Nella solenne ricorrenza della morte di San Giovanni da Matera, co-patrono della Città di Matera con Maria Santissima della Bruna e Sant’Eustachio, lunedì 20 giugno 2022 alle ore 19 nella Cattedrale di Matera Monsignor Caiazzo, Vescovo della Arcidiocesi di Matera-Irsina presiederà la Santa Messa in onore di San Giovanni da Matera, all’anagrafe “Giovanni Scalcione”, cittadino molto noto nel periodo storico in cui è vissuto ( 1070-1139).
Durante la celebrazione in Cattedrale l’urna di San Giovanni da Matera sarà posizionata sull’altare a lui dedicato.
In occasione della festività in onore di San Giovanni da Matera tutte le chiese della diocesi di Matera-Irsina, su ordinanza del Vescovo Monsignor Caiazzo, dedicheranno la Santa Messa del 20 giugno a San Giovanni da Matera.
Nello stesso giorno, stessa ora, ad onorare il Santo materano è impegnata anche la Comunità di Borgo Venusio presso l’esistente Santuario dove è presente una pregiata Statua con Sacre Ossa, per offrire al taumaturgo continuità di fede.
Per quanti non conoscono la Vita del Santo di Matera, è impegnata “l’Associazione Amici Pro San Giovanni da Matera” con sede in Matera e Ginosa, con il suo Direttivo, gli Associati e il Presidente Emanuele D’Adamo, che così sinteticamente raccontano.
Giovanni “ De Scalzonibus” nasce nei pressi di Via Bruno Buozzi nella Città dei Sassi nell’anno 1070 circa dalla Nobile famiglia De Scalzonibus. Da fanciullo, si forma culturalmente e spiritualmente presso il Monastero benedettino di Sant’Eustachio in Cattedrale. Attratto dalla vita religiosa, in gran segreto, ancora giovinetto, fugge su un asinello verso Taranto ove si fa pastore di greggi e servo presso una Comunità di monaci. In estrema penitenza , con digiuni e preghiere viaggia eremita per Calabria e Sicilia. Cibandosi di erbe e fichi selvatici dorme penitente in una vasca di acqua gelida per vincere il sonno e poter lungamente pregare. Dopo affannosa ricerca del Padre celeste riceve finalmente l’intimo colloquio con il divino. Ritorna a Matera; si rifugia nei pressi di Ginosa (TA); sfugge malinconicamente alla ricerca dei genitori; mantiene promessa di non parola per due anni. Instancabile missionario ed evangelizzatore, fonda in Ginosa la prima Congregazione ove ricostruisce la Chiesa intitolata a San Pietro. Viaggia in lungo e in largo per terre di Lucania e di Puglia; soffre senza freno persecuzioni e angustie in nome di Dio; subisce il supplizio delle carceri e delle catene in Terra di Bari per mano di dominatori corrotti e tiranni; sopporta instancabile il dolore; vive il conforto e la visione di San Pietro, dell’Angelo consolatore e della Madonna; Gesù gli appare, invece, alla presenza del suo amico San Guglielmo da Vercelli. Inviato dalla Vergine al Santuario di San Michele e successivamente nella località di Pulsano di Manfredonia, svolge intensa azione apostolica ove ripara il Monastero e fonda la nota plurisecolare Congregazione Benedettina dei Pulsanesi biancovestiti e scalzi. Per dono di Dio manifesta, per dieci anni, virtù miracolose e potenza taumaturgica su malati, storpi ed a quanti lo hanno cercato per ricevere grazie; comanda sulla morte; vince su Satana; sana gli indemoniati; decide sulla morte liberando i contadini dalla siccità. Muore in Foggia nel 1139, manifestando miracoli alle genti del Gargano ed a quanti lo hanno sempre invocato. Le profumate Sue Ossa Sacre, nel 1830, furono traslate in Matera per volontà popolare e, tutt’oggi, poste nell’Urna d’argento e presso l’Altare della Cattedrale e nel pettorale della Statua del Santuario di Borgo Venusio ove si onora la Sua Memoria e la plurisecolare devozione dei Concittadini materani per le grazie ricevute.
