Giovanni Caserta esprime alcuni riflessioni sugli ultimi sviluppi del conflitto in Ucraina e la commenta con una filastrocca di Gianni Rodari.
Di seguito la nota integrale.
“L’Ucraina sta perdendo la guerra”. Così la radio l’altra mattina, alle sei. In realtà l’Ucraina la guerra l’ha perduta il 23 febbraio, prima che cominciassero i bombardamenti di Putin. Non ci voleva molto a capirlo, considerata la sproporzione di forze. Era come se, sul ring, si affrontassero un peso massimo e un peso leggeri,
Nella stessa trasmissione, la radio dava informazioni su bombe che erano cadute o stavano cadendoe, quindi, suospedali, scuole, musei, chiese, monumenti di grande valore artistico-culturale rasi al suolo. Intanto cinque o sei milioni di ucraini – donne e bambini in gran parte – avevano preso la via della fuga, lontano dalle bombe, in terra straniera Putin, freddo, senza batter ciglio, dice che è solo agli inizi della sua invasione-conquista. Aggiunge che, se l’Occidente intensificherà il suo contributo alla guerra, dell’Ucraina non resterà più nulla IGrandi della Nato a Madrid, invece,dopo una cena di gala, in un salone fresco e con bicchieri e bottiglie scintillanti, promettevano che non avrebbero abbandonato Zelensky.Avrebbero continuato a mandare armi fino alla pace, che- a detta di Zelensky-si avrà avuta col ritiro di Putin.
La vittoria dell’Ucraina – ha detto invece qualcuno, più serio –, è una “chimera”, talché,quando pace si farà, la si farà perché Zelenskj si sarà arreso o sarà sato abbattuto.Qualcuno, in proposito,si va chiedendoperché perl ’Ucraina parla solo Zelenskye non è dato conoscere voce di altri, parlamentari o uomini politici o intellettuali, che dicano francamentedi una impossibile resistenza. Ci si domanda, insomma, se c’è democrazia in Ucraina e se c’è un Parlamentoche abbia deciso per una guerra-suicidio.
L’Occidente, cioè l’Europa Unita,intanto, anziché fare opera di responsabile intermediazione,si dissangua con miliardi di spese in armi, alimentando una guerra retoricamente fatta passare come difesa delle democrazie occidentali, anzi della democrazia in assoluto.Si dice,ma stando dietro le quinte, che l’Ucraina è scudo per l’Europa e per il mondo, e cheil suo popolo si sta sacrificando sull’altare della civiltà e del progresso. In cambio, a vittoria avvenuta, si promette la ricostruzione,proprio mentre, dando armi, se ne prolunga la sistematica distruzione. Distruggere per ricostruire, questo è il folle gioco.La Russia, in risposta, nega il gas,il petrolio, fertilizzanti, generi alimentari di prima necessità, quali grano, mais, olio…In autunno l’Africa soffrirà la fame. In queste ore, in Sri Lanka, ci sono rivolte per il pane, che non sentono ragione. In Italia, già oggi,tra caro-gas, cara-benzina, aumento incontrollato dei prezzi, blocco e ridimensionamento della produzione, si allarga paurosamente il numero dei poveri. Siamo già in una economia se non di guerra, certamente prebellica. Tutto lascia credere che il prossimo inverno, sarà l’inverno del nostro scontento.
Ma già, in tutta Europa,lo scontento prende corpo.Crolla Johnson in Inghilterra; perde voti Macron in Francia; cresce l’opposizione in Spagna e in Germania; il governo Draghidi larghe intese, in Italia, non è più di larghe intese.CinqueStelle con può votare per un governo, in cui opera,ad alto livello, un Luigi Di Maio, transfuga. Sarebbeun assurdo.
Ladittatura argentina crollò quando i generali si imbarcarono nella guerra per la conquista delle Falkland; la dittatura greca crollò quando i generali greci fecro guerra per la conquista di Cipro; Mussolini fu abbattuto quandofece la guerra accanto a Hitler…L’Unità europea, per effetti di guerra, si sta sfaldando. I disegni di Putin, anche in tal senso, si stanno avverando. Si condanna la violenza oppressiva e distruttiva di Putin, ma va condannata anche la cieca supponenza dei Grandi della NATO, e di Biden.
Guerra epace dovrebbero deciderlequelli che ora sono profughi e hanno figli e mariti morti; dovrebbero deciderle le madri di famiglia, le nonne, i ragazzini di Elsa Morante eGianni Rodari. Acarico di Putin, si parla di crimini di guerra, come se la guerra non fosse di per sé un crimine; ci si dimentica cheesiste anche il reato di istigazione alla guerra e al suicidio. Draghi, purtroppo,e ce ne dispiace, grida alla guerra più degli altri. Per una guerra, le cui sorti erano chiare ancor prima che cominciasse, bene avrebbe fatto Zelensky a dimettersi; e bene avrebbe fatto Draghi a leggersi una “ingenua” filastrocca di Rodari, destinata agli “ingenui”.
Dopo la pioggia viene il sereno
brilla in cielo l’arcobaleno.
È come un ponte imbandierato
e il sole ci passa festeggiato.
È bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede, questo è male
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa si che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.
Il 23 febbraio, per l’Ucraina, gli “ingenui”, cioè gli uomini del buonsenso, avrebbero fatto la paceprima che si facesse il deserto e prima che si cominciasse a tirar morti dalle macerie. Hanno prevalso i Grandi, quelli che ragionano.