Il materano Franco Vespe ha inviato una nota in vista delle prossime elezioni politiche in programma il 25 settembre 2022. Di seguito la nota integrale.
Politica da declinare come arte della complessità che esige responsabilità e deve essere “educante”…Sperando che possa lavorare per le generazioni future!
Il governo Draghi è alla fine caduto sotto i colpi del M5S con la manleva di Forza Italia e la Lega. Si prospetta una torrida, sordida campagna elettorale sullespiaggie! Abbiamo buttato alle ortiche un tentativo di raddrizzare le sorti dell’Italia con un nome prestigioso al livello internazionale, dalla grande e profonda competenza tecnico-politica. Un tentativo di tornare a declinare la politica come arte della complessità. E’ stato silurato un possibile tentativo di ritornare al riconoscimento ed al “timore” della competenza per ri-sprofondare nel motto di ”uno vale uno”. Gridoquesto consolatorio ispirato dal livore sociale e la ferocia di mediocri e falliti che animano la fiera delle corbellerie che si trafficano su facebook. Non è certo una cosa nuova dire che versiamo in una profonda crisi. Crisi ormai 30ennale e sicuramente oggi aggravata dalla pandemia o la guerra in Ucraina.Non è che essa non si risolve perché non ci sono soluzioni. Le soluzioni sono ben conosciute. Il vero problema è che non ci sono uomini, cultura e virtù giuste per poterla risolvere. E’ un problema sicuramente italiano ma, temo, che sia comune alle democrazie occidentali che si stanno sempre più auto-condannando a gestire l’”hic et Nunc” elettorale. Stiamo ormai avvertendo sempre più intensamente che le democrazie fondate sulla tutela della libertà e dei diritti della persona nate dopo la II guerra mondiale, non sono state una meta raggiunta ma un vero e proprio organismo vivente che ha bisogno continuamente di essere alimentato dalla partecipazione e da una robusta etica civile condivisa. Nelle democrazie per governare occorre conseguire il consenso. Il consenso, se partecipazione ed etica pesano, dovrebbe essere acquisito per la qualità della proposta, per la credibilità e l’autorevolezza delle persone che entrano in campo (i politici dovrebbero essere “migliori “ della società) e, soprattutto, dall’instancabile ascolto della gente . Sono questi i compiti che i partiti dovrebbero svolgere e che ormai hanno da tempo dimenticato. Questo ci fa dire che la crisi socio-economica è prima di tutto crisi etico-morale del nostro paese ben più grave e preoccupante. In una società dove partecipazione ed etica vanno in crisi, allora ci si affida alle Sibille Cumane post moderne che sciorinano sondaggi. La tragedia delle democrazie occidentali è che ormai i partiti calibrano la loro proposta su quello che gli oracoli raccolgono. Ovvero si sintonizzano sul sentire medio comune della gente e delle corporazioni, e su quello che vogliono sentirsi dire. Si va avanti per semplificazioni populistiche: di destra, di sinistra ed ambientalistiche; con battute ad effetto demagogiche, sulle capacità istrioniche e seduttive di sedicenti leader affabulatori che sanno solleticare la “pancia” dell’elettorato. In questa situazione hanno avuto la meglio i politici -sono quelli che pensano a vincere le elezioni-; mentre abbiamo emarginato e mortificato gli statisti, -ovvero quelli che pensano alle generazioni future- a dirla come Alcide De Gasperi. In questa situazione è chiaro che prevale il “qui ed ora” elettorale. Programmi di cortissimo respiro che solleticano la pancia degli elettori per conseguire il massimo consenso possibile. E’ chiaro che nell’immaginario collettivo gli uomini forti e risoluti, Russi o Cinesi che siano, in grado di imporre piani di sviluppo anche ultra-decennali, solleticano sempre più l’immaginario collettivo del popolo di facebook. Ma come allora ripartire ? Come neutralizzare la politica “facile e battutistica” dei tribuni dalla veemente oratoria? Occorre che la politica torni a parlare al cervello ed al cuore delle persone. Per far questo si deve far comprendere che la politica è prima di tutto arte della complessità. Un problema esige spesso soluzioni complesse perché complesso è l’intreccio di valori ed interessi in gioco. In ogni provvedimento ormai ci sono vincoli etico-morali, sociali, economici ed ambientali che devono essere considerati per arrivare a proporre soluzioni. La complessità esige la messa in campo di estese competenze. Guai pensare che si possa far politica con “l’uno vale uno”. Ovvero credere che nell’assumere responsabilità di governo una persona vale l’altra. Non è così e non è così a maggior ragione per la politica. Spesso per giustificare l’ingiustificabile si sente la scusante: “ ma la scelta è politica!” . Si pensa che la politica sia un territorio “franco” dove la competenza viene sospesa se non bandita perché ritenuta irrilevante, se non proprio nociva. Lo è sicuramente per i politici, non certo per gli statisti! La competenza in politica non la dà certamente la laurea (ma aiuta!) o la capacità di essersi affermato nella vita (però rassicura!). La maggiore competenza utile alla politica è certamente l’esercizio instancabile della Responsabilità, ispirata dal buon senso del “Padre di Famiglia” e condita da generose porzioni di saggezza. Ma non basta! Abbiamo detto che la politica è arte della complessità. Occorre che questa complessità possa essere colta dai cittadini. La politica pertanto ha anche un compito educante. Deve saper parlare soprattutto alla testa delle persone e dei corpi intermedi “intelligenti” nella società perché colgano questa complessità e prendano parte al processo utile per giungere alle soluzioni. Ed ancora: la politica deve avere l’ambizione di educare gli interessi privati e particolari per trasformarli in interessi generali tali da renderli spendibili per un’intera comunità. Assistiamo invece oggi ad un auto- rappresentazione di interessi economico/finanziari che si sottraggono alla mediazione politica educante. Ideologicamente si fanno proteggere da quella ideologia neo-liberista che sta declinando in chiave planetaria quel concetto di mano invisibile del mercato che ri-equilibria da se coniata da Adamo Smith.
Ma non basta ancora! Alla politica responsabile ed educante, dovrebbe affiancarsi la politica “visionaria”. Dovrebbe avere la capacità di prefigurare scenari futuri e lavorare nell’oggi perché questi scenari si realizzino. E’ questo il dono degli statisti. Questa è la politica che sa parlare ai cuori della gente E’ il dono di chi si riunì a Camaldoli o a Ventotene e pensò, in tempi tristi di dittatura e di guerra ad una nuova città degli uomini repubblicana e libera. Oggi chi scrive si accontenterebbe che la politica fosse almeno responsabile ed educante e tornasse a parlare alla mente della gente. Sarebbe già questo un grande risultato. Ma dispero visti i prodomi di questa torrida campagna elettorale!