Il 20 giugno ricorre la giornata di fede popolare per San Giovanni da Matera che nell’XI secolo fu porta aperta ai fratelli bizantini. Di seguito la nota inviata da Emanuele Dadamo, Presidente Associazione Amici Pro San Giovanni da Matera.
L’Italia meridionale tra la fine del XI e l’inizio dell’XII secolo è percorsa da importanti cambiamenti politici, culturali ma soprattutto religiosi. I Bizantini e i Saraceni lasciano le terre in mano ai Normanni che, armi in pugno, la riunificheranno sotto un unico regno, gettando – con Ruggero II° prima ancora che con Federico II di Svevia – le basi per un moderno stato unitario che costringe Conti e Baroni a sottostare al volere del Re. In tale contesto cambierà anche il monachesimo, orientandosi, da uno stile di vita puramente eremitico, praticato in Conventi lontani dai centri abitati o addirittura in grotte solitarie, verso un’esistenza condotta in strutture interne alle Città; la religiosità dell’epoca era ancora impregnata di paganesimo e il diretto contatto con gli uomini e le donne in Città mirava a convertire e redimere, uomini e donne. Nell’anno 1070 circa, Giovanni da Matera, nato nella Città dei Sassi dalla nobile famiglia “De Scalzonibus” (oggi Scalcione) si forma culturalmente e spiritualmente presso il Monastero Benedettino di San Eustachio, luogo in cui è oggi la Cattedrale di Matera; attratto dalla Vita religiosa, ancora giovinetto, in gran segreto abbandona la sua Città e la sua famiglia per seguire il modello di vita più estremo per un religioso: l’eremitaggio, tradizione penitenziale della cultura ebraica, poi mutuata dalla tradizione religiosa cristiana. Il Digiuno, la preghiera e l’elemosina è stata la sua intera esperienza religiosa. Con tale spirito ha attraversato il suo tempo ed il suo mondo. Giovanni sceglierà di abitare in luoghi ameni, isolati; inizialmente si farà pastore di greggi e servo presso una comunità di Monaci nei pressi di Taranto; in estrema penitenza , con digiuni e preghiere, ha viaggiato eremita per Calabria e Sicilia cibandosi di erbe e fichi selvatici; dorme penitente in una vasca di acqua gelida per vincere il sonno e poter lungamente pregare. Ritorna a Matera. Si rifugia in Ginosa allora territorio di Matera; per due anni non proferì parola; dopo affannosa ricerca del Padre Celeste dopo aver ricevuto finalmente l’intimo colloquio con il Divino egli fonderà la prima Congregazione dei Bianco-vestiti. Instancabile missionario ed evangelizzatore viaggia in Terra di Lucania e Puglia soffrendo persecuzioni e angustie in nome di Dio; in terra di Bari subisce il supplizio delle carceri e delle catene per mano di dominatori corrotti e tiranni; sopporta instancabile il dolore nel qual periodo vive il conforto e la visione di San Pietro, dell’Angelo consolatore e della Madonna. Finalmente liberato, condivide un percorso religioso in compagnia dell’ amico benedettino San Guglielmo da Vercelli postosi alla sua ricerca di santità. Inviato dalla Vergine presso Monte Sant’Angelo, è indirizzato a ricostruire l’attuale Abbazia di Pulsano in terra di Manfredonia, che egli stesso fonderà ed eleggerà a sua principale dimora. Direttamente o per mezzo dei suoi seguaci e successori, per oltre 300 anni verranno edificate altre Chiese che saranno luoghi del silenzio e della penitenza, dove la vita ha avuto un unico scopo: il contatto diretto con la divinità cristiana. Per tutti scelse la Regola Benedettina; ma insistette nel restituire valore al lavoro manuale, alla stretta osservanza della povertà individuale, alla necessità di prestare