Dalle prime ore di stamane è in corso un’operazione di polizia giudiziaria da parte della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri di Potenza, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia.
Maggiori dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa indetta per le ore 11:30 presso la Procura della Repubblica di Potenza (Aula “Alessandrini”).
Nelle prime ore del mattino, su disposizione di questa DDA, personale della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Potenza e militari della Compagnia Carabinieri di Melfi – Nucleo Operativo Radiomobile, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare con cui il Giudice per le indagini preliminari, su richiesta di questo Ufficio, ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di undici soggetti, degli arresti domiciliari nei confronti di altri tre soggetti e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di altri due soggetti, tutti della zona del Vulture-Melfese, in quanto gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione mafiosa, di concorso esterno in associazione mafiosa, di possesso e detenzione illegale di arma da fuoco, di svariate estorsioni, tentate e consumate, di tentata rapina e di calunnia.
L’indagine, coordinata della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo lucano e svolta dalla Squadra Mobile di Potenza e dalla Compagnia Carabinieri di Melfi, ha rimesso a sistema una serie di elementi già ln parte emersi nel corso di precedenti operazioni, da cui sono sfociati processi attualmente pendenti per molteplici reati, tra cui usura, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falso, induzione indebita a dare o promettere utilità, interposizione fittizia, e successivamente sviluppati con una serie di nuovi approfondimenti che hanno permesso di acquisire gravi indizi in ordine all’esistenza e alla perdurante operatività, almeno dal mese di marzo 2013, in Melfi e su tutto il territorio vulture-melfese della consorteria mafiosa capeggiata dalle famiglie DI MURO e DELLI GATTI, per altro già in passato giudizialmente riconosciuta con sentenze irrevocabili.
Ferrna restando l’ovvia presunzione di non colpevolezza per tutti gli le ampie ed articolate attività Investigative svolte hanno fatto luce su una costante e sistematica attività delittuosa che di fatto è stato possibile ricondurre nell’alveo unitario del vasto programma criminoso perseguito dal precitato sodalizio, il cui ricompattamento, a seguito delle precedenti sentenze di condanna per associazione mafiosa, è stato storicamente individuato a livello di gravità indiziaria nell’evasione dal carcere di Porto Azzurro di CASSANO Nicola, indiziato di essere affiliato al clan, e poi rintracciato e tratto in arresto a novembre dell’anno seguente, quando venne sorpreso a cena ln un ristorante in provincia di Forlì Cesena, in compagnia, tra gli altri, di DI MURO Vincenzo, a sua volta ritenuto — sulla base di elementi indiziari ritenuti gravi dal Gip – esponente apicale del medesimo clan.
La meticolosa ricostruzione investigativa di una serie vastissima di eventi delittuosi susseguitisi negli anni a Melfi e nella zona del Vulture-Melfese ha consentito — fermo restando il necessario vaglio dibattimentale — di disvelare il costante coinvolgimento degli esponenti delle due famiglie melfltane dei Dl MURO e dei DELLI GATTI, e di soggetti a loro vicini, il cui operato è stato ritenuto dal Giudice funzionale a garantire al sodalizio un progressivo consolidamento della propria egemonia sul territorio, perseguito sia attraverso la compenetrazione nel tessuto economico imprenditoriale, mediante l’affidamento difetto e indiretto di appalti e di porzioni fondiarie per attività agricole, agevolate anche da figure istituzionali ed imprenditoriali compiacenti, sia con le più tradizionali metodologie violente ed intimidatorie, trascese in vere e proprie condotte estorsive perpetrate in danno di commercianti e operatori economici del settore agricolo.
Il preminente rihevo che l’intimidazione ha rivestito per il sodalizio è agevolmente rintracciabile nel fatto che dodici delle fattispecie delittuose oggetto del provvedimento cautelare riguardano condotte estorsive, alcune delle quali verificatesi durante l’edizione del 2019 della Sagra della Varola di Melfi in danno di espositori e standisti a cui soggetti vicini al clan, con minacce esplicite o larvate, rivolgevano richieste di contributi economici per i sodali detenuti, ovvero in cambio di protezione, facendo anche espresso riferimento, in una circostanza, alla loro condizione di mafiosi.
In tale contesto si calano le condotte estorsive che si ipotizzano perpetrate in danno di imprenditori del posto e, in un caso, anche del direttore commerciale e del direttore vendite dell’ipermercato INTERSPAR di Melfi, tutte finalizzate a garantire rimesse in denaro e assistenza anche alimentare ai sodali.
