“Ricordare Paolo Borsellino, 30 anni dopo la sua tragica morte è un forte dovere personale, istituzionale e morale. È anche un impegno affinché quella stagione delle stragi mafiose contro i giudici, le forze dell’ordine, lo Stato, non torni mai più. Il sacrificio di Borsellino non è stato inutile perché il suo impegno totale contro la mafia, pagato con il prezzo più alto della propria vita, è servito ad infliggere colpi molto duri al mondo della criminalità organizzata e a liberare i cittadini, le imprese, le istituzioni locali, il mondo associativo civile, dalla cappa oppressiva e del terrore, delle minacce, delle estorsioni, degli attentati. Il suo sacrificio non è stato inutile anche perché ha rappresentato un esempio e un punto di riferimento fondamentale per i giovani e per l’universo scolastico che, nel suo nome e in quello di Falcone e degli altri servitori dello Stato che non si sono piegati alla mafia, continuano a dar vita, in tutto il territorio nazionale, ad iniziative per la difesa della legalità e contro la violenza”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.
30 anni dalla tragica morte di Paolo Borsellino, intervento consigliere regionale Leggieri (M5s)
19 luglio 1992 – 19 luglio 2002. L’esempio di Paolo Borsellino sia sempre vivo
Nel trentesimo anniversario della strage di via D’Amelio occorre non solo ricordare il sacrificio di Paolo Borsellino e dei suoi cinque agenti della scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), ma anche come è cambiata l’Italia dal 1992 ad oggi.
Nuovi provvedimenti legislativi sono stati presi per contrastare la criminalità organizzata, un senso civico sempre più profondo anima la cittadinanza, maggiore consapevolezza è presente rispetto a quanto siano deleterie le mafie, dannosissime sotto tutti i punti di vista.
L’esempio di Paolo Borsellino, senza cadere nella retorica più deprimente che tende a segnare questa giornata, deve essere un faro nella vita di tutti i giorni. Il suo impegno professionale, le sue capacità investigative, la sua dirittura morale siano da esempio per ognuno di noi. Il 1992 ha scritto una pagina molto importante per la storia dell’Italia. Non possiamo dimenticare anche i continui depistaggi, a riprova del timore di far emergere le scoperte di Paolo Borsellino, ma non possiamo neppure dimenticare che il suo sacrificio e quello di Giovanni Falcone hanno dato all’Italia la consapevolezza che i cambiamenti più importanti partono dal basso, dai cittadini, che ogni giorno devono battersi per la giustizia – compresa quella sociale – e la legalità.
Un pensiero lo voglio rivolgere alle famiglie dei miei colleghi della Polizia di Stato morti il 19 luglio 1992. Emanuela Loi è stata la prima donna impiegata per motivi di scorta e la prima donna delle forze dell’Ordine a cadere in un attentato.
In questo giorno particolare voglio ricordare Paolo Borsellino con queste sue parole: “La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.