Meritocrazia Italia: “Si dia lavoro, non assistenza. No al reddito di cittadinanza così com’è oggi”. Di seguito la nota integrale.
Dopo anni dall’attivazione dello strumento, il reddito di cittadinanza è ancora al centro delle discussioni.
La misura, infatti, per come immaginata e, di più, per come attuata, non convince.
Nelle attese iniziali, avrebbe dovuto essere un importante mezzo di contrasto al fenomeno della povertà e dell’emarginazione sociale. Eppure, oggi si assiste ancora allo scenario desolante di povertà dilagante, di alto livello di inoccupazione, di affannosa ricerca di lavoratori da parte delle imprese di ogni settore, di grave aumento di lavoro nero. Senza contare il margine di potenziale illegalità sotteso al beneficio illegittimo ed illecito della misura.
Nel suggerire un ripensamento del beneficio, Meritocrazia Italia propone da sempre la trasformazione del ‘reddito di cittadinanza’ in ‘reddito di inserimento’, finalizzato all’avviamento al lavoro, con la previsione di una durata non superiore ai 18 mesi, con predisposizione di una banca dati informatica nazionale, ossia di un sistema informatizzato di matching domanda/offerta, e sburocratizzazione della c.d. economia on demand.
Ha inoltre già messo in evidenza la necessità di ripartire dalla riorganizzazione dei Centri per l’impiego, oggi poco efficienti, anche per carenza di organico, nel ricollocamento dei percettori, anche sfruttando le competenze acquisite dalle agenzie interinali e mettendo in condivisione, con adeguati accordi negoziali, i loro database, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Si propone altresì di
– operare un miglior controllo preventivo di legittimità sulla spettanza, al fine di evitare il versamento e la successiva interruzione (come avviene oggi) impedendo allo Stato di avere la ripetizione di somme impropriamente attribuite (a beneficio dei c.dd. ‘furbetti’);
– riparametrare gli importi in base al diverso costo della vita tra Nord e Sud e al numero dei componenti del nucleo familiare al quale viene erogato, evitando di penalizzare le famiglie numerose;
– inserire il contratto a tempo determinato tra le offerte di lavoro ritenute ‘congrue’ dallo Stato, la cui accettazione interrompe l’erogazione dell’assegno;
– ampliare gli incentivi previsti per chi assume percettori di reddito di cittadinanza, con semplificazione nell’applicazione e risparmio effettivo per le aziende;
– implementare il ricorso ai percettori da parte degli enti locali per lo svolgimento di attività di interesse collettivo, sin dalla prima percezione del sussidio;
– prevedere un sistema di trasmissione dei dati di offerta lavoro delle agenzie al sistema centrale del ANPAL nazionale, abbattendo in tal modo anche il fenomeno della fittizia intermediazione;
– introdurre la contribuzione virtuale per tutti i settori commerciali (non solo nell’edilizia) e a prescindere dalle ore di lavoro per cui si assume;
– implementare la lotta al sommerso attraverso azioni di controllo incrociato che si basino anche, ma non soltanto, su dati relativi al consumo e al tenore di vita goduto, e con inasprimento delle sanzioni a carico del datore di lavoro;
– riformare integralmente il sistema di formazione lavorativa, mediante l’adozione di un sistema di preparazione dei lavoratori che sia concreto, non astratto, adeguato alle esigenze del mercato e dei singoli territori, nonché in linea con le effettive richieste di lavoro, mestieri e professionalità mancanti, con destinazione di specifiche risorse ed incentivi al recupero delle antiche maestranze, e dunque rivedere i modelli di praticantato e/o tirocinio in essere, per garantire maggiore utilità formativa e migliori opportunità di assunzione.
Stop war.