obbedienza assoluta all’Abate. Il suo tendenziale isolamento, tuttavia, non sarà un completo ritiro dalle questioni del mondo. Egli non si esimerà dal divenire Cenobita e dal predicare nei centri urbani (prima di giungere a Pulsano, ad esempio, sarà presente a Bari, tra il 1127 e il 1128), esortando ad una condotta sobria, casta e caritatevole indicando la regola “AUDITE DISCIPLINAE”. Entrerà, da Abate Pulsanense, direttamente in quello che potremmo oggi definire un dibattito politico e culturale oltre che religioso, assumendo posizioni lungimiranti, talvolta insolite per un monaco e, in definitiva, scomode. Il suo spirito ecumenico lo indurrà a mantenere una porta aperta ai fratelli bizantini, proseguendo un dialogo religioso sempre più difficile da mantenere a causa dello scisma d’Oriente. La sua saggezza riconosciuta lo condurrà al fianco di Ruggero II° d’Altavilla, al quale offrirà i suoi consigli. La sua ortodossia lo farà schierare con Papa Innocenzo II° e contro l’antipapa Anacleto II°. Conosce i potenti del suo tempo che lo apprezzano e lo temono, subisce anche molte angherie e offese ma il suo carattere e la sua fede lo renderanno un uomo tenace e forte, capace di portare avanti le sue idee ed i suoi convincimenti nonostante le avversità. Servendoci del nostro linguaggio contemporaneo e valutando la sua esistenza e il suo modo di essere con gli attuali canoni, potremmo dire di lui che era un estremista. Per dono di Dio manifesterà per oltre un decennio virtù miracolose e potenza taumaturgica su malati, storpi ed a quanti lo hanno cercato per fede per ricevere grazie. Comanda sulla morte; vince su satana; sana gli indemoniati; decide sulla pioggia liberando i contadini dalla siccità dei raccolti. Manifesta numerosi miracoli in vita alle Genti del Gargano dove ancora oggi viene riverito; torna al padre Celeste in Foggia nell’anno 1139. Fortemente invocato dal popolo, le Sue Sacre Ossa nel 1830 furono traslate da Pulsano a Matera dove sono poste tutt’oggi nell’Urna d’argento presso l’altare dedicato. E’ co-patrono della Città dei Sassi con la Madonna della Bruna e Sant’Eustachio; il 20 giugno il popolo materano e i devoti lo ricordano solennemente in Cattedrale e presso la Chiesa di Borgo Venusio, a ringraziamento delle numerose grazie ricevute ( cfr Libro di Padre Marcello Morelli “I Fioretti di San Giovanni da Matera”) e per quelle che vorrà San Giovanni MT vorrà elargire. L’Associazione Amici Pro San Giovanni da Matera, che per fede è prodiga a divulgare la Vita Del Santo materano, in occasione della visita a Matera di Papa Francesco nel settembre 2022, auspica che l’Urna contenente le Sacre Spoglie di San Giovanni da Matera, venga esposta ai fedeli e posta al di sotto dell’altare durante la celebrazione di piazza del Papa così come furono poste in Piazza della Visitazione in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II° giunto a Matera il 21 aprile 1991. Per i materani e per il popolo di Pulsano ( Manfredonia) San Giovanni da Matera è il “Santo della pioggia”. Bello da richiamare. La mattina del 21 aprile 1991 l’Urna del Santo esce dalla Cattedrale per essere posta sotto l’altare in Piazza della Visitazione; il trasferimento è accompagnata da una imponente pioggia; all’arrivo di Papa Giovanni Paolo II°, giunto in elicottero in terra materana, la pioggia cessò con una esplosione di sole.
Per ulteriori informazioni consultare il sito www.SassiLive.it
Nella fotogallery San Giovanni da Matera e due scatti relativi alla visita di Papa Giovanni Paolo II a Matera il 27 aprile 1991