Donato Lamacchia ha inviato una nota sulla “Bruna” e il suo valore etnografico con riferimenti alle recenti polemiche sui cambiamenti nei rituali, in particolare il trasferimento dei fuochi pirotecnici che concludono i festeggiamenti del 2 luglio da Murgia Timone allo stadio XXI Settembre-Franco Salerno. Di seguito il testo integrale.
Occorre essere materani, essere stato un ragazzino e aver corso dietro i fuochi e il quadro della Processione dei Pastori, sentire l’odore forte della polvere da sparo e il suo fumo acre, l’aria fresca del mattino presto, tra le strade e le scalinate dei Sassi e assaporato un bicchiere di latte appena munto in una delle diverse stalle che allevavano mucche in quei lamioni umidi che costeggiavano le vie principali. Aver assistito al rito dell’addobbo dei cavalli nei vicinati dei Sassi con fiori di carta crespa colorata da mani femminili pur avvezze a lavori più pesanti che la dura vita imponeva, drappi arabescati e ancestrali mantiglie.
L’attesa per vedere la orgogliosa cavalcata di improbabili eroi in costume di soldati in cappa, spada ed elmo dorato attraversare tutta la città al suono di carica di un improbabile trombettiere che suona la carica per una più ancora improbabile battaglia. Ma la “battaglia” arriverà e sarà dura a suon di spintoni ed evitate scudisciate di un “vastaso”, vero, senza prima aver corso a “iosa”, cioè in gruppo davanti alla cavalcata a “minacciare” l’assalto finale al “Carro”.
Eccolo il “Carro”! Trionfale, di carta, pesta, colorata, ricco di figure rappresentanti santi, madonne, colombe e vasi di fiori a raccontare anno dopo anno una “nuova” storia pescata tra le infinite racchiuse nellibro più “eterno” che possa esistere, La Bibbia cristiana. Mani use a lavorare di pennello e colori per fini edili e artigianali che si inventano alacri artiste della “cartapesta”. Il suo compito è custodire e accompagnare la statua della “Bruna” da una chiesa periferica, anzi ai tempi che furono, molto lontani, in aperta campagna, alla “casa” del Vescovo, in Cattedrale e poi finire la sua breve ”vita” distrutto da un assalto rapido, violento, tumultuoso, dissacrante della folla che altro non aspira che portare con se un reperto, possibilmente integro, ma un po’ ammaccato o “ferito” ad un arto va bene lo stesso, un soggetto di quel carro da esibire negli anni a venire nella propria bottega di artigiano o commerciante. Fosse anche una semplice colomba augurante pace,ma un “arcangelo” tutto intero sicuramente meglio.
È finita, del Carro rimane solo lo scheletro nudo e spetrale dei legni di supporto. L’auriga lo trascina via trainato dagli otto muli, ormai stanchi e provati dalle fatiche. Per la piazza i resti infiniti e senza più valore e storia di ciò che è il risultato dello “strazzo” avvenuto. Anche gli assalitori sono stanchi e qualcuno deve curarsi qualche graffio o ematoma causato da un involontario colpo di altro assalitore. Sudore, adrenalina a secchi, ma felicità a “muzzo” per essere stati protagonisti ancora un anno, (per quanti anni ancora’ le forze e l’età lo consentiranno?) di un evento atteso un anno intero che rende la vita di lavoro e fatica degna, riscattata.
Il prossimo anno la storia si ripeterà. Ogni anno nuova e antica allo stesso tempo. “Sempre al meglio l’anno che viene”, recita uno dei tanti detti che la saggezza antica e popolare ha coniato per questo e altri eventi della vita vissuta ogni giorno.
Non resta che attendere ora l’ultimo evento che chiuderà la festa, i fuochi sulla “Murgia”. Si gode sotto le fastose e coloratissime luminarie la musica che viene eseguita da bande di valore nella Cassa armonica, appositamente montata. Musiche di grande valore artistico: Puccini, Donizetti, Mascagni, Verdi, Rossini,Respighi, Bellini. Tosca, Lucia di Lammermoor, Aida, La cavalleria rusticana, I pini di Roma, Norma alcuni dei nomi e titoli di compositori e opere eseguite in trascrizione per banda. Il flicorno soprano è principe assoluto di virtuosismo e lirismo di un Maestro che si è istruito da solo dopo una giornata di lavoro per lo più da artigiano spinto da sensibilità e passione. Ma più di recente anche professionisti cresciuti e formatisi nei conservatori di musica. Squinzano, Mottola, Conversano, Montescaglioso, i nomi di alcuni comuni di provenienza delle bande più celebri. All’improvviso a mezzanotte un botto tremendo squarcia il cielo e fa tremare la terra, è la “chiamata”! Stanno per iniziare i fuochi, tutti corrono ad affacciarsi lungo i muri dei Sassi prospicenti “la murgia”, ognuno conosce un posto migliore da cui godere dello spettacolo. Ed è l’apoteosi! Lampi colorati e figure caleidoscopiche si disegnano contro il cielo nero, botti da far tremare cuore e viscere danno uno spettacolo dei Sassi ancora più mitico e suggestivo, unico, immemore. Si torna a casa, la festa è finita!
