Espedito Moliterni, referente regionale della Società Italiana di Igiene: “Acque destinate al consumo umano: non trascurare alcun segnale di allarme. il caso della diga del Camastra. Di seguito la nota integrale.
Su alcuni organi di stampa sono state pubblicate le ultime analisi effettuate da ARPAB sulle acque superficiali degli invasi del Camastra, di Monte Cotugno e del Pertusillo che, come è noto, costituiscono la principale fonte di approvvigionamento di acque potabili destinate ai cittadini lucani e non solo.
Mentre per il Pertusillo i parametri ricercati sono risultati conformi alla normativa di riferimento, per l’invaso di Monte Cotugno i parametri relativi ai coliformi totali, ai tensioattivi, ai fosfati e al tasso di ossigeno disciolto sono risultati superiori ai limiti previsti dal decreto legislativo n. 152/2006.
A questo proposito, va subito precisato che la Legge n. 31 del 2001 (norma che disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano, prescrivendo i limiti da non superare per ciascuna sostanza in esse contenute) prescrive che i suddetti parametri vengano ricontrollati dopo i relativi processi di depurazione e prima che le acque vengano rese disponibili al consumo umano. Cosa che sicuramente avviene in quanto gli organismi preposti provvedono a numerosi controlli per verificare il corretto funzionamento dei sistemi di depurazione per rendere le acque potabili. Pertanto, non vi è alcun motivo per allarmarsi.
Qualche riflessione in più meritano i risultati delle analisi eseguite da ARPAB sulle acque superficiali della Diga del Camastra; in questo caso, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, il parametro risultato superiore alla norma è quello relativo agli idrocarburi disciolti ed emulsionati.
Contrariamente a quello che avviene per i parametri precedentemente descritti, la succitata Legge n. 31 del 2001 non prevede la ricerca degli idrocarburi a valle dei processi di depurazione delle acque, prima che le stesse vengano destinate al consumo umano e quindi è evidente che, in tale contesto, la prudenza e la cautela suggerirebbero di escludere ogni possibilità che possano essere presenti tracce di idrocarburi nell’acqua che sgorga dai nostri rubinetti.
La domanda nasce spontanea: vista la presenza di idrocarburi nelle acque superficiali del Camastra, non sarebbe auspicabile ricercare gli idrocarburi anche a valle dei processi depurativi, prima che le acque di quella diga vengano rese disponibili al consumo umano, come avviene per gli altri parametri, pur se la normativa di settore non lo prevede?
Ed ancora: si ritiene che un maggiore controllo delle matrici ambientali ed alimentari, qualora si presentino situazioni di un eventuale rischio, come quella appena descritta, sia fondamentale per la prevenzione e per la tutela della salute pubblica?
E in ultimo: non è il caso di dare una svolta alle politiche di prevenzione, cercando di sforzarsi di uscire da una gestione per scomparti stagni, dal momento che è sempre più chiaro che l’insorgenza delle malattie è strettamente correlata ai contesti ambientali, sociali ed economici?
Si spera in una risposta positiva da parte dei nostri organismi politico amministrativi.