Si è svolto a Nemoli il primo convegno a tema suicidio e salute mentale “Rompiamo il silenzio” organizzato dall’Associazione Riflessi e Centro Risorse Emotive di Lauria in collaborazione con l’Osservatorio Violenza e Suicidio presieduto da Stefano Callipo.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità i disturbi mentali continuano a crescere con un conseguente impatto sulla salute e sui principali aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo.
Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento considerevole di disturbi mentali nei bambini e negli adolescenti: la metà delle malattie mentali inizia all’età di 14 anni e tre quarti entro i 25 anni.
Disagi, fragilità, autolesionismo, tentativi di suicidio sono componenti silenti ma presenti e graffianti nella nostra società.
Da qui l’urgenza e la necessità di creare una rete di collaborazioni istituzionali, sanità pubblica e mondo privato per fare insieme “gioco sociale” attraverso servizi alla persona, governance territoriale, coesione e
collaborazione comunitaria, educazione e didattica che compenetrano nel tessuto sociale, prevengono, indirizzano.
Questo l’obiettivo comune dei relatori istituzionali all’apertura lavori del convegno: gli Assessori dei Comuni di Nemoli e Lauria; il vicesindaco di Rotonda; i Sindaci di Viggianello, Castelluccio Inferiore, Lagonegro; i
Consiglieri di Rivello e Trecchina; la Coordinatrice dell’Ufficio di Piano Ambito Socio Territoriale Lagonegrese Pollino.
Creare una rete di collaborazione con un Osservatorio Regionale può avere inoltre un ruolo determinante nella prevenzione dei comportamenti suicidari. Stefano Callipo è dell’avviso che “abbiamo una batt ria di
assessment che ci aiutano a capire quanto un soggetto possa essere a rischio suicidario. Ma lo strumento più importante è la storia clinica del paziente perchè ogni persona ha una storia a sè. Sebbene esistano
numerosi fattori precipitanti (il brutto voto a scuola, il fallimento di una relazione ecc.) il suicidio affonda le sue radici in più contesti. […] Quante volte crediamo che un soggetto non appartenente ad una categoria
psichiatrica si suicida pensando che sia impazzito all’improvviso? In realtà spesso è soltanto una persona che non trova alcuna risorsa per gestire questo dolore mentale”. Ecco la necessità di un approccio multidisciplinare e una percezione, una gestione e una comprensione multifattoriale e che attinga a più touch point della comunità: la scuola, le associazioni sportive, le istituzioni, la sanità pubblica.
Insieme e uniti nel supporto, nella cura, nel sostegno ma soprattutto nella prevenzione del fenomeno suicidario.