Una donna speciale in una città speciale. L’attrice Claudia Koll ritorna a Matera incantata dalla bellezza della città di Matera in occasione della proiezione della docu-fiction “Isabella De Rosis, vita di amore”, la produzione cinematografica realizzata lo scorso anno dalla società Blu Video su iniziativa dell’Istituto delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore di Matera per celebrare il centenario della scomparsa di Isabella de Rosis, fondatrice dell’ordine religioso presente nella città dei Sassi e in altre 35 città italiane e all’estero. La protagonista della docu-fiction dopo aver lavorato sul set era ritornata a Roma e non aveva quindi potuto apprezzare sul grande schermo il prodotto finale scritto e diretto da Geo Coretti e realizzato dalla società materana Blu Video. Claudia Koll aveva comunque promesso alle suore un suo ritorno a Matera e nel fine settimana Isabella De Rosis, vita di amore è stato programmato al Comunale di Matera nel pomeriggio di sabato e al cineteatro Andrisani di Montescaglioso.
Al termine della proiezione per circa mezz’ora Claudia Koll ha raccontato al pubblico le tappe che hanno portato ad un cambiamento radicale del suo stile di vita. “Ho incontrato il Signore a cavallo tra il 2000 e il 2001. Prima guadagnavo tanti soldi, avevo tanti amici ma avevo fatto scelte contrarie a Dio, scelte che non mi avevano reso felice. La svolta è arrivata quando mi sono trovata a combattere con il maligno. In quel momento è stato un crocifisso ad aiutarmi e a Dio ho detto due cose prima di prendere un impegno con lui: “Perchè lo hai fatto?” e “Tu sei mio padre”. Poi ho espresso il mio desiderio: “Ti voglio conoscere”. Il demonio non mi ha lasciato in pace e non è stato semplice portare a termine quel cammino di conversione che poi mi ha permesso di costituire nel 2005 l’Associazione ONLUS “Le opere del padre” che promuove opere sociali nella Repubblica Democratica del Congo (diocesi di Wamba), in Burundi (diocesi di Ngozi), in Madagascar e in Myanmar per favorire le adozioni a distanza e progetti di evangelizzazione. Una testimonianza di fede molto forte quella di Claudia Koll, che all’inizio era piuttosto scettica sulla possibilità di realizzare questa docu-fiction proposta dall’Istituto delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore di Matera. Ma grazie alla professionalità di Geo Coretti e di tutti gli amici della società Blu Video questa docu-fiction riproduce in maniera esemplare la vita di Isabella De Rosis, una donna che ha speso la sua vita per gli ultimi meritando quel processo di beatificazione che si è concluso nel 2005 con esito positivo grazie a Papa Benedetto XVI.
Michele Capolupo
La fotogallery della proiezione al Comunale di Isabella De Rosis, vita di amore con la partecipazione di Claudia Koll (foto www.sassilive.it)
La dichiarazione del regista Geo Coretti per la docu-fiction “Isabella De Rosis, vita di amore”
Mia intenzione era quella di fare un film sulla fede e sulla speranza. La fede intesa in qualcosa che consente all’uomo di andare avanti, trovare la forza per superare le controversie ed i momenti difficili.
Nel film viene sviluppato un discorso sull’esperienza dell’amore estremo. Si parla di Isabella per parlare dell’amore estremo, dell’amore per Dio.
Si tratta di un film positivo, introspettivo e aperto alla trascendenza . Queste dimensioni sono intrecciate, si compenetrano dinamicamente. Le immagini girate a Palazzo De Rosis , nella casa Calabrese di Isabella a Rossano e a Napoli nel Palazzo Felinelli scorrono in una tensione tra ciò che viene mostrato e l’astrazione dello sviluppo scenico.
Ho impresso alla luce, con il direttore della fotografia Toni Notarangelo , un ‘respiro’ rinascimentale attraverso la postura degli attori e le tonalità di colore e sfumature che partendo dal nero si ammorbidiscono nel marrone ramato e beige. Ho privilegiato le inquadrature ravvicinate. Ho indugiato sul volto delle protagoniste (Claudia Koll, Lucianna de Falco, Marzia Fontana, Marta Manduca). per dare ancora più spazio alla possibilità di espressione nella spontaneità.
Ho perseguito la sintesi tra trascendenza ed interiorità attraverso uno spogliamento stilistico. L’antispettacolarità viene prefissa con molteplici strumenti. I dialoghi si fanno rarefatti, l’estetica viene moderata esaltando solo la bellezza del quadro/immagine. Ho ricercato la dimensione spirituale, interiore, mistica, in una elementarità esemplare. Scelta che allo spettatore può piacere o meno, ma coerente ed estrema nello sviluppo del film. Il mio è un cinema di bassi costi, realizzato per lo più con attori non professionisti. Un cinema umile, ma che esalta l’interiorità dei personaggi e cerca di svelare i tratti di un’umanità inquieta.È un paesaggio interiore che riprendo . Penso che dovreste vedere Isabella de Rosis non come un personaggio, ma come un sentimento. È puro sentimento, è l’incarnazione
del nostro bisogno di amare ed essere amati. Di fatto, è un’astrazione. La mia posizione è molto paradossale. Quando sto facendo un film, io non sono interessato a come uno spettatore risponderà. Io non sto lavorando per rendere il film accessibile, ma allo stesso tempo, ho un grande rispetto per il pubblico, perché sono cosciente che è attraverso lo sguardo del pubblico che il mio film sarà completato. Mi rendo conto che sono un individuo, proprio come qualsiasi altro membro del pubblico e penso che se c’è una dignità nel cinema, si trova in mezzo al pubblico che riceve il film e lo completa . Una domanda spirituale diffusa esiste: tutto sta a coglierla ed interpretarla. Il progetto per la realizzazione del film è nato a gennaio 2011 quando, in occasione del centenario dalla morte di Isabella de Rosis , fondatrice della congregazione delle suore riparatrici del Sacro Cuore, mi hanno proposto la realizzazione del film . Sono rimasto colpito dalla vicenda, decidendo quindi di approfondire la storia, affascinato soprattutto dai motivi che hanno spinto Isabella de Rosis a perseverare nel proprio intendo senza ripensamenti pur nella sofferenza , fino alla morte. Su una base quindi di preciso realismo, prende corpo una storia che poi si avvicina alla cronaca e ne fa occasione per una riflessione profonda e alta sull’essenza della vita, sul rapporto tra dimensione umana e spirituale, sulla vocazione come apertura ad ogni essere del creato. Credo che parlare di un tema scottante come l’aborto è sempre difficile, ma credo nella vita in tutte le sue forme, anche nelle ipotesi di vita oltre la vita..io credo che il futuro sia nelle mani dei bambini. E’ per loro che si fanno determinate scelte, è per loro che ci si mette in discussione. Spero che poco alla volta si giunga ad una generazione capace di “rigenerare” l’umanità intera. Non mi piace fotografare la realtà, preferisco dipingerla non filmo quello che si vede, ma quello che si vedrà – conclude Coretti.
ciao claudia ti amiro tanto ,sono burundese desiro di conoscerti da vicino.