Rimangono ancora per qualche giorno le “bancarelle” della fiera, con ogni tipo di merce a “buon prezzo”. Mitici i venditori dell’ultimo ritrovato della tecnica che fa risparmiare fatica e denaro che attrezzato di microfono dimostra l’efficacia strabiliante del ritrovato. Restano nella memoria figure speciali di venditori come quell’”Amelik”, improbabile Turco vestito, alla turca, con Fez e baffi d’ordinanza che vendeva caramelle alla menta “miracolose” capaci di guarire ogni male, specie di fumatori accaniti, alla turca… Rimangono ancora per qualche giorno anche i “madonnari”. Artisti di strada abilissimi con i gessetti colorati a disegnare su manto stradale “quadri” perfettissimi ancorché effimeri.
Vengono da chi sa dove, e racimolano quanto la generosità della folla consente con lasciti in moneta sulle figure disegnate. Occorre essere materani, o lasciarsi coinvolgere dalle suggestioni della “Bruna” per comprendere a pieno il significato di questo evento così radicato nell’animo. “Quando sarà la Bruna”, viene ripetuto tantissimo durante l’hanno, per eseguire un acquisto nuovo in particolare, magari un paio di scarpe nuove, specie ai tempi in cui le risorse erano scarse e meritevoli di parsimonioso preservo.
Folklore, mito popolare, tradizione? Certo ma non solo. È parte fondamentale di identità etnica e antropologica, quindi Storia, Cultura ancestrale dove si mescolano archetipi e mitologie profonde legate all’essere comunità, popolo, famiglia allargata che attraverso i molti simboli di un’antichissima tradizione e i sui riti celebra la sua esistenza in quanto popolo unito. Cosa è in simbolo archetipico il “Carro”, perché la distruzione e la “resurrezione/ricostruzione” l’anno che verrà? Chi sono i “Cavalieri”, contro chi combattono a seguito della “carica”, chi è nella mitologia quella bella signora che chiede ad un umile contadino di essere accompagnata alla casa del vescovo? La speranza in una salvatrice da una vita di stenti? Magari solo la furbesca trasformazione in intelligente mito di una “storiella” tra una popolana ed un vescovo birichino? Questa lo ammetto è una mia imperdonabile fantasia…
Queste le ragioni perché una “tradizione” merita la conservazione e la tutela, perché racconta e tramanda al futuro il legame con il proprio passato e lo riscatta in un moto di catarsi, di presa di coscienza.
Presa di coscienza, si. Ne ha a sufficienza la comunità tutta? Può essa diventare “valore” da tutelare? Quanto essa può diventare centrale in una visione di città che evolve in continuità con la sua entità più profonda? Soprattutto la parte istituzionale e politica della città ce l’ha una visione di città e di ruolo etnografico, culturale e turistico dell’evento?
A giudicare da certe prese di posizione sui tentativi di sminuirne contenuti e cambiamenti volgari dei sui riti non sembra e segnali preoccupanti vengono da certe decisioni prese per la festa in corso. Cambiare la sede dei fuochi, significa rinunciare ad un evento, spettacolare unico che valorizza la Murgia e i Sassi, in modo colpevole. Decidere di non far percorrere i Sassi dalla Processione dei Pastori è un delitto. Chi viene da fuori, da lontano ci viene per i Sassi non per il quartiere periferico. Si deve offrire al “turista” ma anche al materano suggestioni e tradizione autentica, non rito demitizzato. Ai cavalieri va lasciato il ruolo che hanno avuto da secoli. Non possono “ragioni” risibili” far decidere la progressiva morte di un valore. Chi lo decide perché lo decide?È la “Bruna” centrale nella tanto pretesa vocazione a città d’arte e cultura dellacittà dei Sassi? Non si vuole salvare solo un evento di campanile ma si vuole stimolare una lettura con gli strumenti della moderna etnografia e antropologia chiamando ad indagare ed investigare personalità delle nostre università e centri culturali per dare sostanza e futuro ad un valore inestimabile.