Liquidità alle imprese, la Giunta approva convenzione con banche. Il provvedimento mira ad alleggerire gli effetti, sempre più stringenti, di vincolo della finanza pubblica, segnatamente al Patto di stabilità interno
Assicurare liquidità alle imprese creditrici della Regione Basilicata. Si pone questo obiettivo lo schema di Convenzione approvato oggi dalla Giunta regionale che consentirà, d’intesa con banche e intermediari finanziari, di assicurare la liquidità alle imprese creditrici della Regione Basilicata attraverso la certificazione del credito per la successiva cessione ‘pro soluto’ a favore di banche e intermediari finanziari.
Attraverso lo strumento della cessione e la certificazione dei crediti, il provvedimento ha lo scopo di facilitare l’accesso al credito di imprese creditrici dell’ente, in un contesto economico particolare che richiede, appunto, strategie a favore delle imprese.
In questo senso, il provvedimento mira ad alleggerire gli effetti, sempre più stringenti, di vincolo della finanza pubblica, segnatamente al Patto di stabilità interno.
Con la sottoscrizione della convenzione, le banche e gli intermediari finanziari si impegnano a soddisfare tutte le richieste delle imprese creditrici che ne abbiano diritto in base alle condizioni applicabili ai fornitori per le cessioni di credito ‘pro soluto’.
“Siamo al punto limite di una vicenda che rischia di mettere in discussione con ogni evidenza il rapporto fra imprese, cittadini ed amministrazioni”. E´ stata impietosa l´analisi sull´andamento del Patto di Stabilità che il presidente della Regione Vito De Filippo ha presentato al Consiglio Regionale nel corso della relazione che ha voluto presentare in aula per fare il punto su questo tema scottante. Una relazione che non ha mancato di presentare tutti gli elementi tecnici che, nel tempo, hanno portato ai problemi odierni.
“Abbiamo il dovere – ha spiegato De Filippo – di essere consapevoli di come il nostro continente ci ha condotto alla situazione attuale in termini economici e finanziari, non trascurando di accertare le responsabilità del governo nazionale nelle varie fasi di applicazione del Patto di stabilità provando a capire come muovere in avanti i nostri margini di autonomia”.
Il presidente è partito dalle previsioni del Trattato di Maastricht, teso a mantenere il rapporto deficit/Pil al di sotto del 3 per cento, ma ha osservato che “la decisione assunta dal Governo di controllare la spesa di Regioni ed Enti Locali non rappresenta, tuttavia, la mera applicazione tecnica del Trattato di Maastricht, come solitamente si argomenta a giustificazione di dette scelte, considerato che il predetto patto impone, appunto, i vincoli sui saldi e non sulle spese”. Tuttavia, ha spiegato De Filippo, “le disposizioni contenute nelle leggi finanziarie in ordine al Patto di stabilità interno, costituendo principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica in base agli artt. 117 e 119 della Costituzione, sono riservate alla potestà legislativa statale e pertanto non possono in alcun modo essere derogate, risultando vincolanti anche per la potestà legislativa concorrente delle Regioni”.
“L´Amministrazione regionale – ha sottolineato il presidente – non ha mai mancato, finora, l´appuntamento del raggiungimento degli obiettivi di volta in volta fissati dallo Stato”, anche perché sforare i tetti assegnati comporterebbe sanzioni durissime, quali l´obbligo di versare allo Stato l’importo corrispondente alla differenza tra il risultato registrato e l’obiettivo programmatico predeterminato, limitazione al livello più basso del triennio degli impegni per le spese correnti, impossibilità di ricorrere all´indebitamento per gli investimenti, blocco di tutte le assunzioni, oltre a sanzioni dirette ad amministratori e dirigenti.
Sarebbe, quindi, dannoso sforare il patto, ma rispettarlo pone problemi e difficoltà. Difficoltà che si aggravano per i territori impegnati in programmi con finanziamenti comunitari. “Mentre nei primi anni di applicazione del Patto – ha sottolineato De Filippo – tali spese erano totalmente detraibili, si è poi passati ad una detrazione consentita per la sola quota UE, mentre le restanti quote Stato e Regione rimangono soggette al tetto di spesa. Ciò significa che ogni qualvolta si disponga il finanziamento di un´opera con fondi a carico della programmazione comunitaria, una parte di tale spesa, pari al 60 per cento, è comunque vincolata al rispetto delle norme in materia di Patto di Stabilità, con tutte le conseguenze correlate sia ai tempi di attuazione dei programmi comunitari, sia al rispetto dei vincoli di spesa per evitare di perdere i finanziamenti comunitari”.
