Trasferimento attività sanitarie di Venosa, Fp Cgil: “Perché si chiude la sede di via roma? Quali scelte sanitarie e organizzative?”. Di seguito la nota integrale.
Registriamo con soddisfazione che è in corso il trasferimento delle attività sanitarie del presidio ospedaliero di Venosa nella loro sede ospedaliera originaria in via Appia. Speriamo senza ulteriori battute di arresto, come all’indomani dell’annuncio della ripartenza di novembre 2021. Finalmente si pone rimedio a una scelta che, sull’onda emotiva dell’emergenza Covid, ha disarticolato, senza alcuna ponderazione, il servizio sanitario dell’area del Vulture-Melfese, convertendo il presidio ospedaliero di Venosa in ospedale Covid.
Come Fp Cgil da subito, a marzo 2020, chiedemmo, inascoltati, di far convivere presso il nosocomio venosino il reparto Covid e le altre attività, evitando la dislocazione di importanti e rinomate unità operative, quali la rinomata oculistica, che ha dovuto, senza una sala operatoria in loco, ridurre drasticamente la propria attività operatoria, con la conseguenza di lunghe liste d’attesa, o la dialisi, con pazienti costretti a recarsi presso l’Irccs Crob di Rionero, o anche il centro Alzheimer, con i pazienti abbandonati letteralmente a se stessi. Apprendiamo, tuttavia, nello stesso tempo che sono state disposte ulteriori movimentazioni di personale e servizi per effetto delle quali tutte le attività e i servizi attualmente resi presso la storica sede dell’Asl di via Roma, verranno concentrati presso la sede di Via Di Chirico con la chiusura e l’abbandono definitivo della struttura di via Roma.
La sede di via Roma ha spazi di gran lunga superiori a quelli di via Di Chirico, dispone di ambienti ampi e idonei utilizzabili per attività amministrative, sanitarie e/o socio sanitarie; dispone, inoltre, di spazi utilizzati per magazzini e archivi (amministrativo, tecnico, invalidi civili) e che per le quali, a quanto ci risulta, la direzione Asp non ha previsto nessuna sistemazione alternativa e che, se abbandonati, sarebbero in breve inutilizzabili.
Nel periodo emergenziale la sede di via Roma, grazie alla sua capienza, ha permesso almeno di proseguire, ad esempio, le visite oculistiche, tamponando in parte i disservizi ai pazienti; ha accolto la farmacia ospedaliera, il servizio di protesica, l’ADI, ambulatori di pediatria e di neurologia, oltre alle attività veterinarie e amministrative già contenute, confermandosi una risorsa strategica per l’Azienda Sanitaria di Potenza e per le Comunità del territorio.
La sede di via Di Chirico, di contro, struttura che dispone di meno di un terzo della superficie utilizzabile di via Roma, nata come edilizia residenziale privata e adattata a sede per uffici con limiti funzionali e strutturali; un esempio per tutti, manca tuttora di dispositivi come la scala di emergenza e sicurezza.
Riteniamo incomprensibile la scelta di dismettere la sede di via Roma, struttura funzionale e finanche di prestigio storico e architettonico, di proprietà dell’Asp. Per farne cosa? Non vorremmo che tale decisione, se confermata dai fatti, fosse dettata dal rincorrere qualche “interesse particolare”, ben distante dal perseguimento degli interessi generali. Riteniamo, pertanto, che tale decisione debba essere rivista ed in ogni caso chiediamo di conoscere le ragioni che ne sarebbero alla base e i conseguenti risvolti organizzativi sui servizi sanitari e amministrativi presenti nella città di Venosa. Invitiamo, infine, l’Azienda sanitaria a chiarire se all’ospedale di Venosa ripartiranno tutti i servizi presenti nel pre Covid e con quali tempistiche.