La crisi del comparto agricolo interessa tutti noi e deve riguardarci da vicino perché su questo tavolo si discutono temi seri, importanti, soprattutto per la nostra salute; per ciò che mangiamo. E’ proprio così, c’è da chiedersi veramente di cosa ci nutriamo e se le scellerate logiche economiche condizionano anche il nostro pane.
Quel che è certo è che si stanno compiendo vere e proprie truffe in danno di cerearicoltori e consumatori.
Al proposito voglio invitare i lettori ad una riflessione: il prezzo del grano forse non ha mai raggiunto livelli così bassi rapportati al costo della vita, un quintale di grano costa poco più di 14 euro, con questi prezzi l’agricoltore non riesce a coprire i costi di produzione, quest’anno molti rinunceranno a seminare.
Ma la cosa più drammatica è che nonostante il basso prezzo, i nostri agricoltori, lucani e pugliesi, non riescono a vendere il loro raccolto perché i potenti ed onnipotenti commercianti di cereali, quelli che fanno i prezzi, preferiscono acquistare all’estero, tanto che stoccato nei silos vi è ancora grano del 2008.
Ed allora è legittimo chiedersi: ma cosa acquistano? Da quali paesi? A quali prezzi? Che garanzie abbiamo sulla qualità del prodotto?
La risposta che da preparato osservatore del settore posso dare è: “NESSUNA”.
Immense navi cariche di grano duro provenienti da “misteriosi paesi”, scaricano migliaia di tonnellate di prodotto nei porti del sud, questo non solo deve costare meno (14 €), ma deve anche limare il costo del trasporto, intanto il nostro prodotto in pochi mesi ha avuto una perdita del 40%, mentre né pane, né pasta subiscono riduzioni.
Questo è l’aspetto economico per il quale gli analisti del settore potranno dire ed imbrogliare, ma la questione seria è il limite delle microtossite che il regolamento nr. 1881/2006 dell’Unione Europea, ha elevato da 1000 a 1750 ng/g. Le macrotossine che, per gli addetti ai lavori, sono note sotto l’acronimo di OTA (ocratossina) e DON (deossinovalenolo), sono altamente tossiche e cancerogene. La dose giornaliera tollerabile è molto bassa e varia da 0,3 a 0,9 microgrammi al giorno.
I cereali rappresentano la fonte principale di contaminazione da ocratossina, il vino è, secondo gli esperti, in seconda posizione.
Quindi la domanda da porsi è quella del perché l’Unione Europea nel 2006 ha quasi raddoppiato il limite massimo di macrotossine per la commerciabilità di cereali?
A questa domanda vi sono una miriade di risposte, io dico semplicemente che questa normativa ha aperto la strada al commercio di cereali tra il nostro paese ed il resto dei paesi produttori di cereali, ma questi non sono il Canada o gli Stati Uniti.
In questi ultimi paesi il prezzo di mercato del grano è di 52 dollari, (35 € circa), se ci aggiungiamo il trasporto, 4 € al quintale, comprendiamo bene che nei nostri porti di grano americano non ne arriva; quindi come si può ben capire le logiche economiche hanno ben altri canali.
In verità, riflettendo sui prezzi mi sorge il sospetto, che gran parte del grano scaricato nei nostri porti, credo non abbia nulla a che fare con l’alimentazione umana. Mi convinco, rifacendomi ad un semplice ragionamento logico, che non ha senso parlare di mercato di fronte alla salute pubblica, non vorrei che vengano scaricate sementi con elevato contenuto di tossine, invendibili altrove, destinate all’uso animale e poi nei meandri dei tanti passaggi si perdano le tracce per poi effettuare opportuni miscugli col grano prodotto nella nostra terra, non dovremmo stupirci più di tanto, siamo stati abituati a ben più gravi scandali.
In ultimo tra i tanti interrogativi che pongo alla gente del sud che di cereali ci campa, è quello del nostro pane, quello di Altamura, di Matera, la nostra tanto decantata pasta, con quale semola viene prodotta?
Ma siamo convinti che si possa parlare ancora di pane di Altamura e Matera, fatto con la semola della nostra terra?
Non mi meraviglierei più di tanto se ancora una volta intorno al cibo per eccellenza si consumasse l’ulteriore truffa.
Adriano Pedicini Consigliere Comunale PdL