Per il pomodoro da industria l’emergenza siccità è davvero una corsa contro il tempo. I 40° gradi al suolo e l’assenza di pioggia, rischiano di lasciare il segno anche sui campi rossi. Da Cia-Agricoltori le prime stime sul comparto con previsione di un calo produttivo pari ad almeno il 15% e picchi fino al 30% per il pomodoro tardivo, atteso per settembre. Il caldo ha accelerato la maturazione, oltre può solo bruciare e rovinare tutto.
I produttori di pomodoro dei Comuni dell’Alto Bradano, nel Potentino, considerata l’area “regina” del pomodoro, con 1.200 ettari di coltivazione ed una resa media di 1000 quintali ad ettaro, sono preoccupati confrontando le previsioni attuali con il raccolto delle scorse stagioni: “La produzione del 2020 è stata l’ultima positiva e – è scritto in una nota – si chiuse con un incremento dei quantitativi conferiti all’industria conserviera nazionale dell’otto per cento rispetto al 2019 e nel 2020, furono conferiti circa 5,16 milioni di tonnellate di pomodoro fresco”. E’ sempre la situazione degli impianti irrigui del Lavellese che è inadeguata rispetto ai fabbisogni delle aziende.
Più di 100 giorni di secca e ondate di calore tropicale -sottolinea Cia- hanno già colpito rese importanti e, ora, stanno mettendo seriamente sotto stress l’ortofrutta che rischia di perdere 3 settimane su 4 di raccolti, e il pomodoro da industria, già estremamente delicato, ma che pure fa dell’Italia il secondo produttore mondiale di fresco per le conserve. Il comparto vale 3,7 miliardi di euro, di cui quasi 2 miliardi solo di export.
La situazione del comparto è disomogenea, ma comunque drammatica. Tolto qualche temporale sparso al Sud che ha dato un po’ di respiro alle piante, irrigare è faticoso. Vengono ridotti al minimo gli sprechi, si lavora in turnazione tra produttori e si confida nell’operato dei consorzi di bonifica. Si osserva attentamente il processo di maturazione del pomodoro per dosare l’apporto di acqua e garantire tempi e metodi giusti d’intervento. Sarà un prodotto volendo ancora più sano, perché meno reduce dalla solita lotta contro funghi e muffe, ma più a rischio marciume apicale, il lungo in particolare, per via degli sbalzi idrici. Dovrebbe piovere, ma la grandine, più temuta solitamente in questo periodo, sarebbe chiaramente devastante.
Del resto, aggiunge Cia, il settore è già devastato da costi produttivi fuori misura e se da un lato il clima agevola qualche taglio sull’acquisto del concime, il cui prezzo è più che raddoppiato, stesso discorso è impensabile per il gasolio agricolo, fondamentale, ma arrivato fino a 1,60 euro a litro e senza una benché minima proroga sul credito d’imposta da parte del Governo nel Dl Aiuti. Sostegno, a questo punto, vitale per le imprese e tutta la campagna 2022 che già a fatica, prima al Nord e poi al Centro Sud, aveva raggiunto l’accordo sul prezzo del pomodoro.
A essere un’incognita, poi, anche i mercati Ue dove cambiano di continuo le richieste di polpa e concentrato e, comunque, con le speculazioni internazionali sempre dietro l’angolo e pure gli scioperi degli autotrasportatori. Legittimi -chiosa Cia-, ma sarebbero una mannaia sull’agroalimentare e per il conferimento di un prodotto ad alta deperibilità come, appunto, il pomodoro da industria.