Mario Draghi si è dimesso e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato lo scioglimento delle Camere. Si vota il prossimo 25 settembre, con una novità: la riduzione del numero di deputati e senatori, approvata con referendum a settembre del 2020. Ecco come cambierà la geografia elettorale. Ma i tempi sono strettissimi e la campagna elettorale sarà sotto l’ombrellone.
Curiosità: il prossimo 25 settembre a Matera è in programma la visita di Papa Francesco per concludere il Congresso Eucaristico Nazionale con la Santa Messa in piazza Matteotti ma la scelta di fissare le elezioni politiche nella stessa giornata potrebbe condizionare questo importante appuntamento nella città di Matera.
Nelle prossime ore la Santa Sede comunicherà la sua decisione in merito d’intesa con le autorità competenti che dovranno garantire l’ordine e la sicurezza pubblica.
Stamani alla Camera poco dopo le 9 il premier uscente ha annunciato: “Mi recherò al Quirinale per comunicare le mie determinazioni”. Un discorso brevissimo per esprimere l’intenzione di recarsi al Colle per rassegnare le dimissioni. Draghi ha sorriso e si è lasciato andare a una battuta: “Qualche volta il cuore dei banchieri centrali viene usato…”, ha detto richiamandosi alla barzelletta già raccontata davanti alla stampa estera qualche giorno fa. Dall’Aula sono arrivati applausi sparsi. Dai ministri, l’unico del Movimento 5 Stelle a battere le mani è Federico d’Incà, titolare dei rapporti col Parlamento.
Elezioni il 25 settembre 2022: come si voterà
Le anticipazioni sono state confermate: le elezioni politiche per scegliere le Camere della 19^ legislatura si terranno il 25 settembre 2022, su una sola giornata, presumibilmente dalle 7 alle 23.
Per la prima volta della storia repubblicana quindi si avrà – invece del classico “governo balneare” – una campagna elettorale sui bagnasciuga, con le febbrili giornate per definire le liste e le alleanze a cavallo di Ferragosto.
Le date? I simboli al Viminale andranno presentati tra il 12 e il 14 agosto; le liste, le firme e i candidati per i collegi uninominali nelle Corti d’Appello tra il 21 e il 22 agosto.
Il 26 agosto è la data d’inizio ufficiale della ‘propaganda elettorale’, il mese di campagna elettorale prima del voto, con l’affissione dei manifesti elettorali.
Il 15 ottobre è la data entro la quale deve tenersi la prima seduta del nuovo Parlamento. A stabilirlo è sempre l’articolo 61 della Costituzione, in base al quale “la prima riunione” delle Camere “ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”. Finché non sono riunite le nuove camere, prosegue l’articolo, “sono prorogati i poteri delle precedenti”.
Legge elettorale: si rivota con il Rosatellum
Dopo 4 anni abbondanti a parlare di riforma elettorale – a cui non credevano in molti nonostante il Rosatellum sia largamente considerato una pessima legge elettorale – la crisi di governo mette la parola fine al dibattito (che ricomincerà puntuale la sera del 25 settembre, un minuto dopo la chiusura delle urne).
Si voterà quindi con un sistema elettorale misto, sia per la Camera che per il Senato, con circa un terzo dei parlamentari eletto in collegi uninominali e due terzi in collegi plurinominali piccoli, con liste bloccate.
I collegi elettorali con il taglio dei parlamentari
Con il taglio dei parlamentari (da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori) deciso dalla riforma costituzionale approvata in questa legislatura, cambiano anche le mappe elettorali ma su questo non servirà un decreto, visto che è stato già adottato nel 2020.
Il decreto legislativo numero 177 del 23 dicembre del 2020 – “Determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali per l’elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica” – prevede i ‘confini’ dei nuovi collegi: gli uninominali, quelli che vengono assegnati con il sistema maggioritario, sono 147 alla Camera e 74 al Senato mentre quelli plurinominali sono 245 alla Camera e 122 al Senato. A questi si aggiungono i 12 collegi riservati ai deputati e ai senatori eletti all’estero (8 alla camera e 4 al senato). 600
parlamentari in tutto.
Se si fosse votato nel 2023, a scadenza naturale della legislatura, il decreto avrebbe dovuto essere modificato: entro la fine dell’anno sarà infatti “bollinato” l’ultimo censimento del 2021 e questo avrebbe comportato piccoli interventi sui collegi per aggiornarli ai nuovi dati della popolazione. Andando a votare nel 2022, però, il problema non si pone e il decreto verrà rivisto in occasione delle elezioni successive.