La vigilia di Ferragosto ha rappresentato un punto di svolta per la comunità tricaricese, tornata numerosa, finalmente libera e senza timore alcuno di ritorsioni di qualsiasi genere, ad affollare il piazzale antistante la villetta comunale non per una sagra ma per ascoltare ben due comizi, il primo del nostro movimento politico CRD, a seguire quello degli consiglieri ed assessori di maggioranza dimissionari.
Per la prima volta dal maggio 2019 si è toccata con mano la rinascita dell’entusiasmo per la vita politica nei cittadini di Tricarico, desiderosi di essere coinvolti nelle vicende politici amministrative del comune e non solo, e non più, costretti quasi a nascondersi se non erano “consenzienti” e “concordi” col pensiero, unico e prepotente, della amministrazione decaduta. Non ci sembra di esagerare nel dire che Tricarico ha rischiato, qualora fosse proseguita la legislatura corrente, di andare incontro ad una deriva antidemocratica: sin da subito noi del CRD avevamo avuto sentore di quanto l’impostazione dell’ex sindaco fosse quella di mettere a tacere ogni forma di confronto e dibattito politico. In nessun consiglio comunale abbiamo potuto avere un confronto, per lo meno civile ed educato, con la maggioranza: l’ex “capo di questa comunità” (come impropriamente e freudianamente si è sempre definito il dott. Carbone) ha sempre bruscamente impedito il confronto, come hanno ribadito i consiglieri di maggioranza dimissionari ammettendo di “essere stati costretti, ahimè, ad alzare la mano” per approvare ciò che il “capo” imponeva, pena le sue dimissioni. Al netto del significato politico di tutto ciò, è stato amareggiante constatare, una volta di più, quanto la gestione personalistica del sindaco decaduto abbia nociuto in primis alla comunità tricaricese, divisa in forma manichea fra buoni (quelli d’accordo col “capo”) e cattivi (quelli in dissenso), e quando nei fra figli e figliastri, questi ultimi ormai giunti quasi al limite della rassegnazione tanto da non partecipare più, anzi addirittura disinteressarsi delle questioni politico- amministrative comunali. Spiace avere constatato che la distinzione fra figli e figliastri vigeva anche all’interno della compagine amministrativa, laddove il dott. Carbone aveva messo in atto “una sorta di tattica dello sfinimento” per cui, se non si era d’accordo con lui, o ci si doveva assentare o ci si doveva turare il naso e coprire gli occhi per alzare la fatidica mano. Diamo atto ai tre ex consiglieri di maggioranza di essersi, come dire, ravveduti, di non avere più ignorato la voce della loro coscienza, di avere ascoltato il loro libero pensiero piuttosto che adeguarsi a quello prepotente, protervo e presuntuoso delle “menti pensanti”. Diamo atto di avere avuto il coraggio anche di spiegare alla gente di Tricarico quanto noi, da sempre (e non è questa presunzione) abbiano sottolineato nelle sedi proprie, dal Comune agli organi competenti: dal primo non abbiamo mai avuto risposte, dai secondi cominciano ad arrivare. Certo non ci fa piacere la certezza del “noi ve lo avevano detto” così come ci amareggia avere avuto contezza che nelle stanze istituzionali del comune di tricarico ed anche in contesti esterni, in questi tre anni, finalmente da consegnare ad una brutta pagina di storia, si è gestita la cosa pubblica in maniera personalistica (sarebbe il minimo), talvolta addirittura con assoluta mancanza di rispetto per le persone ed il loro vissuto. Giriamo pagina: noi continuiamo a lavorare per la affermazione della politica, di quella buona e seria, come abbiamo sempre fatto, qualsiasi fosse il nostro ruolo, di maggioranza o di opposizione. Continuiamo, anzi dal comizio del 14 agosto, riprendiamo ad avere fiducia e certezza che i tricaricesi abbiano respirato nuovamente aria di libertà, abbiano avuto la certezza che non bisogna mai adeguarsi, accettare, chinare il capo, alzare la mano a comando. Una parola abbiamo capito che Tricarico è un paese pensante, e che il pensiero, quelli buono, libero, costruttivo, propositivo, non è privilegio di quei pochi che negli ultimi tre anni si sono vantati di possederlo. I leader si testano sul campo, fra la gente, e non nelle segrete di una stanza di cui ci si appropria cambiando la serratura.