Vertenza ex TIS, USB chiede incontro urgente all’assessore regionale alle attività produttive Alessandro Galella. Di seguito la nota integrale.
I primi mesi dell’anno 2020, fino al blocco delle manifestazioni a causa del rischio sanitario, sono stati caratterizzati anche dalle proteste dei TIS che per giorni hanno chiesto la modifica del piano regionale che li vedeva assegnati alle aziende del terzo settore. Paventavano, dopo il lavoro nero legalizzato presso gli enti, un ulteriore periodo di precariato in cui si sarebbero avvantaggiati del loro lavoro e delle risorse pubbliche le aziende che, o per l’utilizzo di persone svantaggiate o per i servizi diretti allo stesso tipo di platea, sono subentrati nella gestione di tante attività pubbliche esternalizzate, aumentandone i costi e diminuendo i diritti dei loro soci/dipendenti.
Ignorando i chiari interessi e le richieste delle persone coinvolte e che da tempo stanno chiedendo di restare presso gli enti pubblici anche prestando attività socialmente utili piuttosto che come tirocinanti, dalle cronache di questo ultimo periodo apprendiamo che codesto assessorato si prepara a portare avanti il suddetto progetto ,appoggiato dalle organizzazioni sindacali regionali CGIL CISL e Uil ,che già in passato a gran voce ne chiedevano il completamento, coro cui si aggiunge l’adesione di presunti coordinamenti rappresentativi .
Torniamo a chiedere di prevedere la continuazione delle prestazione dei TIS presso gli enti dove sono stati utilizzati da anni, trovando anche quella identità sociale che dovrebbe essere lo scopo perseguito da questi interventi contro l’esclusione.
Inoltre giova ripetere che le tante difficoltà create a questi cittadini, le imposizioni di scegliere tra TIS, reddito minimo di inserimento e reddito di cittadinanza avrebbero potuto essere evitati se tali misure fossero state oggetto di una intesa tra regione e ministero del lavoro al fine di una erogazione integrata con le misure nazionali, come previsto da decreto legge n. 4/2019 sul reddito di cittadinanza, invece di metterle in concorrenza.
Chiediamo che finalmente si metta mano alla legge regionale sull’individuazione della platea storica degli LSU. Emanata nel 2001 avrebbe dovuto portare allo svuotamento della stessa e consentire la prosecuzione. Ad oltre venti anni di distanza il ricorso a forme di lavoro socialmente utile è continuato e, anche se diversamente denominato, non può non vederci impegnati ad un reale superamento dello stesso, ma difendendo e valorizzando il ruolo dei tanti lavoratori coinvolti.