“L’agricoltura italiana, con 522 miliardi di euro di fatturato e quasi 2 milioni di imprese, non produce solo cibo quanto piuttosto valore, il più alto valore aggiunto agricolo d’Europa. Per fare questo dobbiamo puntare sull’innovazione e il capitale umano che è oramai un dovere e non più una scelta. Le nuove frontiere della ricerca nel comparto primario sono la genomica con le Tecniche di Evoluzione Assistita, l’agricoltura di precisione, lo sviluppo delle agro-energie e la sostenibilità ambientale. Tutte sfide che la Basilicata deve saper interpretare al meglio per rendere le proprie imprese agricole sempre più competitive sui mercati nazionali ed esteri”. Lo dichiara il deputato Luciano Cillis, esponente di ‘Insieme per il Futuro’ in commissione Agricoltura alla Camera, a margine del convegno tenutosi oggi al centro CREA di Bella Muro (Potenza) e denominato “Innovazione e Sviluppo in Agricoltura” a cui hanno partecipato il direttore generale del CREA, Stefano Vaccari; il presidente del CIB Consorzio Italiano Biogas, Piero Gattoni; il direttore generale ANBI (Consorzi Bonifica), Massimo Gargano; il direttore del Centro CREA Zootecnia e Acquacoltura, Salvatore Claps; i professori dell’Università della Basilicata, Giovanni Di Carlo e Francesco Genovese; il direttore del Centro CREA Cerealicoltura e Colture Industriali, Nicola Pecchioni; il business manager alternative fuel di New Holland, Alessandro Zilli e, infine, l’agronomo Silvio Fritegotto.
“Il CREA – ha dichiarato il direttore generale Vaccari – è pronto a sperimentare sui suoi terreni le varietà genomiche già selezionate in laboratorio come viti resistenti alla peronospera, riso resistente allo stress idrico, meli resistenti alla ticchiolatura e presto anche orzo e frumento duro più performanti, pomodori capaci di bloccare le orobanche, melanzane senza semi”.
Tra le altre sfide, sempre nel solco della sostenibilità ambientale, vi è l’agricoltura di precisione. “Dobbiamo mettere in campo sistemi previsionali per migliorare la difesa delle colture così da efficientare l’utilizzo dei fitofarmaci – aggiunge il deputato Cillis (IpF) – sistemi di simulazione per ottimizzare l’uso della risorsa irrigua soprattutto dinanzi al ripetersi di eventi siccitosi così drammatici come quello che stiamo vivendo nonché la previsione delle rese e l’agromeccanica digitale che vede l’Italia leader nel mondo dopo USA e Giappone”.
Dal punto di vista energetico, invece, la grande sfida è quella di cogliere le opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dove vi sono 4,5 miliardi di euro a disposizione delle imprese agroalimentari italiane tra agrisolare (fotovoltaico sui tetti), agrivoltaico (connubio tra produzione energetica e agricola) e sviluppo del biometano integrato.
Infine, tra le leve da attuare per innovare e sviluppare il comparto primario vi è quella ambientale. “Significa marketing e riduzione dei costi – conclude Cillis – L’agricoltura italiana può vantare un livello di attenzione agli impatti ambientali molto elevata. Siamo i primi al mondo per biodiversità, con ben il 16% di agricoltura biologica; in dieci anni, inoltre, abbiamo piantato oltre 600mila ettari di foreste con più di 2 miliardi di tonnellate di CO2 stoccati. Risultati importante che dobbiamo cavalcare per valorizzarli agli occhi dei consumatori che acquistano prodotti italiani”.