Quale dimostrazione indiziaria delle alleanze criminali in atto con il clan potentino STEFANUTTI — MARTORANO, pure interessato a novembre SCOfSO dall’adozione di trentotto misure cautelari, assume particolare lilievo una condotta estorsiva che si assume perpetrata da DI MURO Vincenzo e DI MURO Umberto in danno di tale D’ADAMO Nicola per non essere riuscito nel tentativo di dissuadere la vedova di ABRUZZESE Donato dalla costituzione di parte civile nel processo per omicidio a carico di STEFANUTTI Dorino Rocco.
Le indagini hanno poi consentito di acquisire gravi indizi — dimostrativi della forza ed il potere di intimidazione del sodalizio — in ordine alla costante disponibilità di armi, rispetto a cui le indagini hanno disvelato l’esistenza di un canale privilegiato di approvvigionamento a San Marino, mentre le intercettazioni hanno fatto luce sulla funzionalità delle stesse a fronteggiare eventuali ulteriori conflitti con l’avverso clan dei CASSOTlA, sfociati nel corso degli anni, dal ’90 ad 2008, in una sanguinosa faida con oltre dieci morti e, più di recente, ad ottobre 2010, nel tentato omicidio in danno di DI MURO Angelo, anch’egli attinto da custodia cautelare in carcere, per cui lo scorso 1 giugno sono stati condannati in pnmo grado dal Tribunale di Potenza,
CASSOTTA Gioacchino Sergio e CAGGIANO Donato.
Di seguito l’elenco dei soggetti attinti da misura cautelare.
Custodia cautelare in carcere nei confronti di:
1. Dl MURO Angelo,
2. Dl MURO Vincenzo,
3. Dl MURO Umberto,
4. Dl MURO Andrea,
5. DELLI GATTI Lorenzo,
6. DELLI GATTI Antonino
7. SCIARAFFA Marino
8. FERRIERI Antonio
9. FUSCHETTO Donato Antonio
10.FISCHIETTO Francesco
11. CARNICELLA Francesco
Arresti domiciliari nei confronti di:
12. DELLLI GATTI Michele,
13. PROTA Donato 14. Dl VIENNA Antonio 15.
Obbligo di presentazione alla PG nei confronti di:
16.SAVINO Giuseppe Alessio,
17.MAZZUCCA Andrea
Va rimarcato, infine, come nel volgere di due anni, la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, grazie all’encomiabile apporto delle forze di polizia, ha dato corso all’esecuzione di uno svariato numero di ordinanze cautelari (86 in totale) cper associazione mafiosa relative a sodalizi attivi sul territorio della provincia di Potenza, a cui vanno aggiunti i recenti arresti — del 10 giunto u.s. – a seguito dell’esplosione di una bomba carta dinnanzi a un bar del capoluogo lucano, avvenuta due mesi prima, ed in precedenza l’arresto in flagranza per estorsione, ad ottobre 2020, di CASSOTTA Alessandro, esponente del clan CASSOTTA, per il quale lo stesso è stato già condannato in primo grado dal Tribunale di Potenza alla pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione.
Si tratta, con tutta evidenza, di un segno tangibile dell’elevato grado di allarme che, non diversamente dalla provincia di Matera, pervade anche la provincia di Potenza, ma al contempo dell’incessante impegno profuso dall’Autorità nel contrasto alla criminalità organizzata in maniera trasversale, su tutto il territorio lucano.
Tale impegno, proprio nel mese in COfSO, ha avuto importanti riconoscimenti giudiziari, in quanto oltre alla sentenza dell’I giungo in precedenza citata, con cui, tra l’altro, il Tribunale di Potenza ha riconosciuto colpevoli del reato di associazione mafiosa, quali appartenenti al clan CASSOTTA di Melfi, CASSOTTA Gioacchino Sergio, CAGGIANO Giuseppe e CACALANO Giuseppe, condannandoli —
– rispettivamente alle pene di anni 20, anni 19 e anni 9 di reclusione, appena due giorni fa il Tribunale di Matera ha riconosciuto l’esistenza del clan SCHETTINO, attivo sulla costa jonica del materano, condannando per associazione mafiosa, e per altri reati loro rispettivamente ascritti, fra gli altri, PORCELLI Domenico alla pena complessiva di 26 anni e 6 mesi di reclusione, SCHETTINO Gerardo alla pena complessiva di anni 25 e mesi 6 di reclusione, LO FRANCO Nicola alla pena complessiva di anni 19 e mesi 6 di reclusione, POCI Maurizio alla pena complessiva di anni 19 di reclusione.