Uil Fpl-Cssel: “Conoscere per cambiare insieme il Servizio Sanitario Lucano. Un’agenda per rivedere e riscrivere ora la Sanità. Di seguito la nota integrale.
Il nostro Servizio sanitario regionale non può reggere così com’è alle sfide del post-pandemia e del ‘tempo nuovo che viene’.
Non per moda o per capriccio. Né per dispetto ai governi regionali privi di un decente aggiornamento del sistema.
Si è impoverita la rete territoriale, già gracile per un mancato avvio vero reale dei Distretti.
Ora i servizi sono diventati inaccessibili! Lo hanno evidenziato con efficacia nella recente tornata congressuale UIL il Segretario regionale Tortorelli e la UIL FPL.
Ma la nuova sanità di prossimità non si inventa!
C’è da rivedere l’insieme dell’offerta ospedaliera, puntando all’alta specializzazione, con un modello di Policlinico regionale che ancora non si intravede.
Questa attività si chiama riforma e ‘riprogrammazione’!
Conoscere, rilevare e censire i punti di criticità. E così rivedere le attività che non sono adeguate. Un lavoro ancora da iniziare e svolgere. Qualche indizio ed informazione di base lo ha offerto Agenas per gli ultimi anni (17/20). Cosa emerge?
– Una riduzione consistente dei PL un risicato 2,7/1000; il Tasso di ospedalizzazione al 140 che diminuisce nei tre anni; le reti- tempo dipendenti con il ‘politrauma’ a 600 casi trattati fuori regione; il percorso-ictus con una dotazione organica insufficiente ed un mancato sistema di monitoraggio e valutazione; la rete cardiologica con una riduzione delle prestazioni specie per il By pass coronarico; la maternità, con il caso di Melfi, non adeguata in termini di personale e di infrastrutture oltre ad una ridotta presa in carico territoriale delle donne in gravidanza.
E poi la cronica, marcata mobilità passiva. Una persistente uscita dei pazienti oncologici (la metà dei tumori per patologia è trattato fuori regione) ed il ricorso esterno per diverse patologie ‘di base’, come le ‘muscolo scheletriche, le cardiologiche, le ostetrico-ginecologiche’, tutte presenti nei servizi regionali.
La recente indagine del Sant’Anna di Pisa sui sistemi sanitari regionali pone il tema della sostenibilità dei sistemi sanitari, la sfida della qualità dei processi e dell’appropriatezza organizzativa.
Il sistema lucano è in ripresa per la notevole riduzione delle attività non-Covid.
E tuttavia, per il Sant’Anna è ancora ai margini del ‘bersaglio’ per: Rispetto Tempi Max Attesa per la chirurgia Oncologica – Reti tempo dipendenti – Dimissioni volontarie – Soglie della chirurgia oncologica – Performance Trattamenti Oncologici. E soprattutto per le attività Ambulatoriale Follow-up tornate ai volumi complessivi del 2019, ma perdendo tante prestazioni nel 2020 in via di faticoso recupero.
Potrebbero bastare queste tracce di criticità per individuare i punti di difficoltà da porre al centro del rilancio del sistema. Più in generale primo punto. Il Pnrr intende “creare” la sanità territoriale. Lo fa con le case di comunità e con gli ospedali di comunità, sulla base di standard fissati dal Dm 71/2022.
Non è però chiaro come nei diversi territori il network della sanità territoriale si integri con il network degli ospedali, rivisto alla luce degli standard fissati dal Dm 70/2015. Ogni regione dovrebbe, in primo luogo, valutare su quali ospedali (e quali reparti dentro a ciascun ospedale) puntare.
Il secondo tema è chiaramente quello del personale.
Occorre un unico contratto del comparto socio-sanitario che razionalizzi il sistema, soprattutto per le figure a più bassa qualifica; e serve chiudere la stagione dei compartimenti stagni tra la sanità ed il sociale, anche sul fronte dei finanziamenti.
Terzo tema, è decisivo arrivare ad un accordo politico con i medici di medicina generale. Senza questi professionisti davvero d’accordo a pensare il loro futuro dentro le case di comunità, la riforma è destinata a non partire nemmeno.
Il terzo tema è quello della governance del settore. Punti centrali da irrobustire i dipartimenti regionali ed i dipartimenti aziendali, più centrali nella organizzazione dei servizi, intervenendo con forte autonomia per gli aggiustamenti occorrenti ai servizi.
Altro punto delicato è la formazione delle leadership non autoritarie, e non burocratiche dei vertici aziendali, togliendo i formalisti e gli incartatori di procedure. Reclutando con l’intervento decisivo di autority indipendenti (Scuole di PP.AA., Banca d’Italia, Cittadinanza attiva, Istituzioni accademiche come la Sant’Anna di Pisa) i nuovi managers per l’altra sanità. Le Regioni ne hanno il potere!