segnala l’ordinanza della Corte di Cassazione n. 15678/2020, pubblicata il 23 luglio 2020 (sesta sezione civile della Cassazione) la quale perentoriamente stabilisce che, nella individuazione e delimitazione delle zone a sosta tariffata (strisce blu), il Comune debba dare prova ai cittadini, rispettivamente:
1) di aver garantito nell’area anche spazi adeguati per il parcheggio libero;
2) di aver, con una delibera di Giunta, escluso il parcheggio libero a causa delle condizioni di traffico nella zona.
Nell’ordinanza i giudici della Suprema Corte precisano che, “quando l’automobilista lamenta la mancata riserva di un’adeguata area destinata a parcheggio libero, è onere dell’ente dimostrare l’esistenza della delibera che esclude l’obbligo di garantire le strisce bianche accanto a quelle blu, ad esempio perché si tratta di zone a traffico limitato, aree di particolare rilevanza urbanistica oppure individuate dalla Giunta come caratterizzate da particolari esigenze e condizioni di traffico”.
Con spirito di fattivo dialogo, inviamo all’attenzione dell’Amministrazione comunale copia della citata ordinanza della Corte di Cassazione, sperando che se ne faccia buon uso. Tutto ciò, nella ovvia consapevolezza che non esiste provvedimento amministrativo che non possa essere migliorato a favore della qualità della vita dei cittadini.