Criticità Sanità del Materano, Francesco Paolo Francione: “Uguaglianza di diritti nella difesa della salute”. Di seguito la nota integrale inviata dal cittadino materano.
Qualche giorno fa, sulla stampa locale, veniva riportato il post della “signora Rosa” che raccontava le vicissitudini legate al ricovero del padre nell’ospedale Madonna delle Grazie di Matera e ne denunciava le disfunzioni: buoni professionisti appaiono allo sbando e non riescono a far fronte a tutte le esigenze dei cittadini nonostante gli sforzi per sopperire alla mancanza di personale.
Era da qualche tempo una “ vox populi” la lamentela per le disfunzioni delle strutture sanitarie lucane, e materane in particolare, ma oggi essa assume il profilo di un atto d’accusa formale, grave e puntuale con l’appello lanciato alle più alte autorità dello Stato dalla Presidente di Cittadinanzattiva di Basilicata- Tribunale del malato, Maria Antonietta Tarsia.
Perché una struttura sanitaria nuova e attrezzata, quale è l’ospedale Madonna delle Grazie di Matera, lascia un voluminoso strascico di lagnanza? Perché tante persone cercano fuori Regione la soluzione ai loro problemi di salute? Il Sindaco di Matera, con i sindaci della Provincia, avvertono la gravità del problema? I Dirigenti della ASM assicurano che “stanno lavorando”, ma la situazione non accenna a migliorare e anzi sembra volgere al peggio.
Proverei ad includere le risposte particolari che ognuno potrebbe dare a quelle sacrosante domande nel più ampio quadro prospettato in uno studio appassionato e accurato svolto da Ernesto Galli Della Loggia e Aldo Schiavone nella loro recente pubblicazione: “Una profezia per l’Italia- Ritorno al Sud, Mondadori 2021.
1. Da più di un decennio il Mezzogiorno è abbandonato a se stesso: tra 2008 e il 2018 la spesa dello Stato per gli investimenti nel Sud si è “più che dimezzata”; le regioni meridionali hanno perduto 5 milioni di residenti, tra flussi migratori e crollo della natalità, una media annua di 160 mila individui che decidono di trasferirsi altrove. E ciò, forse, anche perché nel Sud la “democrazia “ è in “uno stato di grave sofferenza”, come provato dallo scioglimento di numerosi Consigli comunali a causa della criminalità organizzata. ( Gli autori che per Matera e per la Basilicata hanno parole di elogio, facendone quasi un’ isola felice, non citano il Comune di Scanzano, sciolto nel 2019).
Oggi, da un’ Associazione che da molto tempo compare in prima fila in difesa dei diritti del malato, viene richiesto addirittura lo scioglimento del Consiglio Regionale di Basilicata, ai sensi dell’art. 126 della Costituzione.
2. Intervistando alcuni imprenditori e intellettuali della Calabria, gli autori riportano che “ era invece la Regione stessa, come centro di comando amministrativo e come erogatore di fondi pubblici, a determinare la vita della politica attraverso la formazione di una specie di partito unico trasversale della spesa e del sottogoverno, sviluppato e ramificato a ridosso delle risorse, e dei meccanismi istituzionali che le distribuivano”. In breve, non la politica controlla il potere, “ma il potere dà forma alla politica per la propria autoconservazione”.
Vale solo per la Calabria questo orribile rapporto capovolto tra politica e potere? Un quesito che ne trascina un altro. Ci si domanda, infatti, : nel cinquantennio in cui ha funzionato l’ordinamento Regionale , è migliorata la vita dei cittadini? E dopo la introduzione della legge costituzionale del 1999, sulla elezione diretta del presidente della Regione? (art, 122, ultimo comma). E dopo la modifica, nel 2001, del titolo V della Carta Costituzionale?
La risposta – dicono i due accademici- è “largamente e drammaticamente negativa”. E, a conferma, viene riportata la testimonianza di un uomo che è stato due volte Sindaco a Napoli e due volte Presidente di Regione Campania, l’on. Bassolino: “ C’è poco da fare. Non so altrove, ma nel Sud le Regioni non sono riuscite a imprimere nessuna spinta nuova . Hanno fallito, e dunque lo Stato deve almeno in parte riprendere il proprio ruolo” .
3. Un settore chiave in cui Lo Stato deve riprendere con rapide decisioni il suo ruolo è quello sanitario, perché qui ci sono stati “ sprechi, corruzione , particolarismi localistici, discredito e crisi della politica”..
La pandemia Covid 19 di questi ultimi due anni, poi, è stata, per il sistema sanitario italiano, un momento di “verifica spietata” che ha messo in evidenza “uno sconsiderato federalismo all’Italiana”, in cui ogni Presidente di Regione cercava di distinguere, correggere, integrare quanto previsto dagli organismi predisposti dal Governo centrale.
C’è stata, di fatto, ” un’erosione sistematica e conflittuale di funzioni e spazi che la Costituzione riservava allo Stato” e si è dovuto prendere atto che l’autonomia degli Enti locali “ è in conflitto con il principio di uguaglianza e con quello della sovranità della legge in uno stato democratico”.
Nei momenti peggiori della tragedia pandemica, quando i medici e tutto il personale sanitario veniva acclamato e incoraggiato, molti hanno sperato che si sarebbe cominciato a mettere mano al sistema sanitario con adeguati aggiustamenti atti a contenere quelle gravi deficienze che neppure l’abnegazione eroica del personale sanitario era riuscito a contenere. Lo si deve alla memoria dei morti e al dolore delle loro famiglie.
4. Nel Sud si verificano due fenomeni che compromettono in maniera pesante il funzionamento della democrazia: il primo, l’ Aporia della democrazia” , consiste nel fatto che “è assai difficile che i governanti siano mediamente molto diversi dal contesto che li ha eletti”. E, quindi, non hanno né capacità né volontà di cambiare; il secondo è la “fittizia alternanza di schieramenti” che si realizza tra una elezione e l’altra, senza che si riesca mai a mutare la sostanza delle cose.
E’ urgente, quindi, un intervento risolutore dello Stato, a meno che – e questo è un dubbio del sottoscritto – anche per il governo centrale del paese, non debbano essere tenute presenti quelle limitazioni( l’aporia della democrazia e le alternanza fittizie) che appesantiscono il funzionamento del sistema democratico.
Bisogna, allora, arrendersi all’ evidenza che “ la cittadinanza repubblicana non può essere la stessa” a Nord e a Sud d’Italia? Assolutamente NO.
Ed è per questo che i Materani rivolgono un appello al Ministro della Salute che è lucano e dovrebbe conoscere abbastanza le dinamiche politiche della Regione: si adoperi perché lo Stato riesca a creare le condizioni per la “ costruzione effettiva di un’unica cittadinanza per tutti gli italiani”.
A Matera e a Reggio Calabria ci si possa curare come a Bologna e a Milano.