Ma l´aggravamento dei vincoli del “Patto” non ha riguardato i soli programmi comunitari. “Ciò che emerge dall´analisi delle norme statali che si sono succedute negli anni – ha affermato De Filippo – è una persistente penalizzazione degli enti. Con il passare degli anni i vincoli sono stati sempre più stringenti in quanto le voci di spesa che non erano soggette a vincoli si sono oltremodo ridotte. Inoltre con il passare degli anni, le norme in materia di Patto sono passate da un iniziale controllo solo della spesa corrente ad un controllo sempre più stringente della spesa in conto capitale. Proprio la spesa per investimenti – ha osservato il presidente – in questi due ultimi anni è di fatto quella che maggiormente si deve ridimensionare per permettere di rispettare i tetti di spesa”.
E quanto ai tetti degli obiettivi programmatici assegnati alla Basilicata, De Filippo ha evidenziato attraverso i dati come, nel corso degli anni, si siano progressivamente abbassati. Si è passati, per quel che riguarda la competenza, dai 927 milioni previsti per il 2007 ai 697 del 2012, mentre per quel che riguarda il bilancio per cassa, l´obiettivo è sceso dagli 800 milioni del 2007 ai 588 dell´anno in corso. Un problema che, però, non riguarda la sola Basilicata che, di contro, può quasi essere considerata “privilegiata” nel rapporto con le altre Regioni. Per il 2011, ad esempio, la Basilicata con i suoi quasi 590mila residenti, si è vista assegnare un tetto di cassa pari a 628 milioni, a fronte dei 2.702 milioni assegnati alla Campania, che con 5 milioni e 833mila residenti ha una popolazione quasi 10 volte più grande di quella della Basilicata e, del milione 373mila euro assegnati alla Puglia con i suoi oltre 4 milioni di residenti, i 3 milioni 557mila euro della Lombardia, che conta quasi 10 milioni di residenti, e i 592mila euro dell´Umbria, più popolosa della Basilicata con 906mila residenti.
Ma il presidente De Filippo ha chiaramente indicato che la Basilicata non è disposta ad accontentarsi di un “meno peggio”. “Serve un´azione corale e collaborativa di tutti i livelli istituzionali – ha ammonito – evitando dannosi scaricabarile e inquadrando le nostre azioni in un quadro di riferimento nazionale ed europeo che ho provato a descrivere”. E De Filippo ha spiegato che “un primo, minimo risultato si è raggiunto, proprio quest´anno con l´inserimento di un miliardo di detrazione dal calcolo del patto nazionale voluto dal ministro Barca che aggiungerà una prevedibile altra cifra assegnata alla Basilicata per gli interventi per favorire lo sviluppo, e quindi quelli cofinanziati dalla UE, di altri 21 milioni di euro”.
Ma, intanto, la Regione fa quanto nelle proprie possibilità. Il presidente ha indicato le azioni che la Regione già sta mettendo in campo per mitigare gli effetti del Patto di stabilità, a partire dalla definizione delle priorità di spesa che, oltre a tener presente le spese per il personale, punta a privilegiare le spese per gli investimenti, per i programmi comunitari, i trasferimenti ad enti locali ed enti strumentali e gli interventi per i soggetti deboli (programma Copes, assegni di cura, fondo per non autosufficienti).
E la Regione ha messo in campo anche “il Coordinamento interistituzionale del patto di stabilità composto da rappresentanti della Regione, dell´ Anci regionale e delle due Province. Questo Coordinamento interistituzionale – ha detto De Filippo – ci deve dare i dati degli enti che sono soggetti al patto e cioè i 32 Comuni al di sopra dei 5000 abitanti e le due Province per provare a spingere fino al limite delle nostre possibilità e responsabilità la cosiddetta verticalizzazione del patto, cioè il trasferimento di parte dei propri pagamenti in conto capitale e i propri impegni di spesa corrente, sulla base di esperienze analoghe con cui la Regione, già negli scorsi anni, ha trasferito quote della propria capacità di spesa ad alcuni Comuni lucani per consentire la realizzazione di propri programmi . Questo meccanismo per il regime sanzionatorio pretende grande responsabilità e lealtà fra gli attori istituzionali”.