Il montese Emilio Frisenda (Team Light Matera) vince la prima edizione del trofeo Open Water Riccione Beach gara di nuoto paralimpico in acque libere nella categoria M 45. Di seguito i particolari
Si è disputato domenica 19 giugno 2022 a Riccione la prima Edizione del trofeo Open Water Riccione Beach gara di nuoto in acque libere. L’evento organizzato dalla FINP (Federazione Italiana nuoto paralimpica) e dalla FIN (federazione Italiana Nuoto) Comitato regionale Emilia Romagna ha fatto registrare la presenza di numerosi atleti provenire da tutte le regioni Italiane. Il quotato atleta lucano si è imposto vincendo la gara del mezzo fondo sprint miglio marino nella categoria M 45 chiudendo la sua prova con il tempo di 47’26”60. ll miglio marino e il miglio terrestre non sono uguali. Il termine miglio, senza nessun aggettivo, può riferirsi quindi a più misure di lunghezza: le più conosciute e usate sono per l’appunto il miglio nautico internazionale, che come abbiamo visto misura 1.852 metri, e il miglio terrestre, usato in alcuni paesi anglosassoni, che corrisponde invece a 1.609,344 metri, ovvero a 1.760 iarde. Nuotare in piscina e nuotare in mare o in acque libere come quelle di un lago- spiega Angelo Rubino, allenatore di Emilio – non sono esattamente la stessa cosa: le diverse condizioni delle acque, la visibilità e altri aspetti psicologici fanno sì che nuotare nell’acqua dolce e clorata di una piscina sia un’esperienza completamente diversa rispetto a un allenamento di nuoto in mare. In mare c’è senza dubbio una maggior facilità di galleggiamento, dovuta alla presenza del sale in acqua che rende più “leggeri” rispetto a quella della piscina. Tuttavia questo implica anche una maggior resistenza e quindi maggior fatica per avanzare e, a parità di sforzo, minor velocità. In mare mancano i punti di riferimento: in piscina si sa esattamente la lunghezza di una vasca e ragionevolmente il numero di bracciate che servono per completarla. In questo modo ci si può concentrare esclusivamente sull’atto del nuotare e sulla tecnica. In mare o nelle acque di un lago i punti di riferimento eventuali sono solo ambientali e costringono a guardare fuori dall’acqua per avere idea di dove ci si trova. L’acqua marina e quella dei laghi sono generalmente più fredde di quella di una piscina (normalmente tra i 26 e i 29°C). Questa è senza dubbio una difficoltà in più per i muscoli, che devono essere ben riscaldati prima di buttarsi in acqua e che potrebbero soffrire di un minor afflusso di sangue, facendo percepire una fatica maggiore. Le acque libere sono anche sempre più mosse rispetto a quelle di una piscina (anche di quelle di una piscina affollata). Questo impedisce di mantenere un ritmo regolare sia nelle bracciate che nella respirazione, costringendo ad adattarsi spesso al movimento delle onde. Se questo può stravolgere un po’ le abitudini, è anche vero che dal punto di vista dell’adattamento motorio è un grande stimolo allenante .Nonostante tutte queste differenze tra il nuotare in piscina e al mare che Frisenda ha dovuto affrontare è riuscito a portare a casa anche questo importante risultato”.