Risultati Elezioni Comunali 2022 in Basilicata, intervento Antonio Rubino, Responsabile enti locali Italia Viva Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Tutto come consuetudine: anche in questa tornata elettorale per il rinnovo delle amministrazioni in molti Comuni, non si sfugge dal rito della vittoria di tutti. Non c’è partito che non si intesti i successi anche in caso di evidenti sconfitte di liste, di progetti e di scelte. Voglio andare controcorrente partendo dal concetto che una forza politica responsabile, deve far partire le analisi dalla concretezza di ciò che si è realizzato e dalle prospettive concrete di ciò che si può costruire rispetto al risultato delle urne.
Non posso non sottolineare quindi la riconferma del nostro coordinatore provinciale, Fausto De Maria per il terzo mandato da sindaco a Latronico. Fausto, al netto delle appartenenze politiche, è stato un ottimo Sindaco e sono certo lo sarà ancora per i prossimi 5 anni alla guida di una comunità importante e molto esigente. Non è facile essere eletto Sindaco ed è complicatissimo essere riconfermati perché la fascia tricolore ha un peso enorme nei nostri Comuni dove il rapporto tra persone viene prima delle bandiere e dove le risposte amministrative devono essere puntuali nonostante le tante difficoltà che si devono affrontare, come è accaduto negli ultimi anni con una emergenza pandemica e sanitaria che ha messo in ginocchio intere nazioni. Ricordo, per prima a me stesso, che il Sindaco di una comunità viene scelto sulla base di una proposta, sulle competenze e soprattutto sulla base della politica fatta davvero sul campo (per chi evidentemente si ripropone). Non esistono scorciatoie nelle elezioni comunali nei Comuni che contano poche migliaia di abitanti.
Il punto che mi appare evidente, su un piano politico, è che queste elezioni amministrative ci dicono che esiste una nuova prospettiva per arginare i dannosi estremismi e i populismi. Mi riferisco a quello che non è più una novità: esiste ed è in crescita un centro riformista che appare sempre più determinante. In tale contesto Italia viva si rafforza con nuovi eletti su tutto il territorio regionale, attraverso un fermento che è elaborazione di un pensiero moderato, riformista ed europeista. Dall’altro lato segna il passo quel pasticciato e improbabile “abbraccio escludente” tra Pd e Movimento 5 stelle arrivato al suo minimo storico. Ed è un bene, anche se fuori tempo massimo come hanno dimostrato i risultati delle urne, che nel Pd ora ci si stia accorgendo che quel fantomatico campo largo del centrosinistra troppo spostato sul populismo e sul giustizialismo non ha ragione di esistere.
Il tema politico però rimane: l’aggregazione di forze che non cambiano idea sui valori a ogni sondaggio e che si basano sulla concretezza di idee radicate sulla riflessione e non sul ‘ciò che conviene al momento’, va avanti e non potrà più essere fermato da lotte di retroguardia. Il futuro è di quei soggetti politici che camminano sulle gambe di amministratori che ogni giorno vivono e affrontano i reali temi con relativi problemi dei cittadini. Bisogna proseguire con sempre più decisione nel costruire un’identità senza attardarsi nel discutere ancora di spartizione di posti tra correnti. Alla Basilicata serve una classe dirigente in grado di affermare una identità precisa per governare. E la si deve costruire adesso, dal basso e con umiltà, non all’ultimo momento con il Cencelli.
Chiudiamo una volta per sempre la stagione sovranista e populista perché i tempi difficili in cui viviamo pretendono politiche riformiste di grande responsabilità. Si apra un dialogo nuovo tra le forze politiche capaci di dare concretezza alla credibilità di proposte misurabili su uno scenario di grande complessità per l’emergenza sanitaria e per la guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica. La prospettiva di una Renew Europe in versione italiana è oggi molto concreta, bisogna tenerne conto. Non serve discutere di terzo polo, ma di doverosa e necessaria distanza dalle derive populiste e sovraniste che ai fatti preferiscono gli slogan, che allo sviluppo preferiscono l’assistenzialismo, che alle idee preferiscono gli insulti.