La Corte Costituzionale boccia la Basilicata che blocca le rinnovabili. Illegittimo il tentativo di imporre ostacoli burocratici e normativi alla diffusione delle fonti energetiche rinnovabili. Di seguito la nota integrale.
Legambiente: “Non esiste alternativa: la Regione Basilicata programmi con serietà e responsabilità la propria transizione energetica fondata sulle fonti pulite e l’efficienza energetica definendo subito una strategia regionale d’uscita dalle fonti fossili. Ottima la proposta del neo-assessore regionale all’Ambiente Latronico di convocare una conferenza regionale sulla transizione energetica”. Di seguito la nota integrale.
Con sentenza del 13 maggio scorso, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima, quindi anticostituzionale, la Legge della Regione Basilicata n. 30 del 26 luglio 2021 in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili. Una legge che, come più volte sottolineato da Legambiente fin dalla fase di discussione della stessa, interpreta in maniera inequivocabile quella posizione, spesso viziata da approccio ideologico, di blocco e contrasto nei confronti delle fonti rinnovabili che ha caratterizzato l’azione politico-amministrativa della Regione Basilicata negli ultimi anni, con il supporto decisivo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.
“Infatti – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – la Corte Costituzionale sottolinea, con la sentenza 121/2022, che la legge regionale 30/2021 contiene elementi che contrastano con i principi fondamentali della materia «produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia» rispetto ai quali le norme statali garantiscono l’«esigenza di potenziare le fonti rinnovabili in virtù della loro naturale vocazione a preservare l’interesse ambientale e garantire la produzione di energia, contemperando il massimo sviluppo delle fonti rinnovabili con l’istanza, potenzialmente confliggente, della tutela del territorio, nella dimensione paesaggistica, storico-culturale e della biodiversità»”.
Nello specifico la Corte Costituzionale ha ritenuto che siano illegittimi gli articoli della legge 30/2021 in cui si impone un limite massimo di 3MW per gli impianti fotovoltaici di grande generazione (esclusi siti industriali, cave, discariche e siti contaminati in cui il limite è 10 MW) e la modifica dei requisiti tecnici minimi e anemologici contenuti nel Piano Energetico Regionale per impianti eolici di grande generazione.
“In sostanza – continua Lanorte – nella sentenza si sancisce che le disposizioni normative approvate dalla Regione Basilicata quasi 10 mesi fa costituiscono una compressione di un principio che non solo opera sul piano nazionale, ma che è anche il riflesso dei vincoli imposti dalla normativa dell’Unione europea, così come degli obblighi assunti a livello internazionale con la Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto nel 2002 e la Ratifica ed esecuzione dell’Accordo di Parigi nel 2016 nel comune intento di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra”.
“Come già successo nel recente passato con altre norme emanate in materia dalla Regione Basilicata e successivamente impugnate – sostiene ancora Lanorte – si rinnova il tentativo di imporre requisiti e vincoli inderogabili più restrittivi rispetto alla normativa vigente con lo scopo evidente di condizionare gli iter autorizzativi degli impianti da fonte rinnovabile o precludere l’esito positivo della valutazione del progetto. Ciò impedisce o perlomeno limita fortemente gli spazi per la valutazione nel merito dei progetti”.
“L’ennesima bocciatura che la Basilicata subisce sulla normativa in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili – sostiene Lanorte – conferma che sia necessario un netto cambio di registro. Non ha nessun senso ostacolare e bloccare la diffusione delle fonti energetiche pulite con norme contrarie ai parametri costituzionali e una burocrazia immobile ed inefficiente. Non servono i blocchi imposti aprioristicamente dalla Soprintendenza, come verifichiamo continuamente. Bisogna invece procedere con una definizione chiara e puntuale delle aree idonee e delle aree inidonee per le rinnovabili ma senza imposizione di vincoli generici; aggiornare il Piano d’Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (PIEAR) in modo che sappia cogliere gli aspetti legati alla transizione energetica oltre che a recepire un approccio più orientato a valorizzare le filiere energetiche; costruire gli strumenti per favorire la partecipazione e il dibattito pubblico per superare le sindromi Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato); definire un sistema di regole in grado di garantire la piena trasparenza rispetto agli incentivi, alle autorizzazioni e ai soggetti titolati ad accedervi, rafforzando e rendendo così quanto più impermeabile possibile il settore delle rinnovabili ai fenomeni d’infiltrazione e di condizionamento illegale e mafioso. E bene fa l’Assessore all’Ambiente Latronico a voler programmare a breve una conferenza regionale sulla transizione energetica in Basilicata”
“Non c’è altra strada – conclude Lanorte. La Basilicata deve scegliere un futuro energetico incentrato su fonti rinnovabili ed efficienza e non fermare la rivoluzione energetica in atto, definendo subito una strategia regionale d’uscita dalle fonti fossili. Aprire, quindi, una nuova fase nella generazione energetica, con produzioni pulite e distribuite, integrando lo sviluppo delle fonti rinnovabili con le più efficienti tecnologie di produzione e stoccaggio dell’energia elettrica, accumuli, pompaggi e reti intelligenti”.