Consiglieri regionali Gianni Perrino, Carmela Carlucci e Gianni Legggieri di Movimento 5 Stelle: “Si attacca il reddito di cittadinanza, ma si tace sugli abusi da parte di chi cerca manodopera a costi irrisori”. Di seguito la nota integrale.
Si è costretti sempre più ad ascoltare i refrain della propaganda classista contro il reddito di cittadinanza, uno strumento che è stato anche avallato dalla Commissione Europea per il ruolo che ha avuto nella riduzione della povertà nel nostro Paese.
I novelli statisti ed esperti di matrice lucana si guardano bene da non nominare le storture che di frequente si nascondono dietro il mercato del lavoro. Spesso i vari settori a corto di manodopera si scagliano contro questa misura di equità sociale che ha fatto emergere tutte le contraddizioni di un sistema imprenditoriale che in molti casi non si fa scrupoli nell’utilizzare forme contrattuali che non rispettano la dignità dei lavoratori. Un’altra conquista del reddito di cittadinanza è quella di aver fatto acquisire la consapevolezza dei propri diritti a milioni di cittadini che negli anni scorsi si sono trovati letteralmente senza alcun paracadute sociale per via di imprenditori che utilizzavano tutti gli escamotage per ridurre il peso di una busta paga regolare.
Sicuramente lo strumento del reddito di cittadinanza andrebbe rivisto per renderlo più funzionale alle esigenze del mercato del lavoro. Al contempo si dovrebbe attuare una seria politica di controllo sui contratti e sulle condizioni di lavoro che vengono proposte da coloro che hanno necessità di manodopera in tutti i settori e che vorrebbero attingere da questa platea. Bisogna mettere un freno a questa lotta al ribasso dei diritti perché non è più tollerabile proporre contratti non veritieri o che comportino condizioni al limite dello schiavismo.
Sono tutti aspetti che necessitano di una riflessione a livello unitario e che il governo nazionale dovrebbe prendere in seria considerazione. L’attuale panorama politico-economico contribuisce a complicare ulteriormente la situazione. La ricerca di manodopera agricola nei nostri campi attira una enorme quantità di forza lavoro proveniente da tutte le parti del mondo che, se da un lato è utile per soddisfare le esigenze degli imprenditori, dall’altro foraggia meccanismi di illegalità e calpesta i diritti minimi di migliaia di lavoratori.