Il rapporto tra banche e imprese, peggiorato negli ultimi tempi a seguito del noto fenomeno del credit crunch o restrizione del credito, si sta ulteriormente aggravando a causa delle commissioni bancarie sostitutive della commissione di massimo scoperto.
In questi giorni, infatti, stanno arrivando alle imprese gli estratti conto bancari con la sorpresa delle nuove commissioni, costi aggiuntivi che gravano in maniera esagerata sulle imprese anche a prescindere dall’utilizzo degli affidamenti bancari. Su un fido di 100mila euro si arriva a pagare quasi 2mila euro all’anno.
Il presidente dell’API, Nunzio Olivieri, ha scritto al ministero dell’Economia Tremonti, al governatore della Banca d’Italia Draghi, al presidente dell’ABI Faissola, ai prefetti di Potenza e Matera e ai parlamentari della Basilicata, per segnalare questa anomalia.
“Come è noto – scrive Olivieri – a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 2/2009 che ha abolito la commissione di massimo scoperto, quasi tutti gli istituti di credito hanno inviato ai propri clienti, titolari di conti correnti, una “proposta di modifica unilaterale del contratto” che, in caso di silenzio-assenso, sostituisce la c.m.s. con altre commissioni bancarie ben più onerose. Le nuove voci di spesa hanno i nomi più disparati, come Commissione Disponibilità Fondi, Disponibilità Immediata Fondi e simili”.
“L’API di Matera e la CONFAPI Basilicata hanno sollevato la questione direttamente presso alcune banche presenti sul territorio e hanno interessato l’Osservatorio regionale sul credito, istituito presso la Prefettura di Potenza. La questione, inoltre, è stata posta anche al Tavolo Monitoraggio Prezzi della Regione Basilicata, proponendo di eseguire un monitoraggio dei costi delle commissioni bancarie. Sul tema è intervenuto in maniera opportuna il Governo che, con l’intento di contenere le commissioni bancarie, ha posto il tetto massimo dello 0,50% trimestrale dell’importo dell’affidamento, indipendentemente dall’utilizzo effettivo del fido. Tutto questo, tuttavia, è risultato inutile o quantomeno insufficiente a limitare l’onerosità di tali costi”.
“In questi giorni, in concomitanza con l’invio degli estratti conto bancari, l’Associazione sta ricevendo numerose proteste dalle imprese che lamentano l’enorme differenza di costi rispetto alla situazione quo ante. Se la finalità della legge n. 2/2009 era quella di rendere meno oneroso l’accesso al credito eliminando la commissione di massimo scoperto, essa è stata abilmente aggirata facendo rientrare dalla finestra in maniera subdola e non quantificabile quello che era stato fatto uscire dalla porta”.
“E’ evidente che le aziende con fatturati minori, abituate ad avere più fidi e che hanno poco potere contrattuale, saranno le più penalizzate, mentre le aziende più grandi avranno la possibilità di contrattare un costo inferiore. La necessità delle banche di razionalizzare gli affidamenti non deve portare ad un aggravio dei costi per le PMI, soprattutto in questo particolare momento di crisi”.
Per questo motivo l’API chiede di intervenire al fine di porre rimedio a tale grave situazione.